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Linee guida per una politica energetica motore del rilancio industriale— Guidelines for an energy policy to drive the industrial relaunch

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di emigrazione e di matrimoni

Linee guida per una politica energetica motore del rilancio industriale

di Marco Andreozzi

La potenza elettrica installata in Italia vale poco più di 120GW (giga-watt, miliardi), per consumi a un livello superiore di 300TWh (tera, mille giga), oltre il 10% dei quali d’importazione. Ma attenzione, l’Italia ha bisogno mediamente di circa 37 GW di potenza elettrica netta istantanea, giacché ricordiamoci che l’energia prodotta va immediatamente distribuita. Le punte minime e massime di energia elettrica disponibile vanno, in prima approssimazione, da 20 a 60 GW. La differenza tra l’installato totale e il disponibile viene naturalmente dalla stagionalità ed aleatorietà delle fonti rinnovabili solari – vento incluso – e idroelettriche, dai periodi di manutenzione e dalle fermate di alcuni impianti produttivi termoelettrici.

A proposito di energia eolica, essa è in grande sviluppo sul pianeta e ci avviciniamo ormai ai 40GW installati al costo ammortizzato di 80 US$ al MWh. Anche gli ultimi sviluppi di questa tecnologia vanno a gonfie vele. Infatti, l’eolico attuale è basato su strutture portanti che poggiano sui fondali la cui massima profondità è di sessanta metri, fattore altamente limitante giacché l’80% dei mari ha profondità maggiori. Le strutture flottanti in studio da una decade come trasferimento tecnologico del know-how offshore petrolifero sono diventate una soluzione viabile e dall’anno scorso nel portafoglio di investimenti relativi già per oltre 500MW. Ve ne sono di quattro tipologie: semisommergibile, a longarone, a gamba in tensione e a chiatta. Tanta bella ingegneria pesante con la sua complessità anche legata alla manutenzione e che ben si presta ad ulteriori sviluppi cui l’Italia deve far parte. Ad esempio, la prospettiva di ‘generazione bisorgente’, allorché queste strutture flottanti a sostegno del sistema rotodinamico delle turbine eoliche risultino ulteriormente elaborate da aggiungere produzione di elettricità dal moto marino risultante.

Transizione energetica è diventato un termine modaiolo, per quanto i sistemi energetici siano sempre stati e sempre saranno cangianti in funzione delle tecnologie disponibili. Tanto se n’è dibattuto nel contesto europeo, e proprio ieri sono finalmente uscite le direttive della Commissione con relativa tassonomia, altro termine che sta popolarizzando. Riservandoci di entrare nel merito in altri articoli, il punto-chiave è comunque e sempre evitare di scollegare un piano energetico dallo sviluppo socio-economico dei territori. L’energia è un mezzo di supporto allo sviluppo. Può costituire opportunità aggiuntiva di sviluppo, ma mai va visto come un fine di per sé, errore in cui gli ambientalisti-di-professione tipicamente incorrono, facilmente abbindolati da gruppi di interesse industriale. Di conseguenza, ogni piano energetico deve essere declinato sulle caratteristiche peculiari di ciascuna nazione.

L’Italia è una penisola bagnata da circa ottomila chilometri di costa, con un’economia marina che vale grosso modo il 10% del PIL.  A proposito di mare ed economia, lunedì scorso il titolo Saipem ha perso il 30% del valore causa brutte notizie sul risultato economico. Ora, Saipem ha in portafoglio un progetto di fattoria eolica in Adriatico settentrionale. Ma con la tecnologia flottante, quei quasi 20GW di eolico stimati fattibili in Italia al 2030 possono essere tutti offshore all’interno di un piano industriale focalizzato della stessa Saipem, competitiva sul mercato domestico. Mentre azzeriamo il carbone, azzeriamo anche le importazioni di energia. Con il Mare Nostrum si può fare.

di emigrazione e di matrimoni

Guidelines for an energy policy to drive the industrial relaunch

By Marco Andreozzi

The installed electrical power in Italy is worth just over 120GW (giga-watt, miliardi di watt), for consumption of more than 300TWh (tera, mille giga), over 10% of which is imported. But beware, Italy needs on average about 37GW of instantaneous net electrical power, since we must remember that the energy generated must be immediately distributed. The minimum and maximum peaks of available power stand in an approximate range from 20 to 60GW. The difference between the total installed and the available power comes from the seasonality and randomness of solar renewable – wind included – and hydroelectric sources, from the maintenance periods and from the stoppages of some thermoelectric production plants.

Speaking of wind energy, it is undergoing great development on the planet and we are now approaching the 40GW installed at the amortized cost of US $ 80 per MWh. The latest developments in this technology are also booming. In fact, current wind power is based on load-bearing structures that rest on seabed whose maximum depth is sixty meters, a highly limiting factor since 80% of the seas have greater depths. The floating structures under study for a decade as technology transfer of offshore oil industry know-how have become a viable solution and since last year in the portfolio of related investments there are already such plans for over 500MW. There are four types of flating wind turbine structures: semi-submersible, spar, tension-leg and barge. A lot of beautiful heavy engineering with its complexity also linked to maintenance and which lends itself well to further developments which Italy must be part of. For example, the ‘two-source generation’ perspective, when these floating structures supporting the rotodynamic system of wind turbines are further elaborated to add electricity production from resulting sea motion.

Energy transition has become a trendy term, although energy systems have always been and always will be changing according to the last available technologies. So much has been debated in the European context, and just yesterday the directives of the Commission with the related taxonomy finally came out, another term that is popularizing. Reserving to enter into the merits in other articles, the key point is in any case and always to avoid disconnecting an energy plan from the socio-economic development of the territories. Energy is a means to supporting development. It can be an additional opportunity for development, but it should never be seen as an end per sé, a mistake that professional environmentalists typically make, easily duped by industrial lobbies. Consequently, each energy plan must be declined on the peculiar characteristics of each nation.

Italy is a peninsula bathed by about eight thousand kilometers of coastline, with a marine economy that is roughly worth 10% of GDP. Speaking of the sea and the economy, last Monday Saipem SpA (an Italian energy and infrastructure service company) stock lost 30% of its value due to bad news on the economic result. Now, Saipem has a wind farm project in the northern Adriatic in its portfolio. But with floating technology, those nearly 20GW of wind farms estimated to be feasible in Italy by 2030 could all be offshore within a focused business plan by Saipem itself, competitive on the domestic market. While Italy is terminating coal-fired power, let energy imports be erased, too. Through the ‘Mare Nostrum’ it can be done.

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