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Salute

La silente diffusione dell’endometriosi

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L’endometriosi  è presente, su scala mondiale, in circa il 10% delle donne in età riproduttiva

 di Antonio Virgili – vice presidente Lidu onlus Odv

Tra le patologie considerate secondarie, o comunque meno al centro dell’attenzione, c’è l’endometriosi che è presente, a scala mondiale, in circa il 10% delle donne in età riproduttiva.  Non è quindi una malattia rara anzi, secondo alcuni studi, la sua diffusione risulta in crescita nelle aree urbane e tra le donne bianche, in particolare nella fascia di età dai 30 ai 40 anni, è però una patologia per la quale si stenta a trovare soluzioni efficaci. L’endometriosi è una condizione ginecologica associata alle mestruazioni in cui tessuto simile al rivestimento dell’utero si trova in altre aree del corpo, comprese le tube di Falloppio, la pelvi, l’intestino, la vagina e l’intestino. In rari casi è stato trovato anche nei polmoni, negli occhi, nella colonna vertebrale e nel cervello. Un tempo si pensava che l’unico punto del corpo in cui non si verificava l’endometriosi fosse la milza, ma nel 2020 è stata riscontrata anche lì.

L’endometriosi è da alcuni tuttora considerata una malattia “misteriosa” perché la sua causa esatta non è stata ancora stabilita. Tra i principali fattori eziologici vengono elencati i fattori congeniti, ambientali, epigenetici, autoimmuni e allergici. Si riteneva che il meccanismo di partenza della formazione dei focolai di endometriosi fosse la mestruazione retrograda, cioè il passaggio del sangue mestruale attraverso le tube di Falloppio nella cavità peritoneale e l’impianto di cellule endometriali esfoliate. Tuttavia, poiché questo meccanismo si osserva anche nelle donne sane, nella formazione dei focolai di endometriosi devono essere coinvolti anche altri fattori. L’endometriosi è in molte donne causa di infertilità, dolore cronico debilitante e netto peggioramento della qualità della vita, costituisce inoltre un onere finanziario significativo per i sistemi sanitari.

La letteratura scientifica del settore ha formulato molteplici ipotesi sull’origine e la patogenesi di questo disturbo, tra i quali correlazioni con la massa corporea e fenomeni immunitari, questi ultimi sono molto importanti poiché gli studi indicano nei casi di endometriosi un’alterata immunità umorale e cellulare, inoltre c’è una incidenza statisticamente più elevata di alcune malattie immunitarie insieme all’endometriosi, ad esempio l’artrite reumatoide o l’ipotiroidismo. Un altro modo per la formazione di focolai endometriosici è stato formulato con la teoria di Mayer, secondo tali analisi le cellule peritoneali si trasformano in cellule di tipo Muller sotto l’influenza degli ormoni. Questa teoria si basa sul presupposto dell’esistenza di cellule capaci di differenziarsi nell’endometrio e di cellule precursori dell’epitelio mesodermico dell’ovaio e del peritoneo pelvico. Questo approccio è particolarmente utile per spiegare l’esistenza dell’endometriosi in diverse regioni del corpo in cui è presente un mesotelio, ad esempio la cavità pleurica.   L’endometriosi è anche considerata da molti un tipo di processo infiammatorio cronico associato a processi immunitari ed è noto quanto le infiammazioni stiano diffondendosi nel mondo anche a causa di fattori ambientali (allergeni presenti nell’ambiente e nei cibi) e degli stili di vita. Ѐ un dato di fatto che i disturbi del sistema immunitario accompagnino praticamente ogni fase dello sviluppo dell’endometriosi, i macrofagi (cellule immunitarie) partecipano al riconoscimento delle cellule estranee e alla loro presentazione alle cellule T (i linfociti che assolvono pure un compito fondamentale nel sistema immunitario). Un aumento del numero di macrofagi, attivati ​​con una ridotta capacità di fagocitosi, nella cavità peritoneale è caratteristico delle donne con endometriosi.  Al momento, i ricercatori quanto meno concordano sul fatto che molti fattori sono responsabili della formazione dell’endometriosi, in particolare i fattori genetici, immunologici e ambientali.

A fronte di ciò, le ricerche degli ultimi anni sull’endometriosi non hanno ancora prodotto opzioni terapeutiche efficaci per cui il trattamento di questa patologia è ancora poco efficace. Tuttavia, il progresso delle conoscenze, soprattutto a livello genetico, avvenuto negli ultimi anni, consente la separazione di alcuni scudi molecolari per nuove metodiche terapeutiche. Molte speranze sono associate a nuove direzioni di ricerca, come l’uso di miRNA o lncRNA, che regolano i percorsi cellulari chiave nello sviluppo della malattia, come marcatori molecolari nell’endometriosi. Tuttavia, questi studi devono ancora coinvolgere ampi gruppi di pazienti con la loro descrizione clinica completa per poter trarre conclusioni sull’uso di queste particelle come marcatori di endometriosi. Si spera che la ricerca genetica consentirà di stabilire nuovi protocolli terapeutici e contribuirà in modo significativo a migliorare i risultati del trattamento delle molte donne affette da endometriosi.  L’impressione è che tuttora in diversi casi si sottovalutino sia la diffusione che l’impatto dell’endometriosi sulla salute delle donne, ad esempio negli Stati Uniti, dove, come in altri paesi, si stima che colpisca una donna su 10 in età riproduttiva, la ricerca in questo settore riceve circa 16 milioni di dollari in finanziamenti ogni anno. La malattia di Crohn, che colpisce 1 persona su 100 negli Stati Uniti, riceve invece 90 milioni di dollari di finanziamenti per la ricerca. La difficoltà della diagnosi ha portato in alcuni casi quasi a considerarla un “normale” dolore legato alla vita riproduttiva femminile o a confonderla sintomatologicamente con la malattia di Crohn, con la adenomiosi, con la sindrome dell’intestino irritabile (con la quale a volte coesiste, sovrapponendosi ad essa) o con altre malattie o infiammazioni intestinali o del tratto urogenitale.

L’endometriosi presenta alte percentuali di associazione all’infertilità: il 20-50% delle donne con infertilità soffre di endometriosi e il 30-50% delle donne con endometriosi presenta infertilità. Di conseguenza, a seconda della gravità della malattia, molte delle persone affette da endometriosi che desiderano avere figli rischiano di spendere potenzialmente migliaia di euro in trattamenti per la fertilità.  Non ultimo, numerosi dati confermano che avere un dolore grave e persistente modifica il sistema nervoso centrale, alterando il modo in cui si risponde al dolore in futuro e rende potenzialmente più suscettibili ad altre condizioni di dolore cronico.  La maggiore attenzione verso tale patologia lascia ora sperare che l’individuazione di soluzioni terapeutiche possa avvicinarsi, migliorando significativamente il benessere di milioni di donne.

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