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Cinema & Teatro

Morte del cinema italiano: la nuova provocazione dell’avvocato Michele Lo Foco

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Intervista all’avvocato Michele Lo Foco, autorevole e profondo conoscitore degli aspetti sociologici, filosofici dell’attuale realtà sociale, autore di molti saggi e testi tecnici sul cinema, che esce con un nuovo saggio dal titolo provocatorio La morte del cinema Italiano.

by Isabel Russinova

Intervista all’avvocato e giurista Michele Lo Foco, punto di riferimento del cinema, esperto di diritto d’autore, che vanta molti importanti incarichi pubblici, come amministratore in società come Zetema, Cinecitta Holding, Rai, Fondazione Cinema per Roma, ora impegnato al perfezionamento della legislazione dello spettacolo. Lo Foco, autorevole e profondo conoscitore degli aspetti sociologici, filosofici dell’attuale realtà sociale, autore di molti saggi e testi tecnici sul cinema, ma anche romanzi e scritti di filosofia e poesia, ora esce con un nuovo saggio dal titolo provocatorio La morte del cinema Italiano.

Avvocato, Morte del cinema italiano è il titolo del suo nuovo saggio, un titolo molto forte che avrà sicuramente provocato reazioni dagli addetti ai lavori, ce ne parla?

Non mi sono mai preoccupato delle reazioni di chi approfitta di leggi sbagliate, sappiamo che è più facile accettare supinamente piuttosto che reagire e la legge Franceschini consente a tutti di eliminare il rischio produttivo spostandolo sullo Stato. Ma il cinema non è questo

Quest’anno l’Italia ha festeggiato Io Capitano  il bel film di Matteo Garrone che ha brillato nella cinquina degli Oscar e il film della Cortellesi, non solo campione di incassi nel nostro paese ma  anche lodato dai media internazionali, allora forse non è del tutto morto il cinema italiano, cosa ne pensa?

Succede sempre nel settore che qualche prodotto fatto meglio riesca ad affermarsi, ad esempio è capitato in passato a Tre uomini ed una gamba, a Pieraccioni, a Zalone, ma non bisogna illudersi, perché se la percentuale di fatturato di film nazionali è arrivata al sei per cento  vuol dire che il nostro cinema è al collasso anche oggi.

Ha scelto un sottotitolo altrettanto provocatorio: come la sinistra  ha distrutto uno strumento della cultura italiana, cosa intende?

La legge Franceschini come la legge Veltroni si sono preoccupate solo di creare consenso elargendo denaro a pioggia, soprattutto alle aziende di sinistra che sono la prevalenza, non preoccupandosi di creare stabilità e coerenza. Lo Stato deve agevolare chi ha bisogno non deve sostituirsi al produttore. Non siamo né in Cina né in Russia.

Si parla molto di come IA  inciderà  sul  mondo del cinema, su i suoi lavoratori e i suoi creativi e sull’arte cinematografica in se, cosa ne pensa?

Non credo che la IA inciderà più di tanto nel settore: forse migliorerà gli effetti speciali, ma non sostituirà né gli autori veri né i registi veri.

 Quale i suoi suggerimenti per un nuovo corso del cinema, se naturalmente pensa che ci sarà?

Il cinema ha bisogno di libertà, di sceneggiature valide, di professionisti. E’ inutile far produrre film a commercialisti ed ai faccendieri e non basta un ideuzza per costruire un racconto.

Il cinema è liquido, scorre, ti bagna, entra nella tua mente e diventa ricordo e sensazione, cito uno dei suoi pensieri dedicati al cinema, che esprime tutta la passione che, in realtà lei nutre per la settima arte. Secondo lei il cinema  indipendente, che oggi la indica come suo difensore e  paladino, avrà possibilità di sopravvivenza secondo lei?

Il cinema indipendente è l’unico che può regalare emozioni, poi ci sono le grandi major che realizzano i filmoni, sono due modalità compatibili.

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