Connect with us

Attualità

Calciatrici afghane violentate dai loro allenatori. La FIFA sta investigando

Published

on

Tempo di lettura: 2 minuti

La nascita della squadra di calcio femminile afghana avrebbe dovuto rappresentare il simbolo della libertà delle donne che invece sono state abusate sessualmente.

di Vito Nicola Lacerenza

Alcuni giorni fa, l’ex calciatrice afghana Khalida Popal si è rivolta all’emittente inglese BBC come testimone oculare di abusi sessuali subiti da sue compagne di squadra da parte di allenatori e membri della federazione afghana di calcio. Sebbene abbia appeso le scarpette al chiodo da anni,  Khalida Popal è ancora nota nel suo Paese per essere un’attivista per i diritti delle donne. È stata lei a creare “illegalmente” una squadra di calcio femminile alla fine degli anni ’90, quando gran parte  dell’Afghanistan era dominata dai Talebani, fondamentalisti islamici che fanno della segregazione della donna uno dei punti chiave della loro dottrina. Consapevole di rischiare la vita,  Khalida Popal ha giocato a calcio di nascosto dai Talebani, che non l’hanno mai scoperta perché lei, insieme alle sue compagne di squadra, ha imparato a “giocare a pallone in silenzio”. Nel 2001, data in cui il governo afghano ha ripreso il controllo del territorio nazionale, la “squadra di calcio femminile afghana clandestina” si è trasformata in un progetto sociale per l’emancipazione della donna in Afghanistan. L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo dalla comunità internazionale che, però, ha dovuto assistere alla fuga di  Khalida Popal in Danimarca.

La donna rischiava di essere uccisa a causa del suo impegno sociale e, essendo stata nominata direttrice del “programma di formazione delle calciatrici afghane”, si è attirata l’odio della parte più conservatrice della società, la quale ha sempre guardato con ostilità alle donne che tentano di emanciparsi praticando “sport esclusivamente maschili”, come il calcio. È per questo che molte calciatrici, temendo di essere uccise, preferiscono non denunciare pubblicamente le violenze subite, ma alcune si sono rivolte a  Khalida Popal. «Una giocatrice mi ha detto di aver ricevuto una proposta indecente da un commissario della federazione afghana di calcio- ha raccontato Khalida Popal- il quale le ha detto: “Fammi vedere quanto sei bella, perché solo le belle ragazze entrano nella squadra nazionale”». Secondo quanto riportato dalle sportive vittime di abusi sessuali, i vertici della federazione calcistica in Afganistan sono legati al governo e, in virtù del loro peso politico, promettono alle ragazze una “brillante carriera sportiva” in cambio di sesso, consapevoli di essere protetti dalle autorità. Tale situazione fa sì che molte vittime rifiutino di testimoniare, pur sapendo che “la loro voce potrebbe cambiare molte cose e far cambiare il sistema”. Negare che moltissime donne in Afghanistan siano vittime di discriminazione e violenza è impossibile e , partendo da questa consapevolezza, la FIFA ha avviato un’indagine per  verificare se le calciatrici abbiano subito abusi sessuali.

Print Friendly, PDF & Email