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Italia

Combattenti “differenti” in prima linea nella lotta al Coronavirus

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“La prima volta che ho indossato la mascherina, ho pianto. Vivo la mia giornata come se stessi giocando alla roulette russa” ha detto una commessa 40enne delegata sindacale  di un supermercato, madre di una bambina.

di Chiara Cazzanti

A medici, infermieri e personale sanitario dedichiamo lodi di eroismo, ma non tutti i combattenti indossano un camice.

Dell’impegno e sacrificio dei numerosi lavoratori di centri commerciali e supermercati, che stanno svolgendo in questo delicato momento, una importante funzione di pubblica utilità, mettendo a rischio quotidianamente la loro salute e di conseguenza quella dei loro cari, pochi ne parlano e a questi va il nostro riconoscimento per la loro dedizione e professionalità.

La testimonianza è quella di Emanuela Varisco, delegata sindacale quarantenne, cassiera dipendente da ventidue anni di un’importante catena di supermercati di Milano, moglie e madre di una bambina.

Com’è cambiata la sua giornata lavorativa?

“Premetto di sentirmi molto fortunata della certezza del mio ruolo, il quale mi permette di lavorare in questo periodo di emergenza, quando so che molti non lo possono più fare. Sebbene gli orari siano rimasti pressappoco gli stessi, abbiamo modificato i turni a causa della massiccia affluenza mattutina e l’entrata a piccoli gruppi nelle ore pomeridiane e serali”.

Che clima lavorativo si respira fra i suoi colleghi durante la giornata?

“Il clima lavorativo di certo non è dei migliori, è molto pesante e si avverte nervosismo, ma siamo persone responsabili e rispettose e cerchiamo di svolgere al meglio il nostro lavoro cooperando quotidianamente come una squadra”.

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Che misure ha predisposto la sua azienda per il regolare svolgimento della giornata lavorativa?

“Sfortunatamente scarseggiano le mascherine protettive in tutto il paese e per questo siamo costretti ad un uso parsimonioso. L’azienda ha adottato misure importanti relative alle distanze di sicurezza aumentando gli addetti alla sorveglianza che monitorano il regolare flusso della clientela in entrata, rispettando le norme imposte dall’autorità, quali l’utilizzo dei guanti e l’evitare il più possibile anche il minimo assembramento.”

Come sono atteggiamento e comportamento della clientela?

“Tristemente, ho potuto constatare che molte persone non hanno compreso quali siano le normali regole comportamentali non rendendosi conto della gravità del momento, assumendo atteggiamenti superficiali. Ho notato ad esempio che diversi clienti fanno la spesa anche più volte al giorno.”

Cosa pensa dell’importanza della sua mansione?

“Amo il mio lavoro e la mattina mi alzo di buona volontà nonostante tutti i miei timori, vivendo la mia giornata come se stessi giocando alla roulette russa.

La prima volta che ho indossato la mascherina, ho pianto. In quel preciso momento ho davvero realizzato le mie paure, ma per senso di responsabilità e anche per trasmettere tranquillità alla clientela e ai miei stessi colleghi, ho trovato la forza interiore necessaria a superare il momento critico.”

Quali sono le sue aspettative?

“Vorrei che ci fosse ancora più sicurezza e senso di responsabilità da parte di tutti, attuando le norme con maggiore fermezza. Da delegata sindacale, oltre che da dipendente, auspico per me e tutti i miei colleghi che ci vengano forniti tutti gli strumenti necessari alla nostra protezione, per svolgere al meglio e con più serenità il nostro lavoro. Spero che si torni prima possibile alla normalità e che si chiuda presto questo brutto periodo, così da poter tornare a casa ogni sera e poter abbracciare liberamente e senza impedimenti mio marito e la piccola Marika.”

Come Emanuela, moltissimi altri nostri compatrioti vivono sulla propria pelle una strana guerra senza intravederne la conclusione, con dubbi, incertezze e paure.

Sta a noi prendere atto delle norme in vigore, mantenendo un comportamento educato e rispettoso.

È questo il modo migliore per riconoscere il loro fondamentale lavoro.

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