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Diritti umani

Willy, un’anima buona vittima di una cattiveria senza attenuanti

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Tempo di lettura: 3 minuti

Una rissa e un tentato aiuto ad un amico finiti nel più orrendo degli omicidi

di Benedetta Parretta

È successo all’alba del 6 settembre in una zona di locali notturni a Colleferro dove ha perso la vita Willy Monteiro Duarte, 21enne di origini capoverdiane residente a Paliano, in provincia di Frosinone.

Willy è stato descritto da amici e cittadini come un ragazzo modello, studioso, lavoratore e sempre rispettoso verso il prossimo; diplomato all’istituto alberghiero di Fiuggi, ora lavorava come aiuto cuoco all’Hotel degli Amici di Artena, mentre nel tempo libero giocava a pallone nella squadra di Paliano.

L’ultima sera della sua vita stava passando una serata con gli amici di sempre con la quale era cresciuto insieme, quando all’improvviso si accorgono di una rissa in un locale degenerata poi in un giardino pubblico. Secondo le ricostruzioni, Willy e un suo amico sarebbero stati coinvolti per cercare di calmare gli animi, e, aggredito il suo compagno, il povero 21enne è stato massacrato di botte fino alla morte nel tentativo di difenderlo.

Gli aggressori sono quattro ragazzi dai 22 ai 26 anni residenti vicino Artena, di cui due fratelli già noti alle forze dell’ordine per precedenti; dopo una fuga in macchina successiva all’aggressione e in seguito individuati dai carabinieri della compagnia di Colleferro, i quattro ora dovranno rispondere di omicidio preterintenzionale.

Gli accusati, tuttavia, non hanno esitato a difendersi legalmente: “noi non lo abbiamo nemmeno toccato” hanno ripetutamente affermato Gabriele e Marco Bianchi, i due fratelli coinvolti nell’aggressione e Mario Pincarelli. I tre hanno ammesso di aver partecipato ad una discussione animata ma hanno negato di aver colpito Willy.

Pare anche che i due fratelli praticassero “MMA” (arti marziali miste), disciplina che ha fatto arricciare il naso con l’accusa di incitare alla violenza; Nico Spinella, coach di MMA e Groppling, in un’intervista ha replicato: “sono molto amareggiato e non posso accettare che per quattro delinquenti venga gettato fango su un’intero movimento. Quello che è accaduto a Colleferro è un’azione criminale portata avanti da delinquenti, quelli non sono atleti di MMA. Spesso il problema non è la disciplina sportiva ma il praticante”.

Hanno detto la loro anche altri esponenti come Marvin Vettari, Alessio Sakara e Carlo Pedersoli Jr : “quella di Colleferro è stata un’esecuzione criminale che non ha nulla a che vedere con l’MMA ma anche col razzismo o la politica. C’è soltanto e purtroppo una cultura violenta e sbagliata dove lo sport non c’entra”.

Anche Francesco Belleggia, altro giovane aggressore, nega di aver toccato il 21enne. Tuttavia, le immagini della videosorveglianza non testimoniano nulla, se non l’arrivo e la ripartenza del gruppo, pertanto verranno effettuati degli esami su vestiti e cellulari di tutti e quattro gli aggressori.

Come si può morire a 21 anni in un modo così brutale? Non si può. Non dovrebbe accadere.

“Tutti siamo corresponsabili quando neghiamo a queste generazioni una speranza, una prospettiva, dei valori in cui credere, delle motivazioni di vita umana accettabili”; queste le parole del vescovo di Velletri-Segni nel programma di Raiuno “Unomattina”.

È veramente straziante sapere che un’anima così giovane e buona abbia dovuto perdere la vita per un vigliacco atto di violenza dove per giunta stava cercando solo di difendere un compagno.

Cosa genera violenza? L’ignoranza? La mancanza di cultura e di educazione?

Può darsi, ma in questo caso tutto questo è sempre molto lontano da ciò che l’ha generata per certo, ovvero la mancanza di umanità.

Di seguito le parole di una lettera anonima lasciata a Willy che in questo momento sta facendo il giro del web condiviso da migliaia di persone su tutti i social network:

Ciao Willy, in questi giorni tutte le testate giornalistiche, i telegiornali, le persone del mio territorio dicono che ci ha lasciato una persona e un ragazzo normale. Normale in questa società è guadagnare criminalizzando e anormale lavorare alla giovane età di 21 anni a prezzi imposti da contratto collettivo del lavoro. Normale in questa società è mostrare i propri pettorali, tatuaggi, il proprio fisico ed usarlo senza testa, è anormale rincorrere un pallone per divertimento e voglia di stare insieme. Normale è coloro che fanno branco, che si sentono forti insieme, è anormale invece schierarsi da solo per difendere un amico contro tutto e tutti. Normale fuggire da codardi, anormale è affrontare le ingiustizie.

Ecco caro Willy, io non ti definisco normale, perché di normali in questo mondo ce ne sono tanti, tu sei ‘anormale’. Anormale perché non hai girato le spalle a nessuno, hai difeso persone con carnagione di pelle diversa dalla tua, perché hai detto la tua. Non ti conoscevo, ma per me sei un supereroe, sceso in questa terra per fare capire che il normale è sbagliato e che il diverso è bello. Adesso vogliono cercare i colpevoli, ma se riflettiamo sappiamo tutti che ognuno di noi è stato normale… Sono anche io un po’ anormale come te. Riposa in Pace, Willy bello”

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