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Arte & Cultura

A tu per tu con Silvia Pacini “Tosca” a Siena in Scena

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Intervista a Silvia Pacini

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Siamo sedute davanti ad un caffè, mi trovo davanti una bellissima donna, imponente, ma dallo sguardo ancora fanciullesco e a volte quasi sperduto. Mi mostra una foto di quando faceva la top model, nella Milano da bere anni ’80: i lineamenti sono identici, bella come potevano esserlo le modelle di quegli anni… devo dire che probabilmente l’avrò anche vista sfilare, ma confesso che avrei fatto fatica a riconoscerla oggi. Perché oggi la sua fisicità rivela il suo essere Soprano. E Soprano “spinto”.

Silvia, il tuo approccio con la lirica è piuttosto recente, rispetto ad altre carriere

“(Sorride) In effetti si, lo ammetto. Io vengo da una famiglia “vecchio stampo”, dove bisognava stare con i piedi per terra. Mi sembra di sentire mia madre quando studiavo musica. Gli studi al conservatorio, ieri come oggi, sono, diciamo, proibitivi, e quindi i miei genitori mi hanno iscritto a Ragioneria. Sai, il posto sicuro, lo stipendio al 27, insomma, quei bei discorsi che si facevano ai giovani della mia generazione. Ma la mia voce era potente e prepotente, non riuscivo neppure a cantare nel coro della parrocchia, perché sovrastavo tutti e alla fine si sentiva solo me, con grande disperazione del direttore del coro e ovviamente riscuotendo poca simpatia tra gli altri coristi. Ma era più forte di me, la mia voce usciva e andava. E devo dire che ancora oggi non sono riuscita a contenerla più di tanto. E’ potente e “ingombrante”. E così ho accontentato i miei e mi sono iscritta a Ragioneria, ma contemporaneamente sono stata scelta per sfilare e in breve tempo sono stata tra le modelle più richieste. Questo mi ha consentito di mettere da parte quanto mi occorreva per poter studiare musica. E non appena ho potuto, ho iniziato. Bruciando le tappe, direi. Sai i famosi tre anni in uno? Ecco, appunto…..”

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Cosa significa Soprano “Spinto”?

“Significa purtroppo e per fortuna che le parti più intense e tragiche appartengono al mio repertorio. Canto di eroine che raccontano tutta la gamma delle sensazioni dell’animo umano: dalla rabbia alla paura, dalla gioia alla solitudine, dalla sete di vendetta al pentimento, senza contare la dicotomia classica tra amore e odio…..E in genere i personaggi che interpreto muoiono, e non di morte naturale….”

E quindi?

“E quindi ovviamente tutto ciò fa parte di me, anche se a volte avrei preferito essere un soprano leggero”

Perché?

“Perché la mia timbrica, la mia estensione vocale, il mio colore ed i ruoli che interpreto fanno parte di me profondamente. Sono ruoli che ti costringono a fermarti e riflettere, in un certo qual senso ti prendono per mano e ti obbligano ad una profonda introspezione, perché sono metafore della vita, e a volte la vita stessa. E tutto questo – che mi appartiene fin dentro l’anima – mi mette in gioco, mostra tutto di me… a volte avrei voluto ruoli più leggeri, “effimeri”, dove non sono “costretta” a mettere a nudo la mia anima.”

Un repertorio importante, ma ovviamente datato. Dove sono i compositori oggi?

“Nella lirica è stato già scritto tutto, da Verdi a Puccini a Mascagni, nessun compositore oggi potrebbe eguagliarli o superarli. Semplicemente, oggi la musica segue altri percorsi”

Una definizione della musica?

“Non saprei, non voglio ripetermi….che dire… ecco se devo definire cosa sia la musica per me mi viene in mente una sola cosa: io sono musica, in ogni gesto pensiero e respiro”

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