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Salute

Inquinamento e cancro

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L’Agenzia Europea per l’Ambiente che ha sede a Copenaghen, in due recenti pubblicazioni ha fortemente richiamato l’attenzione sul rapporto esistente tra inquinamento ambientale e cancro

di Alexander Virgili

Quando si parla di prevenzione dei rischi ambientali si pensa spesso solo ai grandi eventi eclatanti, ai disastri, alle inondazioni, alla siccità, a incidenti che provocano la dispersione di sostanze industriali.  Ma tra i rischi ambientali quello più comune e diffuso, che opera costantemente e quindi risulta meno percepibile, è l’inquinamento.  Inquinamento da sostanze industriali, da rifiuti, da discariche, dai motori, dall’agricoltura che diventa sempre più dipendente dalla chimica, è un processo continuo, quotidiano, di centinaia e migliaia di tonnellate di materiali che spesso non vengono smaltiti e stoccati correttamente. Sebbene l’opinione pubblica sia periodicamente attratta (talvolta infastidita) dal riferimento alla Terra dei fuochi, va ricordato che in Italia ci sono vari siti ad alto tasso di pericolosità ambientale simile a quello. Tali siti sono il vertice della piramide, ma le fonti di inquinamento sono disperse sul territorio, e l’Italia è un Paese a fitta antropizzazione. Purtroppo tanti parlano di inquinamento, pochissimi però operano concretamente per ridurlo.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA – European Environment Agency), che ha sede a Copenaghen, in due recenti pubblicazioni ha fortemente richiamato l’attenzione sul rapporto esistente tra inquinamento ambientale e cancro.  Oggi tale relazione di causa ed effetto è dimostrata ampiamente e dovrebbe spingere ad azioni concrete e in tempi brevi, per ridurre l’inquinamento e migliorare le condizioni di vita, invece persistono indifferenza e scetticismo o, forse, rassegnazione. Pure le cifre sono molto allarmanti: il cancro ha un impatto sulle vite di milioni di europei, circa 2,8 milioni di nuovi colpiti ogni anno e circa 1,3 milioni di morti l’anno. Sebbene l’Europa abbia circa il 10% della popolazione mondiale registra il 23% di nuovi casi di cancro nel mondo, così che dopo le malattie circolatorie il cancro costituisce la seconda causa di morte. Al di là dell’aspetto umano, certo fondamentale, anche il costo economico di tale patologia è molto alto, stimato in una spesa di circa 180 miliardi annui di euro.  

Seguendo l’utile suggerimento degli studiosi, l’insieme delle cause che producono valori così alti di diffusione del cancro si possono suddividere in tre gruppi: 

  1. Quelle non modificabili dovute per esempio ad alterazioni genetiche casuali;
  2. Quelle parzialmente modificabili (età, infiammazioni, ormoni, ecc.);
  3. Quelle esterne modificabili (stile di vita, virus, radiazioni, inquinamento, esposizione a sostanze chimiche cancerogene, ecc.).

I fattori di rischio modificabili costituiscono circa il 40% delle cause di cancro in Europa, ciò significa che agendo su di essi si potrebbero ottenere riduzioni consistenti dell’insorgenza della malattia e della morte prematura.  Almeno il 10% delle morti da cancro in Europa, nel 2019, è stato attribuito a fattori connessi agli ambienti di vita e lavoro. 

Le organizzazioni europee hanno messo in campo un gruppo di progetti specifici di intervento, quali Europe’s Beating Cancer plan, che attraverso una rilevazione accurata vuole realizzare un  European Cancer Inequalities Registry, delle raccolte di dati che mettano a confronto ed evidenzino le differenze locali e regionali ed i relativi fattori causali. L’EU Cancer mission, per migliorare le condizioni di vita dei milioni di europei affetti dal cancro e migliorarne la speranza di vita. Poi l’ European code against cancer, per informare la popolazione e suggerire comportamenti e stili di vita a minor rischio. La Roadmap on carcinogens, per la condivisione di schemi di prevenzione dell’esposizione ai cancerogeni nei luoghi di lavoro. Ed infine il Knowledge Centre on Cancer, che promuove il coordinamento scientifico indipendente basato sull’evidenza e il supporto per le politiche e le attività della Commissione europea relative al cancro. Questi progetti e lo sforzo di arginare il dilagare di questa malattia richiederebbero però una ben maggior partecipazione della popolazione e, anzitutto, iniziative normative e politiche per intervenire efficacemente sulle cause maggiormente modificabili.   Allo stesso tempo sarebbe utile coordinare la ricerca farmacologica e limitare possibili conflitti di interesse tra i vari interessi economici ed occupazionali in gioco e quello che dovrebbero essere i due interessi prioritari assoluti: una migliora salute della popolazione e maggiori possibilità di guarigione.

La ricerca scientifica ha ben individuato la maggior parte delle fonti cancerogene, la necessità di esplorare le cause del cancro perché ancora poco note non è quindi un alibi credibile, così come si sa che molte delle stime sono per difetto e che i numeri sono spesso più alti. Che alcune sostanze siano cancerogene è noto, speculare, come è capitato più volte, elevando periodicamente i livelli massimi ammessi, ad esempio nel cibo o nell’acqua, significa essere parte attiva nella malattia e nella morte di centinaia o di migliaia di persone. La prima e migliore prevenzione non è tanto quella che consiste nel moltiplicare i controlli ed i test medici, ma quella che limita la presenza di sostanze cancerogene nell’ambiente e nell’alimentazione.  Continuare a spargere veleni, tollerare la presenza di amianto e altre situazioni analoghe, e poi sollecitare controlli medici periodici per verificare il sorgere della malattia (con spese oramai sempre meno sostenibili) risulta demenziale, se non peggio.

Come per tutte le altre sostanze presenti nell’ambiente, negli alimenti, nell’aria e nell’acqua, la loro pericolosità, anche quando siano presenti in percentuali minime, è accresciuta dalla continuità di assunzione, dal fatto che ci si alimenta e si respira tutti i giorni, che si va al lavoro per molti anni della propria vita.  Quando c’è un accumulo di sostanze nel corpo, anno dopo anno, o una loro azione ripetuta nel tempo, i danni sono sicuramente maggiori. L’Agenzia ha anche allertato sul fatto che le attuali modificazioni del clima non solo finiscono in generale per colpire maggiormente le fasce deboli e malate, ma una parte degli accresciuti rischi alluvionali potrà colpire una quota non marginale di scuole e di ospedali che non sono pienamente in sicurezza da questo punto di vista, specialmente nei grossi entri urbani dove le bolle di calore dovute alla scarsità di verde accentuano le manifestazioni piovose estreme. In una Europa con molti anziani e pochi bambini le prospettive non sembrano particolarmente positive.

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