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Il giorno del giudizio: ultima sfida alle urne tra nazionalisti e unionisti spagnoli

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I Catalani pronti per votare numerosi. Gli ultimi sondaggi registrano un calo dei nazionalisti, ma il separatismo è tutt’altro che sconfitto.

di Vito Nicola Lacerenza

 

I catalani dovranno decidere se proseguire verso il “sogno” di una Catalogna indipendente oppure sancire una volta per tutte la loro appartenenza alla Spagna. E lo faranno col loro voto. Sono trascorsi quasi due mesi da quel 27 ottobre. Giorno in cui, nel parlamento catalano, ebbe luogo la dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla Spagna. Per molti separatisti catalani fu l’inizio della fine. L’indipendenza fu sospesa, le imprese fuggirono da Barcellona a Madrid e Carles Puigdemont, sollevato dal suo incarico di presidente della Catalogna, scappò in Belgio. Avvenimenti recenti, che fanno male a chi davvero ha creduto in un’indipendenza dietro l’angolo e che adesso “chiede il conto” ai propri rappresentanti. Questi ultimi si difendono col dire pubblicamente che “se l’indipendenza è stata sospesa, ciò non è stato per impreparazione, ma per paura di una reazione smisurata del governo” e che “in caso di vittoria, Puigdemont tornerà in Catalogna”. Annunci, questi, che agli occhi di molti elettori sono apparsi come un semplice arrampicarsi sugli specchi. A dimostrarlo sono i dati riportati dall’ istituto nazionale di statistica spagnolo.

Il 3 ottobre, giorno del “referendum sull’indipendenza”, i catalani convinti della possibilità concreta dell’indipendenza erano il 51 per cento. Di loro, oggi, solo una persona su tre è convinta che quella possibilità sia ancora reale, cioè il 66% della popolazione. Eppure, per i partiti unionisti, c’è poco da star tranquilli. Le scene dell’irruzione della polizia nei “seggi illegali”, delle tensioni per strada tra agenti e manifestanti, non sono piaciute all’opinione pubblica catalana ed hanno destato scetticismo persino tra i principali leader europei. Inoltre, sono ancora in carcere con l’accusa di ribellione e malversazione, quattro membri del deposto governo indipendentista, tra cui l’ex ministro dell’interno Joaquin From e l’ex vicepresidente Oriol Junqueras. Chiunque pensava che questi arresti fossero controproducenti per ristabilire un ordine costituzionale nella regione, oggi può affermare di aver avuto ragione. Domenica scorsa, nella piazza centrale di Barcellona, migliaia di persone sono accorse per assistere ad un concerto in onore dei due politici in carcere per mandare un messaggio di “democrazia e libertà”. Implicita la polemica con la repressione violenta attuata dallo stato centrale durante il referendum del 3 ottobre. Nel frattempo gli occhi dell’Europa sono puntati sulla Catalogna. Negli ultimi mesi, il vecchio continente si vede attraversato da un’ondata di nazionalismi che minano le fondamenta del progetto europeo. L’esito di queste elezioni, comunque vadano, contribuiranno a scrivere la storia dell’unione.

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