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Diritti umani

Il 26 giugno la Lidu( Lega Italiana diritti dell’Uomo) a sostegno alle vittime della tortura

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Il 26 giugno è la Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura. In Italia la Lidu onlus, impegnata in appoggio a IRA – Mauritania (Movimento contro la schiavitù),  ricorda che la tortura è usata in Mauritania per mettere a tacere gli attivisti anti-schiavitù della loro organizzazione.

di Tiziana Primozich

Due attivisti di IRA – Mauritania, vale a dire Abdallahi Maatala Saleck e Moussa Bilal Birams ancora languono nelle prigioni della schiavitù e del sistema razzista della Mauritania. Essi sono tenuti nella prigione Bir Mogrein, a 1200 km dalle loro famiglie, in isolamento e dopo aver subito ogni forma di tortura. Il sospetto è che saranno detenuti  fino a quando i segni di tortura non saranno più visibili. Dal momento del loro trasferimento nel carcere di Zouerate Bir Mogrein il 19 dicembre, non hanno ricevuto nessuna visita dai loro familiari o avvocati, men che meno visite mediche.

Per questo grave abuso la Lidu onlus, che vedrà i responsabili del movimento IRA a Roma nella prossima settimana, si impegna ormai da tempo a sostegno dell’abolizione della schiavitù in ogni sede istituzionale utile a sradicare le gravi violazioni in diritti umani subite dai cittadini mauritani, grazie al lavoro del presidente nazionale Antonio Stango e dell’avvocato Alessandro Gioia presidente del comitato romano Lidu, .

Dopo il rifiuto del procuratore di Nouakchott a prendere in considerazione la denuncia presentata dai tredici attivisti anti-schiavitù, i prigionieri hanno effettuato la stessa denuncia al presidente della corte penale di Nouakchott, ma entrambe le richieste sono state respinte.

Il 3 novembre 2016 le  vittime hanno fatto ricorso attraverso i loro avvocati alla High Court di Parigi. Successivamente la Commissione africana dei diritti dell’uomo e dei popoli per lo Stato della Mauritania è stata bacchettata per non essere intervenuta attivamente sulla questione, quindi le suddette vittime della tortura hanno presentato la loro denuncia prima dell’intervento del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre pratiche degradanti.

Si pensa che la loro detenzione sarà mantenuta fino a che le tracce di tortura non siano state cancellate, in modo da non poter  rendere testimonianza utile sul feroce trattamento ricevuto.

Il movimento antischiavitù fa urgente appello alla comunità nazionale ed internazionale così come agli attivisti dei diritti umani, di intervenire presso le autorità della Mauritania per il rilascio immediato e senza condizioni dei prigionieri di opinione Abdallahi Maatala Saleck e Moussa Bilal Biram ingiustamente incarcerati.

« La schiavitù è ancora presente in Mauritania ed è sistematicamente usata contro i gruppi svantaggiati Haratine » spiega Biram Dah Abeid, presidente del movimento IRA da lui fondato nel 2008, impegnato nella lotta per sradicare questo fenomeno razziale e criminale contro i diritti umani – «  Il regime di Mohamed Abdel Aziz è razzista verso gli africani e resistente a qualsiasi miglioramento dei diritti umani in Mauritania »

 

La storia della schiavitù in Mauritania

Nel 1981, la Mauritania è stata l’ultimo Paese al mondo ad aver abolito la schiavitù e nell’agosto 2015 il governo ha approvato una legge che la riconosce ufficialmente come un “crimine contro l’umanità”. Il problema, tuttavia, è stato tutt’altro che debellato. Si stima che attualmente in Mauritania ci siano tra i 400 e i 680mila schiavi, ovvero tra il 10 e il 20 per cento della popolazione.

L’organizzazione IRA-Mauritanie è stata fondata nel 2008 grazie a Biram Dah Abeid, figlio di schiavi liberati, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e per aiutare gli ex schiavi e le loro famiglie. Il governo, però, non ha mai visto di buon occhio il lavoro dell’organizzazione, e gli attivisti hanno subito arresti ingiustificati, persecuzione giudiziaria, calunnie, maltrattamenti e torture. Biram Dah Abeid è stato insignito del Premio delle Nazioni Unite per i Diritti umani nel 2013

L’11 novembre 2014 Biram Dah Abeid, attivista leader del movimento contro la schiavitù in Mauritania e secondo candidato più votato alle elezioni presidenziali della Mauritania, è stato arrestato a seguito di una marcia pacifica contro la schiavitù, e accusato di aver organizzato una manifestazione, di aver partecipato a una manifestazione e di appartenere a un’organizzazione illegale. In quella occasione altri 17 manifestanti sono stati arrestati e durante gli arresti la gendarmeria della Mauritania avrebbe fatto un uso eccessivo della forza, ricorrendo tra l’altro a percosse con manganelli, trascinamenti e tecniche di umiliazione come quella di far spogliare i detenuti.  Le guardie carcerarie sarebbero state inoltre accusate di aver tentato di costringere alcuni degli attivisti a firmare confessioni sotto tortura.

La Mauritania è al primo posto della classifica stilata in base all’indice globale della schiavitù 2014, con la proporzione più elevata della popolazione ridotta in schiavitù (fino al 4%); altre stime collocano la diffusione della schiavitù a una percentuale che arriva fino al 20%.

Come constatato dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù gli haratin,ovvero i Mauritani di razza nera che sono il 40 – 60% della popolazione, anche se non ridotti in schiavitù, si vedono spesso negare l’accesso ai lavori di rango più elevato e alle posizioni di rilievo nella vita pubblica. In particolare quando si tratta di donne vengono regolarmente sottoposte ad abusi sessuali. Si tratta dunque di una schiavitù su base razziale che si tramanda di padre in figlio e che  nega un’istruzione formale: l’unico insegnamento è che il loro destino appartiene ai loro padroni, perpetuando in questo modo la cosiddetta schiavitù psicologica

 

 

 

 

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