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Diritti umani

Roma, Iannarelli (FdI): corona in memoria magistrato Minervini

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“Oggi sono 44 anni da quel marzo 18 marzo del 1980: l’omicidio del magistrato Girolamo Minervini”. Il ricordo del consigliere Chiara Iannarelli (FdI), delegata dal presidente Francesco Rocca in rappresentanza della Regione Lazio.

“Un magistrato nel mirino delle Brigate Rosse che rifiutò la scorta per non mettere a rischio la vita dei giovani agenti che lo avrebbero dovuto accompagnare.

Oggi sono 44 anni da quel marzo 18 marzo del 1980: l’omicidio del magistrato Girolamo Minervini. Lo abbiamo ricordato questa mattina, in via Ruggero di Lauria, dove è stata posta una corona sotto alla lapide in sua memoria”.

Così, in una nota, il consigliere Chiara Iannarelli (FdI), delegata dal presidente Francesco Rocca in rappresentanza della Regione Lazio.

“Durante la cerimonia ho avuto modo di incontrare i familiari e gli amici del magistrato Minervini – commenta Iannarelli – da insegnante, sarei voluta tornare in classe per raccontare ai miei ragazzi la storia di questo magistrato freddato nell’80 mentre si recava al lavoro su un autobus”.

“Minervini sapeva – ricorda il consigliere – di essere in pericolo di vita da quando aveva accettato, pochi giorni prima, la direzione generale delle carceri: il suo nome era infatti emerso in una lista di obiettivi in un covo delle BR.

Tuttavia, il magistrato aveva rifiutato la scorta per non mettere a rischio la vita dei giovani agenti che lo avrebbero dovuto proteggere. Aveva già istruito il figlio sulle pratiche per assistere la madre nel caso fosse accaduto il peggio, nonché detto alla famiglia che un generale in guerra non può rifiutare di andare in un luogo in cui può morire”.

“Oggi – conclude Iannarelli – i familiari mi hanno raccontato che tra i suoi migliori amici vi erano il gommista e il pizzicagnolo sotto casa, nonché rivolto un invito importante: raccontare tutto questo nelle scuole perché i modelli più alti non sono eroi inarrivabili ma persone comuni che, giorno dopo giorno, scelgono di dire sì a ciò che è giusto fino al dono di sé.

La luce del bene deve brillare dentro alla storia di male e odio che ha segnato col sangue il nostro Paese”.

Girolamo Minervini fu assassinato mentre viaggiava sul bus che lo stava portando al Ministero della Giustizia dove, dal giorno prima, ricopriva l’incarico di Direttore generale degli Istituti di prevenzione e pena.

L’omicida fuggì facendosi largo tra i passeggeri e continuando a sparare.

L’uccisione fu rivendicata dalle Brigate rosse e compiuta da un nucleo armato i cui componenti vennero successivamente identificati.

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