Italiani nel Mondo
Le Guerre tra Italiani – The Wars between Italians
Le Guerre tra Italiani
Sin dai tempi di Romolo e Remo la penisola italiana ha sempre visto divisioni tra le sue popolazioni. Ricordiamo le lotte tra i patrizi e i plebei nella Roma Antica, le divisioni tra i Guelfi e i Ghibellini della Divina Commedia, e le varie fazioni durante il Risorgimento che litigavano su come doveva nascere il paese e con quali mezzi. Persino il nostro terrorismo degli Anni di Piombo era diviso tra i gruppi di destra e di sinistra, al punto che ancora rimangono troppe ombre per poter capire cosa sia davvero successo in quegli anni tragici e chi erano i veri responsabili.
Quindi è inevitabile che l’arrivo dei social non solo ha creato un altro mezzo per poter continuare queste lotte fratricide, ma ha anche dato voce a persone che, come disse magistralmente Umberto Eco in un celebre discorso, “prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.” Non aggiungo l’aggettivo utilizzato dall’accademico per non offendere lettori, ma il senso della sua previsione si è avverato come vediamo ogni giorno sui discorsi online.
Purtroppo queste divisioni ed il “contributo” di alcuni, se non troppi utenti, sta avendo un effetto triste tra noi italiani, soprattutto tra gli italiani all’estero e una parte degli italiani in Italia.
Con la crescita di moltissime pagine social dedicate agli italiani all’estero vediamo ogni giorno dibattiti più o meno informati su aspetti d’Italia e d’essere italiani. Ogni giorno leggo scambi di questo genere e rimango meravigliato da quanti all’estero vogliono scoprire e vantare le loro origini italiane. Inoltre, questi scambi dimostrano chiaramente come chi nasce e cresce all’estero non può avere una conoscenza profonda sia delle proprie origini, sia di cosa vuol dire “essere italiano”, oltre quel che ha imparato a casa.
Per chi ha a cuore avvicinare gli italiani all’estero al paese d’origine dei loro genitori/nonni/bisnonni questi scambi danno indicazioni preziose per vedere come ogni comunità italiana sia sviluppata nel corso dei molti decenni, e di come dobbiamo indirizzare i nostri sforzi a promuovere la nostra Cultura e soprattutto la nostra lingua ai figli/discendenti dei nostri emigrati.
Purtroppo, ci sono utenti residenti in Italia, molti dei quali non hanno mai viaggiato all’estero tranne come turisti, e quindi non conoscono le realtà e la Storia di queste collettività, che si ”divertono” a criticare i commenti dall’estero. A volte le cause di queste critiche possono essere banali, come una ricetta o presentazioni di piatti preferiti, oppure di musica italiana e altri aspetti della nostra Cultura.
Inevitabilmente i bersagli di questi commenti si sentono offesi, soprattutto dal tono fin troppo spesso “sapientone” se non addirittura superbo degli utenti in Italia e quindi difendono a spada tratta i loro ricordi e soprattutto il loro concetto d’essere italiani. E ultimamente vedo sempre più spesso commenti verso gli interlocutori in Italia da parte di discendenti di emigrati, che esprimono la loro delusione in questo trattamento.
Nel trattare questo tema dobbiamo riconoscere che il concetto d’essere “italiano” cambia da paese a paese in base non solo delle origini delle famiglie degli emigrati, ma anche dal trattamento degli immigrati da parte degli autoctoni, le possibilità, spesso poche oppure inesistenti, di poter imparare la nostra lingua all’estero, come anche i pochi riferimenti della nostra Cultura e Storia nelle scuole in giro per il mondo. Per cui, i figli/discendenti degli emigrati non potevano imparare quel che i critici imparano a scuola in Italia.
Allo stesso tempo i figli/discendenti degli emigrati devono capire che l’Italia descritta a loro da bambini dai genitori/nonni non esiste più. In molti modi l’Italia è cambiata molto di più dei nuovi paesi di residenza dei nostri emigrati, al punto che quando finalmente ritornano in Italia molti non riconoscono più i paesini e le regioni dove sono nati. Inoltre, loro devono capire che le tradizioni e usanze italiane di origine sono cambiate all’estero con il contatto con le usanze dei paesi di residenza, al punto che non sono più del tutto italiane, ma italo-americane, italo-argentine, italo-australiane e così via.
Quel che serve per avvicinare i figli/discendenti di emigrati italiani al Bel Paese non sono le critiche e i commenti ironici. Quel che serve è, prima di tutto, trovare i modi e i mezzi per incoraggiare i figli/discendenti a voler imparare la nostra lingua, di promuovere la nostra Cultura in modo che capiscano la vera grandezza del loro patrimonio culturale personale, e finalmente di incoraggiare loro a visitare l’Italia per vedere con i propri occhi le meraviglie contenute nella penisola a forma di stivale.
Infatti, vogliamo fare una domanda semplice alle aspre critiche in Italia in questi scambi delle pagine all’estero. Di chi è la colpa se i figli/discendenti dei nostri emigrati non conoscono la nostra lingua e la nostra Storia e Cultura se non dell’Italia stessa?
Diciamo spesso di avere il Patrimonio Culturale più grande del mondo, ma quanti all’estero lo sanno? Non abbastanza se pensiamo che siamo solo la settima meta del turismo internazionale, e questo fatto da solo deve farci capire che non abbiamo ancora trovato il modo giusto di promuovere la nostra Cultura a livello internazionale, a partire proprio dai figli/discendenti dei nostri immigrati…
Allora smettiamo di fare queste guerre tra italiani all’estero e italiani in Italia e cominciamo a lavorare insieme, anche a livello governativo, finalmente per insegnare in modo efficace la nostra Cultura e la nostra lingua all’estero, perché abbiamo tutto da guadagnare e assolutamente niente da perdere.
Infine, vorremmo suggerire agli utenti critici in Italia che se davvero tengono alla nostra Cultura e lingua, invece di criticare e prendere in giro i loro parenti e amici all’estero, di cominciare a spiegare ed insegnare loro in modo pacato quel che esiste in Italia, e ai figli/discendenti dei nostri emigrati che utilizzano le pagine dei social chiediamo di capire che non tutti in Italia sono come quella minoranza, e che ci sono molti in Italia che vorrebbero avvicinare sempre di più gli italiani di tutto il mondo e che dobbiamo lavorare insieme per farlo, tutti, senza esclusione.
The Wars between Italians
Since Romulus and Remus the Italian peninsula has always seen divisions between its populations. We remember the struggles between the patricians and the plebeians in Ancient Rome, the divisions between the Guelphs and the Ghibellines which were the basis of the “Divine Comedy” and the various factions during the Unification that argued over how the new country should have been born and with what means. Even our terrorism of the “Years of Lead” was divided between groups of the right and the left to the point that there are still too many shady areas to be able to understand what really happened during those tragic years and who was really responsible.
Therefore it was inevitable that the arrival of the social media not only created another means to be able to continue these fraternal wars but also gave voice to people who once, as Umberto Eco masterfully said in a famous speech, “once spoke only at the bar after a glass of wine without harming the community. They were quickly silenced, while now they have the same right to speak as a Nobel Prize winner” I will not add the adjective used by the academic in order not to offend readers but the sense of his prediction has come true as we see every day in online discussions.
Unfortunately these divisions and the “contribution” of some, if not too many users, is having a sad effect among us Italians, especially between Italians overseas and some Italians in Italy.
With the growth of many social media pages dedicated to Italians overseas every day we see more or less informed debates on aspects of Italy and being Italian. Every day I read exchanges of this kind and I am amazed by how many people overseas want to discover and boast their Italian origins. Furthermore, these exchanges clearly show how those who are born and raised overseas cannot have a deep knowledge of both their origins and what it means “to be Italian” beyond what they learnt at home.
For those who care about bringing Italians overseas closer to the country of origin of their parents/grandparents/great parents these exchanges give precious indications to see how every Italian community has developed over the many decades and how we must address our efforts to promote our Culture and above all our language to the children/descendants of our migrants.
Unfortunately there are users who live in Italy, many of whom have never travelled overseas except as tourists and therefore do not know the realities and the history of these communities, who “enjoy” criticizing the comments from overseas. Sometimes the cause of this criticism can be trivial, such as a recipe or the presentation of a favourite dish, or about Italian music and other aspects of our Culture.
Inevitably the targets of these comments feel offended, especially by the all too often know it all if not outright arrogant tone of the users in Italy and therefore they forcefully defend their memories and especially their concept of being Italian. And lately I see more and more often comments directed at the interlocutors in Italy by descendants of migrants who express their disappointment at this treatment.
In dealing with this issue we must recognize that the concept of being “Italian” changes from country to country based not only on the origins of the migrant family but also on the treatment of the migrants by the locals, the possibility, often little if not inexistent, of being able to learn our language overseas, as well as the few references to our Culture and history in schools around the world. For these reasons the children/descendants of the migrants could not learn what the critics learnt at school in Italy.
At the same time the children/descendants of migrants must understand that the Italy their parents/grandparents described when they were young no longer exists. In many ways Italy has changed much more than the new countries of residence of our migrants to the point that when they finally return to Italy they no longer recognize the towns or regions where they were born. Furthermore, they must understand that the traditions and customs of Italian homes have changed overseas with the contact with the habits of the countries of residence to the point that they are no longer totally Italian but Italian American, Italo-Argentinean, Italo-Australian and so forth.
What is needed to bring the children/descendants of Italain migrants closer to Italy is not criticism and ironic comments. What is needed is, first of all to find the ways and means to encourage the children/descendants to want to learn our language, to promote our Culture in a way that they understand the true greatness of their personal cultural heritage and to encourage them to finally visit Italy and to see with their own eyes the wonders contained in the boot shaped peninsula.
In fact, we want to ask the harsh critics in Italy who intervene in these exchanges on the overseas pages a simple question. Whose fault is it if the children/descendants of our migrants do not know our language, Culture and history of not Italy herself?
We often say that we have the world’s biggest cultural heritage but how many people overseas know this? Not enough if we think that we are ranked only seventh as an international tourist destination and this fact alone must make us understand we have not yet found the right way to promote our Culture internationally, starting precisely with the children/descendants of our migrants…
So, let us stop fighting these wars between Italians overseas and Italians in Italy and let us start working together, even at the government level, to finally teach our Culture and language overseas in an effective way because we have everything to gain and absolutely nothing to lose.
Finally, we want to suggest to the critical users in Italy that if they really care about our Culture and language that instead of criticizing and mocking our relatives and friends overseas they start to explain and teach them in a calm way what is in Italy and we ask the children/descendants of our migrants who use the social media pages to understand that not everybody in Italy is like that minority and that there many people in Italy who would like to bring Italians all over the world closer together and that we must work together to do this, all of us, without exception.