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Quanto incide il potere della diversità sulla nostra visione del “normale?”- How much does the power of diversity influence our perception of “normality?”

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Tempo di lettura: 7 minuti
di emigrazione e di matrimoni

Quanto incide il potere della diversità sulla nostra visione del “normale?”

di Carmelina Micallef

Ogni giorno della nostra vita quotidiana, la normalità è rappresentata da quei punti di riferimento che ci sono familiari perchè rispecchiano le nostre esperienze, le tradizioni, il nostro modo di pensare e di agire, tenendoci bene al sicuro e al riparo da tutto. Ma che succede quando ci spingiamo oltre, quando all’improvviso crolla quella normalità a cui ci si era abituati, catapultandoci in realtà completamente diverse? E come ci vedono gli altri, quelli dall’altra parte, pure loro abituati alla loro normalità, perchè anch’essi ne hanno una loro, o addirittura più di una…

Prendiamoci una pausa per riflettere sulla Little Italy londinese e sulla magnifica basilica di San Pietro, e analizziamo come, cambiando circorstanze e contesto, anche la percezione del “normale” può assumere forme diverse.

La basilica italiana di San Pietro a Londra, fondata nel lontano 1863 come “ The Church of St.Peter of All Nations”, è diventata un punto di riferimento per gli italiani che si sono stabiliti a Londra nel corso degli anni. La sua lunga storia e il ruolo nel servire la comunità italiana nel corso delle generazioni hanno contribuito a creare un legame profondo su innumerevoli aspetti, tra cui il patrimonio architettonico e artistico. Infatti, l’eleganza della chiesa, insieme agli affreschi, alle colonne di marmo e alle decorazioni artistiche, attraggono non solo i fedeli, ma anche coloro appassionati di arte e di storia, diventando una testimonianza tangibile dell’italianità in tutti i sensi. In questo luogo, gli italiani si sentono come a “casa loro” perchè tutte le funzioni religiose avvengono in lingua italiana (e questo non è un dettaglio da poco per chi ancora non conosce la lingua inglese). In quella stessa chiesa si sono celebrate le nozze dei miei genitori e degli zii, insieme alle cerimonie religiose dei padrini e delle madrine. É importante considerare che non tutti coloro che vivono all’estero hanno la possibilità di tornare facilmente in patria quando lo desiderano, sia per questioni economiche o altro, il che rende ancora più significativo la presenza fisica e il sostegno psicologico di un luogo simile.

Ogni anno, la processione della Madonna del Carmine festeggiata il 16 luglio assume quì un significato ancora più profondo, perchè oltre all’evento religioso in sé, è un’occasione per rafforzare  il legami comunitari e a dare sostegno a quelli che arrivano su suolo britannico per la prima volta. Da notare che questa festività, che risale ai tempi della riforma di Enrico Vlll, è stata anche la prima manifestazione pubblica di fede della Chiesa Cattolica Romana, ottenedo il permesso speciale della regina Vittoria per il suo svolgimento in sicurezza e senza intoppi. Anche Giuseppe Mazzini, figura di spicco nel Risorgimento Italiano è noto nell’aver contribuito al sostegno degli italiani all’estero.

Un’altra processione di notevole importanza è quella del Venerdi Santo, con i carri che sfilano per le vie della città, e con sopra i figuranti in costume che rievocano la Passione di Cristo. A seguire, le congreghe, gli Scout, “le verginelle” nei loro abiti da Prima Comunione e le bande musicali. Gli anziani, nei loro abiti domenicali di decenni fa, ancora ben conservati per le occasioni “importanti”, adornati con i loro ghirlocchi, che ancora sfoggiano tra le vie della City.

E allora ci si chiede, non senza una certa curiosià, come mai queste tradizioni resistano al tempo, in un’era ormai dominata dalla tecnologia e dalla laicità, e cosa attiri ancora le folle, perfino nella fredda e grigia Inghilterra, a non trascurare queste ricorrenze? Da bambina, feci la stessa domanda in modo elementare a un adulto che mi rispose senza esitazione e in modo altrettanto semplice: “Siamo a Londra”, disse, “… e a Londra gli italiani fanno così”.

Dopo tanti anni, ho riflettuto nuovamente sulla questione cercando una spiegazione più approfondita.

I nostri antenati, trovandosi su suolo straniero, hanno dovuto affrontare sfide immense nell’adattarsi a una nuova realtà. Con coraggio e determinazione, hanno superato la barriera linguistica utilizzando i loro dialetti paesani o il “Pidgin English” ( una forma semplificata e basilare di inglese usata come lingua franca)  tracciando in questo modo un sentiero di insegnamenti preziosi che risuonano ancora oggi. Hanno appreso l’importanza dell’imparare a lavorare insieme a persone diverse da loro basandosi sui valori fondamentali che già conoscevano, come l’amore per la famiglia, il profondo senso del sacrificio, il duro lavoro e la volontà di affrontare un’altra vita nonostante tutto.

Mantenendo salda la propria identità culturale e facendo leva su di essa, hanno dimostrato che è possibile integrarsi in una società nuova, abbracciando appieno la sua diversità in un clima di rispetto reciproco.

In risposta, la nazione ospitante ha generosamente restituito l’affetto e la collaborazione ricevuti dagli italiani, non solo arricchendo il proprio tessuto culturale e sociale, ma anche godendo di un po’di diversità nella loro “visione del normale”.

How much does the power of diversity influence our perception of “normality?”

by Carmelina Micallef

Every day of our daily lives, normality is represented by those reference points that are familiar to us because they reflect our experiences, traditions, our way of thinking and acting, keeping us safe and sheltered from everything. But what happens when we push beyond that, when suddenly that normality we’ve grown accustomed to collapses, catapulting us into completely different realities? And how do others see us, those on the other side, also accustomed to their own normality, because they too have one, or even more than one…

Let’s take a pause to reflect on London’s Little Italy and the magnificent Basilica of San Pietro, and let’s analyse how, by changing circumstances and context, even the perception of “normal” can take on different forms.

The Italian Basilica of San Pietro in London, founded in the distant year of 1863 as “ The Church of St. Peter of All Nations”, has become a landmark for Italians who have settled in London over the years. Its long history and role in serving the Italian community over generations have contributed to creating a deep bond on countless aspects, including architectural and artistic heritage. In fact, the elegance of the church, along with the frescoes, marble columns, and artistic decorations, attract not only the faithful but also those passionate about art and history, becoming a tangible testament to Italian culture in every sense. Here, Italians, feel “at home” because all religious functions take place in the  Italian language (and this is not a minor detail for those who still do not know English).

In that same church, the weddings of my parents and uncles and aunts were celebrated, along with the religious ceremonies of godparents. It is important to consider that not everyone living abroad has the possibility to easily return to their homeland when they want, either for economic reasons or otherwise, which makes the physical presence and psychological support of such a place even more significant!.

Every year, the procession of Our Lady of Mount Carmel, celebrated on July 16th takes on an even deeper meaning here, because in addition to the religious event itself, it is an opportunity to strengthen community ties and to support those who arrive on British soil for the first time. It is worth noting that this festivity, dating back to the times of Henry Vlll’s reform, was also the first public display of faith of the Roman Catholic Church, obtaining special permission from Queen Victoria for its safe and smooth conduct. Even Giuseppe Mazzini, a prominent figure in the Italian Risorgimento, is known for contributing to the support of Italians abroad.

Another procession of considerable importance is that of Good Friday, with floats parading through the city streets, and with actors in costumes depicting the Passion of Christ. Following them are congregations, Scouts, “little virgins” in their First Communion dresses, and marching bands. The elderly, in their Sunday clothes from decades ago, still well preserved for “important” occasions, adorned with their trinkets, proudly display them along the streets of the City.

And so, one wonders, why do traditions persist in an age dominated by technology and secularism, drawing crowds even in cold, grey England?

As a child, I asked the same question in a simple way to an adult who answered without hesitation and just said simply: “We are in London,” he said, “ and in London, this is what Italians do”.

After many years, I reconsidered the question seeking a more in-depth explanation.

Our ancestors, finding themselves on foreign soil, had to face immense challenges in adapting to a new reality. With courage and determination, they overcame the language barrier by using their village dialects or “ Pidgin English”(a simplified and basic form of English used as a lingua franca), thus paving the way for valuable teachings that still resonate today. They learned the importance of working together with people different from themselves based on the fundamental values they already knew, such as love for family, a profound sense of sacrifice, hard work, and the willingness to face another life despite everything.

By maintaining their cultural identity and making the most of it, they demonstrated that it is possible to integrate into a new society, fully embracing its diversity in an atmosphere of mutual respect. In response, the host nation generously returned the affection and collaboration received from the Italians, not only enriching its own cultural and social fabric but also enjoying a bit of diversity in their “perception of normality.”

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