Italiani nel Mondo
Las Abuelas, le nonne argentine guardiane della coscienza del paese- Las Abuelas, the Argentine grandmothers guardians of the country’s conscience
Las Abuelas, le nonne argentine guardiane della coscienza del paese
Las Abuelas de Plaza de Mayo e il recupero dei loro nipoti
Oggi abbiamo un altro articolo dalla nostra cara amica e collaboratrice in Argentina che ci racconta la Storia delle Abuelas citate nel suo ultimo articolo .
Però, vogliamo fare capire al lettore l’importanza di articoli del genere nel contesto della rubrica “Italiani nel mondo”.
Come si è capito nell’articolo precedente, e che si capirà ancora di più in questo articolo, tra i torturatori e anche gli assassini della dittature militare in Argentina, come anche tra le vittime, ci sono moltissimi cognomi italiani, naturale in un paese dove oltre il 50% della popolazione ha origini italiane, che vuol dire che queste lotte, anche in altri paesi sudamericani, sono una parte fondamentale della Storia di Emigrazione italiana nel mondo, e quindi queste lotte meritano un posto in questa rubrica.
Inoltre, bisogna aggiungere considerazioni da tenere in mente mentre leggiamo questa Storia straziante e tragica.
Primo, gli orrori raccontati in questo articolo sono possibili in qualsiasi dittatura, sia di destra come in questo caso, che di sinistra, e sono possibili, NON perché compiuti in segreto, perché in effetti non lo sono, ma proprio perché tutti sanno quel cha accade, e allora, per paura di subire le conseguenze di denunciare questi reati contro l’Umanità, tantomeno lottare contro l’oppressione, si preferisce stare zitti per non attirare l’attenzione dei boia…
Questo è proprio l’aspetto che rende la Storia delle Abuelas de Plaza de Mayo così importante, perché queste donne, madri e nonne normali, hanno sfidato apertamente le autorità responsabili per trovare non solo i loro figli desaparecidos (spariti, cioè, sequestrati dalle forze militari nel caso argentino), ma anche per recuperare i nipoti nati in segreto nei centri di detenzione, con le madri uccise dopo il parto…
E il secondo punto è perché si parla di “desaparecidos” e non semplicemente di vittime, perché in quel paese non esistono posti dove sono state sepolte le vittime delle torture seguite dalle esecuzioni sommarie.
Difatti, precisamente per nascondere il destino delle persone sequestrate, l’Aeronautica Militare dell’Argentina regolarmente caricava i corpi delle vittime, e in non pochi casi vittime ancora vive, su aerei di trasporto li ha depositati nell’Oceano Atlantico, lontano dalle coste argentine per assicurare che non ci sarebbero state prove di questo sterminio.
È Storia che bisogna conoscere per assicurare che potremo dire nel futuro, come dice il discorso nominato nell’articolo e di cui abbiamo un filmato, “Nunca Mas!” (Mai più!) e che non si ripeta più, non solo in Argentina, ma anche in altri paesi.
Di nuovo cogliamo questa occasione per invitare i nostri lettori a inviare i loro articoli al giornale perché ci sono innumerevoli episodi, nel bene e nel male, della Storia della nostra Emigrazione che non conosciamo ed è ora che cominciamo a conoscerli. Inviate i vostri articoli a: gianni.pezzano@thedailycases.com
Gianni Pezzano
Las Abuelas, le nonne argentine guardiane della coscienza del paese
Las Abuelas de Plaza de Mayo e il recupero dei loro nipoti
di Edda Cinarelli
Durante la Revolución Argentina, una dittatura che ha governato l’Argentina tra il 1966 e il 1973, prima con il generale Ongania e dopo con Lanusse, sono nati in questo paese vari gruppi terroristici che volevano togliere il paese dalla sfera d’influenza degli Stati Uniti e cambiare la struttura della società argentina, dall’inizio del paese con il Generale Roca, basata sulla concentrazione della terra e dei soldi in mano di poche famiglie.
Tra i gruppi terroristici il più importante ed attivo era l’Ejercito Revolucionario Popular (ERP) d’ispirazione marxista, fondato nel 1970 da Mario Roberto Santucho. Dopo alcuni anni, si sono aggiunti alla lotta armata Montoneros, costituito nel 1975 da Mario Eduardo Firmenich, come prosecuzione armata del partito omonimo di matrice cattolica e la Juventud Peronista (J.P.) nata nel 1951 nel seno del Partido Peronista.
Erano anni di benessere, c’era lavoro, circolava molto denaro, il paese era brulicante di esperienze culturali e la situazione faceva sperare in un futuro prospero. In effetti, dopo il successo della Rivoluzione Cubana, 1953 – 1959, tra i cui leader c’era stato Ernesto Che Guevara, proprio un argentino, e l’indipendenza ottenuta da alcuni paesi africani, in quegli anni non era delirante sperare che anche in Argentina si potesse ottenere una società più giusta.
In questo contesto i gruppi guerriglieri organizzavano vari attentati terroristici e per contrastarli José López Rega, ministro di Bienestar Social nella terza presidenza di Juan Domingo Peron (12 settembre 1973 – 14 dicembre 1974), e dopo Secretario a la Presidencia nel governo di Isabelita (soprannome di Maria Estela Martinez Peron, 14 dicembre 1974 – 24 marzo 1976) ha fondato la Alianza Anticomunista Argentina più conosciuta come Triple A, un gruppo di estrema destra che lottava contro i guerriglieri con i loro stessi metodi.
Il paese era nel caos e la gente aveva paura. Nel 1975 Isabelita firma tre decreti per l’annichilazione della sovversione, con lei lo firmano alcuni dei suoi ministri, tra i quali Italo Luder, Carlos Ruchauf e Antonio Cafiero, tutti peronisti.
Nel 1976 l’ERP era già agonizzante ma restavano Montoneros, la Juventud Peronista e gruppi minori. Per rimettere ordine o semplicemente per rafforzare la struttura sociale e concentrare ancor di più la ricchezza nelle mani di pochi, il 24 marzo 1976 i comandanti delle tre armi, Jorge Rafael Videla dell’Esercito, Emilio Massera della Marina e Orlando Agosti dell’Aeronautica, Junta Militar, hanno fatto un colpo di Stato, deposto la Presidente eletta Maria Estela Martinez Peron, considerata debole, e hanno dato inizio al “Proceso de Reorganización Nacional”, una dittatura tra le più efferate della storia del paese latino americano. Jorge Videla ha assunto la presidenza ed è iniziata la caccia ai terroristi.
La Junta militar ha compiuto vero terrorismo di Stato, ha ucciso alcuni guerriglieri e fatto sparire molte persone innocenti che non avevano niente a che vedere con il terrorismo. È stato un periodo di estrema violenza, disordine, ruberie, violenza sessuale, un genocidio con 30mila desaparecidos. Bastava lavorare come volontario in una baraccopoli, figurare nell’agenda di un terrorista, semplicemente cantare con una chitarra in una piazza pubblica o avere un po’ di soldi, che facessero gola a un militare o a un poliziotto, per sparire.
Non si riesce a capire bene per quale meccanismo psicologico gli esseri umani possano commettere azioni tanto atroci e vigliacche, si crede che sia per fanatismo, per evitarsi un problema di coscienza o in molti casi per avidità.
In generale le forze dell’ordine arrivavano di notte in un’auto Falcon verde, facevano irruzioni violente nelle case dei presunti guerriglieri, li sequestravano, a volte portavano via chiunque fosse in casa e rubavano. Sono spariti guerriglieri veri o aspiranti, sindacalisti, studenti universitari, molti giovani comuni ma anche imprenditori. Hanno potuto agire in questo modo seminando il terrore, imponendo il silenzio della Giustizia e con la complicità di alcuni esponenti di alto livello della Chiesa.
Solo le madri non hanno avuto timore.
Il 30 aprile 1977, un gruppo di mamme ha cominciato a riunirsi e a girare intorno alla Piramide de Plaza de Mayo, nel centro di Buenos Aires, e hanno iniziato un movimento di resistenza non violenta per chiedere che fine avessero fatto i loro figli. Ripetevano il rito tutti i giovedì.
In un primo momento las Abuelas erano Madres che esigevano una risposta alla loro richiesta: Dove sono i nostri figli?
All’inizio per riconoscersi portavano un garofano, in seguito hanno cominciato a coprirsi il capo con un fazzoletto bianco, il simbolo che le ha fatte conoscere in tutto il mondo.
Non esiste una data sicura di fondazione del movimento Abuelas de Plaza de Mayo, potrebbe essere il 15 maggio 1977, giorno in cui Maria Eugenia Casinelli (consuocera del poeta Juan Gelman) e altre 11 Abuelas hanno firmato un habeas corpus collettivo in forma di lettera, diretto alla Giustizia di Moròn, per denunciare nero su bianco che nei centri di detenzione c’erano dei neonati e chiedere la sospensione di ogni adozione.
Potrebbe anche essere il 21 ottobre 1977, data della prima assemblea di Abuelas, in cui è stata eletta presidente la signora Alicia Licha Zubasnabar, che nel 1989 ha rinunciato all’incarico ed è stata sostituita da Estela Barnes Carlotto, la figura più rilevante del gruppo.
Una donna emblema della forza, resistenza e capacità di gestione di Abuelas. che da quarant’anni porta avanti una lotta per il recupero dei nipoti nati in carcere.
Uno dei tanti aspetti perversi della repressione è stata l’appropriazione dei bambini nati nei centri di detenzione e la loro posteriore adozione da parte dei militari, poliziotti, amici, parenti o conoscenti dei sequestratori anche se ci sono stati casi di bambini dati in adozione seguendo la giusta prassi legale.
Laura, figlia di Estela Carlotto, apparteneva alla Juventud Peronista, è stata sequestrata alla fine di novembre 1977, era incinta di tre mesi, in carcere ha partorito e dopo è stata uccisa. Il suo corpo è stato restituito ai genitori e la restituzione del cadavere è stato un grosso errore dei militari, perché gli è stata fatta una autopsia e si è potuto sapere tutto quello che era successo a Laura, comprese le torture subite, la data del parto e quella del suo omicidio.
Inoltre, il corpo di Laura, con quelli di poche altre persone, è stato usato come prova nel processo Nunca Mas (che prende il nome delle ultime parole dell’arringa finale del Pubblico Ministero Julio César Strassera)) del 1985 contro la Junta militar. (N.d.r.: benché in spagnolo, vale la pena vedere il filmato del discorso sotto per vedere la reazione del pubblico alla pronuncia delle parole “Nunca mas” che sono diventate il simbolo di quel periodo della Storia dell’Argentina).
Estela sapeva che il figlio di Laura era un maschio e ha passato decenni a cercarlo. L’ha trovato nel 2014, si chiama Ignacio Montoya Carlotto.
I nipoti recuperati finora sono 134.
Le “mamme” e le “nonne” di Plaza de Mayo sono un simbolo della fiera opposizione del popolo argentino alle ingiustizie e atrocità della dittatura. La loro è stata resistenza pacifica però hanno dimostrato che si possono vincere gli oppressori con la costanza, la decisione e l’organizzazione. Ormai sia le mamme sia le nonne sono anziane ma il loro esempio resterà per sempre.
Negli ultimi anni sia Madres sia Abuelas si sono avvicinate al governo di Cristina Kirchner, probabilmente perché gli metteva a disposizione centri molto sofisticati di indagine genetiche o semplicemente i fondi per continuare le loro ricerche. Questo non è piaciuto però a una parte della società argentina, che ha finito con identificarle con il Kirchnerismo ma non è così. Una volta Carlotto durante un’assemblea di Abuelas ha detto che pur di raggiungere il suo scopo avrebbe avuto buone relazioni con qualsiasi governo indipendentemente dal segno politico.
E finiamo questo articolo con la canzone “Abuela” dedicata a “Las Abuelas de Plaza de Mayo, che ha un significato particolare, non solo perché presentata da Estella Carlotto, ma anche e soprattutto perché il batterista è proprio il nipote recuperato Ignacio Montoya Carlotto.
Las Abuelas, the Argentine grandmothers guardians of the country’s conscience
Las Abuelas de Plaza de Mayo and the recovery of their grandchildren
Today we have another article from our dear friend and collaborator in Argentina who tells us the history of the Abuelas mentioned in her previous article
However, we want to make the reader understand the importance of articles like these in the context of this “Italiani nel mondo” (Italians in the world) column.
As we understood in the previous article, and which we will understand even more in this article, amongst the torturers and even the murderers of the military dictatorships in Argentina, as well as amongst the victims, there are many Italian surnames, which is natural in a country where over 50% of the population has Italian origins, which means that these struggles, also in other South American countries, form an essential part of the history of Italian Migration around the world, and therefore these struggles deserve a place in this column.
Furthermore, we must add considerations to keep in mind as we read this heartrending and tragic history.
First of all, the horrors recounted in this article are possible in any dictatorship, both left-wing and right-wing, as in this case, NOT because they are carried out in secret, because in fact they are not, but precisely because everybody know what is happening, and so, out of fear of suffering the consequences of denouncing the crimes against Humanity, much less fighting against the oppression, people preferr to keep quiet so as not to attract the attention of the executioners…
And this is exactly the aspect that makes the history of the Abuelas de Plaza de Mayo so important, because these women, normal mothers and grandmothers, openly challenged the authorities responsible for the crimes, to find not only their desaparecidos (editor’s note: disappeared, in other words kidnapped by the military in the case of Argentina) children, but also to recover the grandchildren born in secret in the detention centres, with the mothers killed after giving birth…
And the second point is why we speak about “desaparecidos”, and not simply as victims, because in that country there are no places where the victims of torture followed by summary execution were buried.
In fact, precisely to hide the Fate of the kidnapped people, Argentina’s Air Force regularly loaded the bodies of the victims, and in not a few cases the victims were still alive, onto transport planes from which they were thrown into the Atlantic Ocean far from the coasts of Argentina to ensure that there would be no evidence of this extermination.
This is history must be known to ensure that we will be able to say in the future, as the speech mentioned below says and of which we also have video, “Nunca mas!” (never again) so that it never happens again, not only in Argentina, but also in other countries.
Once again, we welcome this opportunity to invite our readers to send their articles to the newspaper because there are countless stories, for better or for worse, in the history of our Emigration that we do not know, and it is time that we start to know them. Send your articles to: gianni.pezzano@thedailycases.com
Gianni Pezzano
Las Abuelas, the Argentine grandmothers, guardians of the country’s conscience
Las Abuelas de Plaza de Mayo and the recovery of their grandchildren
di Edda Cinarelli
During Argentina’s Revolución, a dictatorship ruled the country between 1966 and 1973, first with General Ognania and then with Lanusse, a number of terrorist groups were formed. They wanted to remove the country from the sphere of influence of the United States and to change the structure of Argentina’s society that, since the beginning of the country with General Roca, was based on the concentration of the land and of the money in the hands of a small number of families.
Amongst the terrorist groups the most important and active was the Ejercito Revolucionario Popular (ERP, People’s Revolutionary Party), inspired by Marxism, founded in 1970 by Mario Roberto Santucho. After some years the following groups joined the armed struggle, the Montaneros founded in 1975 by Mario Eduardo Firmenich, as the armed continuance of the Catholic party of the same name, and the Juventud Peronista (J.P., Peronist Youth) born in 1951 within the Partido Peronista (Peronist Party, named after Juan Peron).
Those were years of wellbeing, a lot of money was circulating, the country was teeming with cultural experiences and the situation made people hope for a prosperous future. In effect, after the success of the Cuban Revolution from 1953 to 1959, which had as one of its leaders the Argentine Ernesto Che Guevara, and the independence achieved by some African countries in those years, it was not unreasonable to hope that Argentina too could achieve a just society.
In this context the guerilla groups organized a number of terrorist attacks and to counter them José Lopez Rega, the Minister for Bienestar Social (Social Wellbeing) during the third Juan Domingo Peron Government (12 September 1970 to 14 December 1974), and later Secretario a la Presidencia (Secretary of the Presidency) of the government (14 December 1974 to 24 March 1976) led by Isabelita (as Maria Estela Martinez Peron was called) founded the Alianza Anticomunista Argentina (Argentine Anti-communist Alliance), better known as “Triple A”, an extreme right-wing group that fought against the guerillas with their same methods.
The country was engulfed in chaos and the people were scared. In 1975 Isabelita signed three degrees for the annihilation of the subversion, and some of her Ninisters signed with her, Italo Luder, Carlos Ruchauf and Antonio Cafiero, all of them peronists.
In 1976 the ERP was in its death throws, but the Montaneros, the Juventud Peronista and minor groups remained. In order to restore law and order, or simply to reinforce the structure of the society and to concentrate even more money in the hands of a few people, on 24 March 1976 the Commanders of the three branches of the Armed Forces, Jorge Rafael Videla of the Army, Emilio Massera of the Navy and Orlando Agosti of the Air Force, formed the Junta Militar that carried out a coup d’état, overthrowing the elected President Maria Estela Martinez Peron, who was considered weak, and began the Proceso de Reorganización Nacional (Process of National Reorganization), one of the most wicked dictatorships in the history of the Latin American country. Jorge Videla took the Presidency and began hunting the terrorists.
The Junta Militar carried out true State terrorism, it killed some guerillas and made many people who had nothing to do with the terrorism disappear. It was a period of extreme violence, disorder, theft, sexual violence, a genocide with thirty thousand desaparecidos. It was enough to work as a volunteer in a shanty town, appear in the diary of a terrorist, to simply sing with a guitar in a public place, or to have some money that was tempting to a soldier or a policeman, to disappear.
It is not possible to understand with what psychological mechanism human beings can commit such atrocious and cowardly actions. It is believed that it was out of fanaticism, to avoid problems of the conscience, or, in many cases, for avarice.
Generally, the forces of law and order came at night in a green Falcon car, they broke violently into the homes of the presumed guerillas, they kidnapped them, sometimes they took away whoever was in the house, and they stole. Real or aspiring guerillas, trade union officials, university students, many normal young people and even entrepreneurs disappeared. They were able to act in this way sowing terror, imposing silence on the Justice system and with the complicity of some high-level exponents of the Catholic Church.
Only the mothers were not afraid.
On 30 April 1977 a group of mothers began to gather and walk around the Pyramid of Plaza de Mayo, a square in central Buenos Aires, and they began a non-violent resistance movement to ask what had happened to their children. They repeated this ritual every Thursday.
Initially las Abuelas (grandmothers) were Madres (mothers) who demanded an answer to their request: Where are our children?
In the beginning they brought a carnation to recognize each other, but subsequently they began to cover their heads in a white handkerchief, the symbol that made them known around the world.
There is no sure date of the foundation of the Abuelas de Plaza de Mayo (Grandmothers of the Plaza de Mayo) movement, it could be 15 May 1977, the day in which the Maria Eugenia Casinelli (co-mother in law of the poet Juan Gelman) and another 11 Abuelas signed a collective writ of habeas corpus in the form of a letter directly to Justice Minister Moròn to denounce in black and white that there were new born children in the detention centres and to ask for the suspension of all the adoptions.
It could also have been 21 October 1977, the date of the first assembly of the Abuelas that elected as President Alicia Licha Zubasnabar who resigned from the position in 1989 and was replaced by Estela Barnes Carlotto, the most relevant figure of the movement.
She was a symbol of the strength, resistance and capacity of management of the Abuelas who for forty years led a fight for the recovery of the grandchildren born in jail.
One of the many perverse aspects of the repression was the appropriation of the children born in the detention centres and their later adoption by soldiers, policemen, relatives, or acquaintances of the kidnappers, even if there are cases of adoption following the proper legal practice.
Laura, the daughter of Estela Carlotto, belonged to the Juventud Peronista and was kidnapped at the end of November 1977. She was three months pregnant, gave birth in jail and afterwards she was murdered. Her body was given back to the parents and the return of the body was a grave mistake by the military because an autopsy was carried out that revealed what had happened to Laura, including the torture she endured, the dates of the birth and the murder.
Furthermore, Laura’s body and those of a few other people were used as evidence in the Nunca Mas trial of 1985 against the Junta Militar. (Editor’s note, even though the speech is in Spanish given by the Prosecutor Julio César Strassera, it is worthwhile watching the video of the speech below to the end and the reaction of the people present to the words “Nunca Mas”, which became a catch cry regarding that period of Argentina’s history).
Estela knew Laura had given birth to a son and spent decades looking for him. She found him in 2014, his name is Ignacio Montoya Carlotto.
So far, the recovered grandchildren number 139.
The “mothers” and the “grandmothers” of Plaza de Mayo are a symbol of the fierce opposition of the people of Argentina to the injustices and atrocities of the dictatorship. Their resistance was pacific, but they demonstrated that it is possible to defeat the oppressors with perseverance, decisiveness, and organization. Now with the mothers and grandmothers are elderly but their example will last forever.
In recent years both the Madres and the Abuelas have drawn closer to the Government of Christina Kirchner, probably because it provided them with very sophisticated for genetic research centres, or simply the funds to continue their research. This did not please a part of Argentina’s society which ended up identifying them with Kirchner, but this was not the case. Once during an assembly of the Abuelas Carlotto said that to reach it purpose it would maintain good relations with any independent government, regardless of its politics.
And we conclude this with the song “Abuela” dedicated to the “Las Abuelas de Plaza de Mayo” which has a particular significance, not just because it is introduced by Estella Carlotto, but also and above all because the drummer is her recovered grandson Ignacio Montoya Carlotto.