Italiani nel Mondo
Dalle dittature militari al nuovo Presidente, l’Argentina spiegata da Julio Santucho, italo argentino- From the military dictatorships to the new President, Argentina explained by Julio Santucho, Italo-Argentinean
Dalle dittature militari al nuovo Presidente, l’Argentina spiegata da Julio Santucho, italo argentino
Oggi abbiamo il piacere e l’onore di presentare un’altra intervista di Edda Cinarelli, una nostra cara amica e collaboratrice in Argentina, il paese con la comunità italiana più grande del mondo, che include oltre un milione di iscritti all’AIRE.
Difatti, l’intervista è importante per noi perché ci fa conoscere le moltissime realtà di quel paese importante, sia drammatiche che tragiche, e quindi che sappiamo veramente poco della vita dei nostri parenti e amici all’estero nel corso del tempo.
Nell’intervista il suo soggetto ci spiega episodi importanti che ci fanno ricordare che i nostri parenti e amici in Argentina hanno avuto molte difficoltà, a causa di varie situazioni politiche del paese nel corso del tempo, dai decenni di dittature militari alla recente vittoria elettorale di Javier Milei come Presidente che ha attirato di nuovo l’attenzione del mondo su questo paese importante.
Il soggetto dell’articolo è Julio Santucho, il presidente del Festival Internacional de Cine Ambiental e chi vuole sapere di più del Festival potrà trovare i dettagli sul sito.
E la sua vita fornisce una testimonianza importante di questi cambi, spesso drammatici e tragici.
Anzi, incoraggiamo i nostri lettori a leggere l’articolo fino alla fine perché Santucho fornisce i dettagli del costo personale della dittatura militare. Per fortuna, è uno dei pochi casi in cui il parente sequestrato venne restituito alla propria famiglia.
Santucho, di chiare origini italiane come dimostra la versione spagnola del cognome, è un personaggio che ha anche una vita particolare che riflette i travagli dell’Argentina nel corso degli anni. Una sua breve biografia si trova su “Il Messaggero”, il giornale storico di Roma dove si è rifugiato per molti anni:
L’intervista è affascinante e dobbiamo ricordare sempre che l’Argentina una volta era ricchissima, infatti, questo è il motivo delle grandi ondate della nostra emigrazione nel paese a cavallo tra l’800 ed il ‘900, ma che, per via della sua ormai endemica instabilità politica, non riesce a realizzare il suo potenziale economico enorme.
Ringraziamo Edda per i suoi contributi e speriamo che incoraggeranno altri lettori all’estero a contribuire con articoli delle loro esperienze, o storie di altri personaggi italiani importanti nel mondo. Potete inviare i vostri articoli a: gianni.pezzano@thedailycases.com
Gianni Pezzano
Dalle dittature militari al nuovo Presidente, l’Argentina spiegata da Julio Santucho, italo argentino
Di Edda Cinarelli
Nato a Santiago del Estero nel 1945 in una famiglia borghese, figlio di un noto avvocato che si occupava di difendere i diritti dei braccianti calpestati dai latifondisti, si è laureato in Teologia presso la “Universidad Catoilica Argentina”. Da giovane è stato membro del “Partito Revolucionario de los Trabajadores” (PRT).
La sua prima moglie, Cristina Navajas, è stata sequestrata il 13 luglio 1976 insieme a sua sorella Manuela Santucho, entrambe “desaparecidas”. Cristina Navajas in reclusione ha dato alla luce Daniel, il nipote recuperato numero 133.
Nel 1976 Julio è andato in esilio in Italia, dove si è laureato in Filosofia all’Università Lateranense di Roma, ed ha insegnato Letteratura Ispano Americana presso l’Università della Calabria, è ritornato in Argentina nel 1993. Qui ha fondato l’Istituto Multimedia DerHumALC Argentina che si occupa di cinema e organizza un festival, i cui temi sono ambiente e diritti umani, è cofondatore della Green Film Network e della Human Rights Film Network.
Mi ha sorpresa la vittoria nelle scorse elezioni di Javier Milei, perché crede che abbia vinto?
Ha avuto il 30% dei voti degli elettori, il resto glieli ha dati il PRO, la destra più organizzata, cioè solo unendosi Milei e Macri hanno potuto vincere Massa con questo risultato: chi governa è Milei. È un caso strano, non esiste al mondo una proposta di trasformazione di governo come quella che ha fatto lui: Il DNU, la Legge Omnibus (n.d.r. che ha dato la vittoria a Milei). Il Fondo Monetario esigeva di ridurre il deficit fiscale in quattro anni e questo Presidente lo vuole fare in sei mesi e chiede praticamente l’annullamento del Parlamento.
Ma perché ha vinto la destra liberista?
Credo che ci sia stata una lunga decadenza del sistema politico. Il partito che ha governato per molti anni seguiva dei dogmi politici ed economici che non funzionano più come per esempio le tariffe sussidiate per tutti anche per i ricchi. Questo aveva senso nel 2001 quando c’è stata una forte crisi, ma dopo non ce l’aveva più. Nell’ultimo governo di Fernandez il ministro dell’Economia Martín Guzmán, voleva fare una riqualificazione delle bollette per categorie, in forma graduale, e mantenere le tariffe sussidiare per i poveri. Cristina Kirchner non l’ha permesso e questa è solo una delle tante cause del deficit fiscale. Il sistema politico anteriore era anchilosato, insensibile ai problemi dell’inflazione, una piaga endemica in Argentina. I politici al potere agivano in modo da rendere la situazione sempre più critica, d’altra parte il Partito Radicale, che era quello più democratico, non ha avuto la capacità di fare proposte, è subalterno ad un altro. È questo il contesto da cui è nato questo libertario che, in realtá è un organico del capitale finanziario, Javier Milei. Se ci fosse stata un’alternativa forte, se la sinistra avesse fatto una proposta interessante probabilmente avrebbe vinto.
Pensa?
Qual è stata la proposta di questo leader? L’unica proposta alternativa, diversa? Quella di eliminare la casta. Come si poteva prevedere e oggi si è dimostrato, la casta che deve pagare la crisi sono tutti i lavoratori e il ceto medio. Massa non ha avuto la capacità, l’audacia di lanciare un messaggio che potesse convincere gli indecisi.
Come mai i giovani hanno votato Milei?
I giovani hanno una cultura diversa dalla nostra, sono più orizzontali, non accettano i verticalismi, la struttura piramidale: i sindacati, i partiti politici, per loro sono cose che non funzionano. In rete sono tutti uguali, questo li ha predisposti a un personaggio come Milei, che vuole la deregulation totale. Penso che non abbiano fatto caso ai discorsi di Milei, che parlava contro l’aborto, voleva distruggere la Banca Centrale, non associavano il candidato ai suoi reali programmi. Gli piaceva il personaggio con l’idea che bisognava cambiare tutto, eliminare la casta e pensavano che le riforme che proponeva non avrebbero toccato le persone comuni ma solo la burocrazia politica.
Non credo che questo governo avrà successo
Anche gli economisti di destra pensano che la formula di Milei non funzionerà e che presto ci sarà una crisi peggiore. Siamo entrati in una spirale di recessione più inflazione, sembra impossibile che lui non si renda conto di quello che sta succedendo. È dogmatico.
Cosa potrebbe succedere?
Ci sarà una reazione popolare. Ora siamo in un periodo di ferie, dopo l’estate ci sarà un autunno caldo. I sindacati non si erano mossi da tempo ma ora sono stati attaccati direttamente.
Perché sono stati attaccati direttamente?
Le misure di Milei su mercato del lavoro e diritto del lavoro sono estreme e vessatorie, dal diritto di sciopero agli orari. Come è già accaduto in altri casi e in altri paesi, anche di recente, ad esempio in Gran Bretagna, il primo punto di attacco di un governo di destra è il mondo del lavoro con le sue conquiste.
Questo lascia fuori i sindacati che sono pagati dagli iscritti con un lavoro in relazione di dipendenza, così il DNU mette in discussione l’essenza stessa del sindacato. Per fortuna, il capitolo sul lavoro del DNU è stato annullato dalla Giustizia. Ci sarà comunque una reazione e la Resistenza sindacale è sempre stata forte, ha messo in crisi la dittatura, se i sindacati si muovono trema il governo.
Mi ricordo la manifestazione del 30 marzo 1982 con Saul Ubaldini
La CGT ha messo in crisi la dittatura, se i sindacati si muovono e se si muove la classe media il governo entra in crisi. Nel 2001 la classe media ha avuto un ruolo fondamentale nella caduta del governo di De la Rúa perciò nei prossimi mesi qualcosa succederà. Milei e il suo consiglio dei ministri dovranno modificare le politiche, i loro piani o ci sarà una crisi del governo. Se queste riforme saranno approvate ci sarà un disastro perché avremo una specie di dittatura. Chi ha votato Milei non lo sapeva.
C’è la possibilità di un Golpe di Stato?
Sono in contatto con la “Asamblea Desobediente”, un gruppo di figli e familiari di genocidi che si riuniscono per manifestare il loro ripudio verso le azioni dei loro familiari e loro pensano che i militari non possano fare un colpo di Stato. Milei può dissolvere il Parlamento ma non ci può essere una dittatura militare. Senza il Parlamento potrebbe esserci un governo civile appoggiato dai militari. Ci sono esperienze simili negli anni anteriori in alcuni paesi sudamericani. È importante la presa di posizione dei settori democratici della società.
Lei viene da una famiglia borghese, che aveva in Santiago del Estero uno studio di avvocati molto importante, perché siete stati attivisti nella guerriglia?
Non mi sembra strano. Mio padre si è iscritto nel radicalismo dal 1912, aveva sedici anni, quando si è approvata la Legge Sáenz Peña, quella del voto universale, segreto e obbligatorio. Grazie a questa legge nel 1916 c’è stato il primo governo democratico, quello di Irigoyen, prima si votava per alzata di mano.
Lui ha lavorato all’interno della Provincia con i settori poveri, lavorava con Irigoyen per far rispettare le leggi, per difendere i braccianti, i contadini dai proprietari terrieri. Ha educato così i figli. Era più importante migliorare il mondo che arricchirsi, quella era la mentalità con cui siamo stati educati. Amilcare, il mio fratello maggiore, ha militato nel Partito Comunista, degli altri chi non era comunista era del Partito Radicale e i più giovani della famiglia sono diventati rivoluzionari. Bisogna contestualizzare la storia, quella era l’epoca delle insurrezioni popolari, del “Cordobazo” (n.d.r. una rivolta della città di Cordoba). C’era un clima sociale che faceva sperare in un cambiamento, in una democrazia popolare.
La Sua famiglia è stata molto perseguitata dai militari, come si impara a vivere con tanto dolore?
Con molta amarezza per le perdite ma anche con l’orgoglio di aver fatto parte di una generazione e di una famiglia molto colpita, che ha avuto il dirigente più importante di quel periodo, mi riferisco a mio fratello Roby. Come ha scritto Osvaldo Bayer: “Nella storia vince l’etica “e quei giovani saranno ricordati come persone generose che hanno dato la vita per migliorare la società, anche Gesù era un ribelle e per questo l’hanno ucciso.
Per evitare la rivoluzione contro un movimento popolare in piena mobilitazione e un inizio di lotta armata, i militari hanno perso la testa e hanno messo mano ai crimini di lesa umanità. Quando la dittatura è caduta è cambiata la storia perché nei fatti, il nostro paese era governato dai militari dal 1930 con alcune parentesi democratiche. I partiti politici potevano governare solo se avevano il visto dei militari.
Dal 1983 in poi tutto è cambiato. La nuova generazione dei militari non vuole saperne niente di una nuova dittatura perché teme una nuova ondata di processi con il rischio di 12.000 mila condanne cui deve far fronte la generazione dei militari protagonisti del golpe del 1976.
La repressione è stata molto violenta
Hanno ammazzato freddamente più di 30.000 militanti ma hanno anche ammazzato gente innocente che non aveva niente a che vedere con la guerriglia, hanno torturato, hanno rubato bambini.
I militari avevano un ruolo molto importane nella storia argentina?
Dal 1930 abbiamo avuto continui interventi dei militari nella vita politica, praticamente governavano loro. Con l’arrivo al governo di Alfonsin, il processo ai militari ha inflitto un duro colpo al loro metodo terroristico e ci ha liberati dalla possibilità di un’eterna dittatura. Ora non è possibile un Golpe perché i militari non si sono ancora recuperati anche se c’è la possibilità di una dittatura civile ma non credo che ci sarà. Prima qualsiasi governo che non fosse militare veniva rovesciato.
I militari praticamente hanno governato dal 1930 al 1983 e quando non l’hanno fatto direttamente condizionavano i governi democratici. Lo stesso Alfonsin ha subito un tentativo di Colpo di Stato nella «Semana Santa de 1987», una rivolta di membri dell’Esercito Argentino con a capo il tenente colonnello Aldo Rico, la prima di quattro rivolte militari «carapintadas” (n.d.r., di ultra destra). Per fortuna ora non è così, non hanno più quel ruolo.
Non capisco perché la società dava ai militari il ruolo di difensori dei valori etici e patriottici
Per l’ideologia del nazionalismo patriottico nel senso che loro erano i guardiani della patria, della sicurezza. L’Argentina è stata fatta da una oligarchia di cui il Generale Roca era uno dei principali rappresentanti. Dopo la Campagna del deserto, si sono divisi le terre della Patagonia tra loro. Il concentramento delle terre e quello delle ricchezze hanno impedito all’Argentina di diventare un paese progredito come l’Australia o come gli USA e questo problema costituisce la fragilità dell’Argentina. Questi oligarchi dispongono anche della Finanza, delle banche. Lo storico Julio Godio ha scritto che nell’Ottocento l’Argentina aveva due possibilità di sviluppo, una progressista e l’altra reazionaria, e che ha scelto la via reazionaria con il concentramento delle terre, delle ricchezze e l’adozione di una cultura nazionalista. Carlos Escudé parla di ideologia nazionalista, hanno cercato di creare il cittadino argentino, di uniformare la gente.
Nel 1910 Ramos Mejia presidente del “Consejo Nacional de Educación” (Consiglio Nazionale dell’Educazione), ha imposto il catechismo patriottico, ha messo la scuola al servizio della nazione soprattutto per convertire gli immigrati ed i loro figli in cittadini argentini, modellarne il pensiero e poterli controllare.
È direttore di un festival cinematografico?
Quando sono rientrato dall’Italia ho fondato un’associazione che si occupa di cinema e organizza un festival, sono passati 25 anni. Siamo sopravvissuti a tutte le crisi. Ci occupiamo di Cinema ambientale e dei diritti umani, i temi sono ampli. Noi scegliamo i film per la loro qualità artistica ma anche per la capacità di commuovere le coscienze. Il cinema in particolare è potente nel senso che può trasmettere la sensibilità, provocare emozioni che portano a riflettere e a cambiare la mentalità.
Abbiamo scelto di non partecipare nei partiti politici poiché presentiamo film sui Diritti Umani e non vogliamo essere condizionati.
Parliamo di Daniel, il nipote che non è stato recuperato ma che ha recuperato la sua famiglia
Proprio oggi è il compleanno di Daniel e questa sera festeggeremo insieme. Lui è nato il 10 gennaio 1977. È stato appropriato da un poliziotto della Provincia di Buenos Aires con la collaborazione dei suoi compagni. C’è un testimone, un uomo che all’epoca era un ragazzino di 12 – 13 anni ed ha visto uscire dalla stanza dell’appropriatore due poliziotti che erano con Gonzalez e gli hanno detto: “stai tranquillo che noi ti troviamo un bambino”. Vuol dire che questi l’hanno aiutato a rubare il neonato infatti poco tempo dopo Gonzalez aveva un figlio. L’atto di nascita falso di Daniel è stato fatto in un paesino della Provincia di Santiago del Estero, in cui era nato il suo appropriatore. Nell’atto ci sono i nomi di due dichiaranti e del rappresentante del sindaco, non c’è il nome di chi ha assistito al parto perché la moglie di Gonzalez non ha partorito, c’è il nome del bambino e la sua data di nascita: 24 marzo 1977, hanno messo il giorno del golpe.
Quando Daniel si è presentato ad “Abuelas” (nonne che cercavano i desaparecidos e anche i loro figli), gli hanno chiesto per certificare la sua identità di presentare qualche documento allora lui è andato alla Casa de Santiago del Estero, in via Florida, ha chiesto una copia dell’atto di nascita e poi è andato nella parrocchia dove è stato battezzato per chiedere il suo certificato di Battesimo, dove c’è scritto che è stato battezzato il 19 marzo 1977 ed è nato il 24 marzo. Un esperto ha scoperto che la data del 24 marzo è stata sovrapposta a quella del 10 gennaio, che è sotto. Naturalmente a Daniel è stato fatto un esame di DNA da cui risulta che è mio figlio e di Cristina Navajas senza ombra di dubbi.
From the military dictatorships to the new President, Argentina explained by Julio Santucho, Italo-Argentinean
Today we have the pleasure and honour of presenting another interview by Edda Cinarelli, our dear friend and collaborator in Argentina, the country with the world’s largest Italian community, which includes more than a million people registered with the AIRE, the official Registry of Italians resident overseas.
In fact, the interview is important for us in other countries because it shows us the very many realities, both dramatic and tragic, in that important country, and therefore make us understand how we truly know little or nothing about the lives of our relatives and friends over the years.
In the interview her subject explains major episodes that make us remember that our relatives and friends in Argentina had many hardships due to the various political situations in the country over time, from decades of military dictatorships to the recent electoral victory of Javier Milei as President which once again drew the world’s attention to this important country.
The subject of the article is Julio Santucho, the president of the Festival Internacional de Cine Ambiental (International Environmental Film Festival) and those who want to know more about the Festival can find the details on its website.
And his life provides an important testimony of the often dramatic and tragic changes in Argentina.
Indeed, we urge readers to read until the end of the article because Santucho provides details of the personal cost of the military dictatorship. Luckily, it is one of the few cases in which the missing family member was ultimately reunited with his proper family.
Santucho, of clear Italian origins as the Spanish version of his surname reveals, is a person who has a particular life which reflects the troubles of Argentina over the years. His short biography can be found in Rome’s historic newspaper, Il Messaggero, a city where he took refuge for many years.
The interview is fascinating, and we must always remember that Argentina was once very rich, in fact, this was the reason for the great waves of our migration to the country between the 19th and 20th centuries, but which, due to its endemic political instability, fails realize its enormous economic potential.
We thank Edda for her contributions, and we hope that it will encourage other readers overseas to contribute articles of their experiences, or stories of other important Italians in the world. You can send your articles to: gianni.pezzano@thedailycases.com
Gianni Pezzano
From the military dictatorships to the new President, Argentina explained by Julio Santucho, Italo-Argentinean
Di Edda Cinarelli
Born into a bourgeois family in Santiago del Estero (Argentina) in 1945, Julio Santucho is the son of a famous lawyer who dealt with defending the rights of labourers trampled upon by the landowners. He graduated from Argentina’s Catholic University with a Degree in Theology. As a young man he was a member of the “Partito Revolucionario de los Trabajadores” (Revolutionary Workers’ Party).
On July 13, 1976, his first wife Cristina Navajas and his sister Manuela Santucho, were kidnapped, both “desaparecidas” (editors’s note, literally “disappeared”, as the kidnapped political prisoners in Argentina who were never found again are called). While imprisoned Cristina Navajas gave birth to Daniel, who was the 133rd recovered child from captivity (who were often adopted by members of the military dictatorship of the time)
In 1976 Julio went into exile in Italy where he graduated in Philosophy from Rome’s Università Lateranense, and he taught Spanish American Literature at the University of Calabria. He returned to Argentina in 1993 where he founded the Istituto Multimedia DerHumALC Argentina which deals with cinema and organizes a festival with themes of the environment and human rights, and he is the co-founder of the Green Film Network and the Human Rights Film Network.
Javier Milei’s win in the recent presidential election surprised me, why do you think he won?
He obtained 30% of the vote, the rest were given to him by the PRO, the most organized right-wing group. In other words, only by getting together Milei and Macri were they able to convince Massa with this result: the one governing is Milei. It is a strange case, there is no proposal of transformation of government in the world like what the DNU, the omnibus law (editor’s note: that gave governing powers to Milei) did. The IMF demanded the reduction of the financial deficit in four years and this President wants to do it in six months and practically asks for the annulment of the Parliament.
Why did the liberalist right win?
I believe there has been a long decline in the political system. The political party that governed for many years followed political and financial dogmas that no longer work, such as subsidised tariffs for everybody, even the rich. This made sense in 2001 when there was a strong crisis, but they no longer had any sense afterwards. In the last Fernandez Government, the Economic Minister Martín Guzmán wanted to gradually reclassify the bills by category, and to maintain the subsidised tariffs for the poor. Cristina Kirchner did not allow it and this was only one of the many causes of the financial deficit. The previous political system was rigid, insensitive to the problems of inflation, an endemic plague in Argentina. The politicians in power acted in a manner that made the system increasingly critical. On the other hand, the Radical Party, which was the most Democratic, did not have the capacity to make proposals, it is subordinate to another. And this is the context this liberalism was born, which, in reality is a member of the financial capital, Javier Milei. If there had been a strong alternative, if the left had made an interesting proposal, it would probably have won.
You think so?
What was this leader’s proposal? The only alternative, different proposal? That of eliminating the caste. As could have been predicted and today has been demonstrated, the caste that must pay for the crisis are all the workers and the middle class. Massa did not have the capacity, the audacity, to launch a message that could have convinced the undecided.
How come the young people voted for Milei?
The young people have a different culture from ours, they are more horizontal, they do not accept verticality, the pyramid structure: the trades union, the political parties. For them they are things that do not work. On the internet they are all the same, this made them open to someone like Milei who spoke against abortion, he wanted to destroy the Central Bank, they did not associate the candidate with his real programmes. They liked the person with the idea of changing everything, eliminating the caste, and they thought that the reforms he offered would not have touched ordinary people, but only the political bureaucracy.
I do not believe this government will be successful
Even the economists of the right think that Milei’s formula will not work and that there will soon be a worse crisis. We have entered into a spiral of recession plus inflation, it seems impossible that he does not realize what is happening. He is dogmatic.
What could happen?
There will be a mass reaction. We are in a period of holidays, after the summer there will be a hot autumn. The trades union have not moved for some time but now they have been attacked directly.
Why were they attacked directly?
Milei’s measures on the work market and the right to work are extreme and oppressive, from the right to strike to working hours. As already happened in other cases and in other countries, even recently, in Great Britain for example, the first point of attack of a right-wing government is the world of work with its conquests.
This cuts off the trades union which are paid by the members with jobs, in this way the DNU puts into doubt the essence of the trade union itself. Luckily, the work chapter of the DNU has been annulled by the courts. In any case, there will be a reaction and the resistance of the unions has always been strong, it put the dictatorship into crisis, if the trades union move the government will tremble.
I remember the protest of 30 March, 1980 with Saul Ubaldini
The CGT put the dictatorship into crisis, if the trades union act and if the middle-class acts, the government will go into crisis. In 2001 the middle class had a fundamental role in the fall of the De la Rúa government, so something will happen in the coming months. Milei and his Cabinet will have to modify their policies, their plans or there will be a government crisis. If these reforms are approved there will be a disaster because we will have a kind of dictatorship. Those who voted for Milei did know him.
Is there the possibility of a Coup d’état?
I am in touch with the “Asamblea Desobediente” (Disobedient Assembly), a group of the children and family members of the genocides who get together to express their repudiation of the actions of their family members and they think the military cannot carry out a coup d’etat. Milei can dissolve the Parliament but there cannot be a military dictatorship. Without the Parliament there could be a civil government supported by the military. There have been similar experiences in previous years in some South American countries. The stance of the democratic sectors is important.
You come from a bourgeois family which had a very important law firm in Santiago del Estero, why were you activists in the guerilla war?
It does not seem strange to me. My father was a member of the radicalism of 1912, and he was sixteen years old when the Sáenz Peña Law, which gave universal, secret and compulsory voting, was approved. Thanks to this law there was the first democratic government in 1916, headed by Irigoyen. Before then voting was show of hands.
My father worked with the poor sectors in the Province, he worked with Irigoyen to enforce the laws, to defend the labourers, the peasants from the land owners. He educated his children in this way. It was more important to improve the world than to get rich, that was the mentality in which we were taught. Amilcare, my elder brother, was part of the Communist Party, Of the others, who was not communist was a member of the Radical party and the younger members of the family became revolutionaries. History must be set in its context, this was the period of the popular uprisings, of the “Cordobazo” (editor’s note, the uprising in Cordoba). There was a social climate that gave rise to hope for change, in a popular democracy.
Your family was persecuted a lot by the military, how do you learn to live with so much pain?
With a lot of bitterness for the losses, but also with pride for being part of a generation and a family that had been very affected, which had the most important administrator of that period, I refer to my brother Roby. As Osvaldo Byer wrote: “In history ethics wins” and “and those young people will be remembered as generous people who gave their lives to improve society, even Jesus was a rebel, and that is why they killed him”.
To avoid the revolution against the popular movement in full mobilization and the start of armed struggle, the military lost its mind and started crimes against humanity. When the dictatorship fell, history changed because in fact our country had been governed by the military since 1930 with some democratic parentheses. The political parties could govern only if they had the approval of the military.
And then everything changed from 1983. The generation of soldiers does not want to know a thing about a new dictatorship because it feared a new wave of trials with the risk of 12,000 convictions which the generation of soldiers involved in 1976 coup would have to face.
The repression was very violent
They killed more than 13,00 militants in cold blood, but they also killed innocent people who had nothing to do with the guerilla war, they tortured, and they stole children.
Did the military have a very important role in Argentina’s history?
Since 1930 we have had continual interventions by the military in political life, practically they governed. With the arrival of the Alfonsin government the trial of the military inflicted a harsh blow on their methods of terrorism and freed us from the possibility of an eternal dictatorship. A coup d’ètat is not possible now because the military has not yet recovered, even if there is the possibility of a civil dictatorship, but I do not think there will be one. Before, any government that was not military was overthrown.
Practically, the military governed from 1930 to 1983 and they did not do so the conditioned the democratic governments. The same Alfonsin suffered a Coup d’état in the «Semana Santa de(Holy Week of) 1987», a revolt by members of Argentina’s Army led by Lieutenant Colonel Aldo Rico, the first of four military «carapintadas” (editor’s note, ultra-right wing) revolts. Luckily this is not the case now, they no longer have that role.
I do not understand why society gave the military the role of defenders of ethical and patriotic values
Due to the ideology of patriotic nationalism in the sense that they were the guardians of the homeland, of security. Argentina was made by an oligarchy in which General Roca was one of the main representatives. After the Desert Campaign the lands in the Patagonia were divided amongst them. The concentration of the lands and the riches have prevented Argentina from becoming a progressive country like Australia or the USA and this problem constitutes the fragility of Argentina. These oligarchs also have control of finances, of the banks. The historian Julio Godio wrote that 19th century Argentina had two possibilities for development, one progressive and the other reactionary and it chose the reactionary path with the concentration of the lands, the riches, and the adoption of a nationalist culture. Carlos Escudé talks about a nationalist ideology, they tried to create the Argentine citizen, to level out the people.
In 1919 Ramos Mejia, President of the Consejo Nacional de Educación (National Council of Education) imposed patriotic Catholicism, put schools at the service of the nation, above all to convert the immigrants and their children into Argentine citizens, to shape their thoughts and to be able to control them.
You are the director of the film festival?
When I came back from Italy, I founded an association which deals with the cinema and organizes a film festival. Twenty-five years have gone by. We survived all the crises. We deal with the cinema of environmentalism and human rights and the issues are wide. We choose the films for their artistic quality and also for the capacity to move consciences. The cinema in particular is powerful in the sense that it can convey sensibility, provoke emotions that lead to reflection and to change mentality.
We chose to not participate in the political parties since we present films on Human Rights and we do not want to be conditioned.
Let us talk about Daniel, the grandchild who was not recovered but who recovered his family
Today is Daniel’s birthday and we will celebrate together this evening. He was born on January 17, 1977. He was appropriated by a policeman of the Province of Buenos Aires with the collaboration of his colleagues. There is a witness, a man who was 12-13 years old at the time who saw two policemen leave the office of the “appropriator”. They were with Gonzalez and they told him “Don’t worry, we will find you a child”. This meant they helped him steal the newborn baby, in fact, short time later Gonzalez had a son. Daniel’s birth certificate was produced in a small town in the Province of Santiago del Estero where his possessor was born. In the document there are the names of the two who declared the birth and the representative of the Mayor, there is no name of who witnessed the birth because Gonzalez’s wife had not given birth, there is the name of the child and his date of birth, 25 March, 1977, they put the date of the coup d’état.
When Daniel went to the “Abuelas” (editor’s note, the grandmothers looking for the “desaparecidos” and their children), in order to certify his identity they asked him to present documents and so he went to the Casa de Santiago del Estero in vis Florida and he asked for a copy of the birth certificate and then he went to the parish where he was baptized to ask for his Baptismal certificate where it is written that he had been baptized on 19 March, 1977 and born on 24 March. An expert discovered that the date of 24 March had been superimposed on the one of 10 January, which is below. Naturally Daniel took a DNA test which showed that he is the son of me and Christine Navajas without a shadow of a doubt,