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Italia

Le tradizioni e la memoria

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Quando parliamo di tradizioni dobbiamo capire che non sono immutabili e secolari, ma cambiano con i tempi e con la Storia e la popolazione del paese

di Gianni Pezzano

Come sappiamo tutti la memoria è ingannevole, a volte ci fa pensare che il passaggio del tempo sia lento e altre volte ci nasconde la velocità dei cambiamenti al nostro modo di vivere. Le tradizioni fanno parte della categorie degli inganni del tempo,  perché non sono così costanti ed eterne come vogliamo credere e i cambiamenti delle tradizione sono l’indicazione vera di quanto si sia modificato il mondo nel corso della nostra vita.

Qualche anno fa mi trovavo al funerale del padre di un personaggio importante della comunità italo-australiana della mia ormai ex città Adelaide. A causa delle circostanze pensavo d’essere abituato al rito delle cerimonie funebri di quel paese, soprattutto nella nostra comunità, ma quel funerale ha aperto la porta a un passato che molti di noi presenti quel giorno pensavamo fosse sparito molti anni prima e per sempre.

Dai discorsi con amici dopo ho capito di non essere stato l’unico a essere sorpreso dalle urla di un gruppo di donne all’arrivo della bara nella chiesa. Le donne erano pagate per urlare e quindi per esprimere il dolore dei famigliari al passaggio ad altra vita del defunto Era un volto delle tradizioni italiane, soprattutto in alcune zone del sud del paese, che la nostra memoria aveva cancellato.

Era un rito che a volte vedi in film vecchi e che ormai molti considerano temi per ricerca di sociologi e antropologi e che certamente non doveva più far parte di funerali in Australia all’inizio del terzo millennio. Ma i riti legati alla morte sono probabilmente il mezzo più importante per capire i cambiamenti enormi nella nostra società, grazie agli sviluppi della scienza e la tecnologia, ma non solo.

Anni prima mi trovavo in Italia quando è deceduto un parente nel Beneventano e ovviamente mi sono recato al suo paese per il funerale con mia nonna ed altri parenti. Quando siamo arrivati ho avuto una sorpresa enorme nel vedere il defunto nel letto di casa, le tende chiuse e tutti gli specchi della casa coperti con stoffe nere.

Ho saputo poi che coprire gli specchi non era una tradizione insolita in Italia e indicava una credenza contadina sparita nel tempo. Ma questi cambiamenti nascondono il fatto che nel mondo d’oggi la morte non ha più il ruolo di una volta.

Nel mondo contadino italiano, dove le famiglie vivevano con tre o anche quattro generazioni in una casa e soprattutto nelle grandi cascine delle zone settentrionali del paese, i riti della morte e anche delle nascite non erano nascosti come oggigiorno nelle case funebri e negli ospedali. In questi luoghi i riti legati alle nascita e alla morte si vedevano regolarmente e cosi tutti i componenti delle famiglie erano testimoni oculari dei passaggi più fondamentali e intimi dei  propri cari, e sin da giovanissimi.

Ora abbiamo assunto una parte delle usanze anglosassoni con imprese di pompe funebri professionali che rendono questi riti più veloci, indolori e, allo stesso tempo, quasi sterili e privi d’emozione. Allo stesso modo le ragazze delle cascine e le case dei contadini partecipavano alle nascite, e quindi quell’aspetto della vita era una realtà e non un mistero legato alle sale pulite e asettiche delle cliniche moderne.

Ma la nostra memoria delle tradizioni non si limita soltanto alla nascita e alla morte. Tra due mesi ci troveremo nel periodo natalizio e anche qui negli ultimi decenni abbiamo visto cambi enormi di tradizioni. La grande industria ha assicurato che prodotti regionali ora appaiano in tutto il paese e dunque il panettone lombardo e il pandoro veronese oggi si trovano in quasi tutte le case della penisola.

Gli zampognari esistono ancora, ma ora tra i canti natalizi ci sono canzoni come “Jingle Bells” e “And so this is Christmas” di John Lennon,  che non erano immaginabili nell’Italia di prima della seconda guerra mondiale.

Tra un paio di settimane i giovani del paese faranno parte di una “tradizione nuova” che nemmeno molti loro genitori conoscevano, tanto meno i nonni. Halloween, originariamente una festa pagana europea, da secoli fa parte delle tradizioni americane ma ora, grazie alla televisione e il cinema di quel paese, ha trovato posto in Italia ed in molti altri paesi in giro per il mondo. Tra qualche anno i giovani italiani penseranno che sia una tradizione italiana secolare invece di un prodotto importato due o tre decenni fa.

Quando parliamo di tradizioni dobbiamo capire che non sono immutabili e secolari, ma cambiano con i tempi e con la Storia e la popolazione del paese. Basti pensare che il “napoletanissimo” babà non era un’invenzione della capitale campana, ma un dolce polacco introdotto in quella città dalle truppe napoleoniche capeggiate da Gioacchino Murat.

Viviamo in un’epoca in cui molti personaggi pubblici, politici e non, difendono la nostre tradizioni a spada tratta ma questi stessi personaggi ignorano, in entrambi i sensi, che le tradizioni sono espressioni della società e che cambiano insieme ad essa. Difendiamo azioni e credenze che spesso sono nuove in termini storici e sociologici e non eterne come qualcuno vuole far credere.

Essenzialmente gli unici due aspetti della vita che non spariranno mai sono la nascita e la morte, ma i riti e le tradizioni legati a esse, come a tutti gli altri aspetti della nostra vita, sono passeggeri e destinati a cambiare e anche sparire nel corso degli anni, e la memoria ci fa dimenticare questi cambiamenti.

La tradizioni sono parte integrale della nostra identità, ma dobbiamo riconoscere che esse, come noi,  cambiano con ogni nuova idea e con ogni faccia nuova.

 

È facile capire come i cambiamenti possano far paura a molti, ma basta guardare i film degli anni trenta dell’ultimo secolo per vedere i cambi enormi subiti dalla nostra società, a partire proprio dalle nostre tradizioni nel corso di solo otto decenni,  per renderci conto che cambiare non è che un’altra parte fondamentale della vita e che continueremo a vivere perché, in fondo, l’abbiamo sempre fatto.

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