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Attualità

La Cina non è un altro pianeta, parte V — China is not another planet, part V

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Tempo di lettura: 5 minuti
di emigrazione e di matrimoni

La Cina non è un altro pianeta, parte V

di Marco Andreozzi

I sintomi della malattia che colpisce lo sviluppo economico e il progresso sociale cinese cominciarono a manifestarsi prima della bolla speculativa mondiale, e solo pochissimi osservatori della realtà autentica del Paese riuscirono a cogliere questo, generalmente poco ascoltati. Lo stesso Henry Kissinger nel suo libro del 2011 sembra trascurare o ignorare i segnali “deboli” della debolezza di fondo della repubblica popolare, che egli presenta come il prossimo antagonista degli USA. Gli schemi Ponzi abbondavano (da Carlo Ponzi, un truffatore originario di Puglia ed emigrato nelle Americhe a fine Ottocento) e proprio nel 2007 alcuni casi sono riportati dai media nazionali (con una regolamentazione ancora relativamente carente) causa le numerose proteste di piazza dei cittadini contro i governi locali, accusati di mancare al dovere di contrastare queste frodi.

Quello stesso anno viene giustiziato il capo dell’agenzia nazionale per alimenti e farmaci, reo di aver preso tangenti per autorizzare medicinali senza validazione; l’anno dopo (2008) scoppia il caso del latte in polvere adulterato che coinvolge ufficialmente 22 aziende cinesi, con 54.000 bimbi ricoverati come dato ufficiale. Tuttavia la situazione muta di poco: migliaia di cinesi ogni giorno (fino all’avvento del covid) passano il confine Shenzhen-Hong Kong per acquistare alimenti sicuri da rivendere. E proprio quando i media annunciano la stessa dinamica per i vaccini (siamo nel 2018), ecco che con tempismo perfetto esce lo scandalo. Si tratta di oltre 250.000 dosi di antidoti contraffatti immessi sul mercato a cura della Changsheng di Changchun (nella Manciuria storica), una delle maggiori aziende di settore del Paese.

Le preoccupazioni delle famiglie cinesi per salute e sicurezza alimentare dei figli sono andate quindi progressivamente aumentando, unitamente al (sempreverde) problema della qualità dell’aria. In Cina così come in India, Pakistan, Bangladesh e Madagascar un decesso su quattro è causato dall’inquinamento, sebbene nell’ultima decade si siano registrati alcuni progressi nelle principali città cinesi, capitale compresa, in parte a causa del rallentamento economico. Con l’aspettativa di vita a 77 anni (da 45 che erano nel 1960), si registra altresì una crescita dell’obesità e dei casi di diabete (cui contribuisce, al sud, l’alto consumo di riso; come nelle Filippine). Idem per la demenza senile con dati già doppi rispetto all’India (preoccupante anche qui), in parte correlata all’inquinamento, come ci dice la scienza.

Per quanto riguarda l’inquinamento del suolo, da un’indagine pubblica per gli anni 2006-2011 emerse ufficialmente che un quinto dei terreni agricoli cinesi è avvelenato, anche perché il settore agricolo utilizza quantità doppie di pesticidi per ettaro rispetto alla media mondiale. Da ricordare un’indagine del 2003 nella prefettura di Guangzhou che rivelò come quasi la metà del riso testato ufficialmente contesse cadmio. Presso i delta dei fiumi delle Perle e Yangtze troviamo le due grandi regioni del sud cinese, con le maggiori infrastrutture portuali al mondo. Shanghai e Ningbo-Zhoushan a quasi 80 milioni di TEU (unità equivalente a venti piedi, la misura normalizzata ISO di lunghezza nel trasporto container), le cantonesi Shenzhen and Guangzhou ad oltre 50 milioni di TEU. Qui sta il motore dell’economia del Paese (più endogeno nel territorio cantonese), regioni a maggior inquinamento del suolo. Questa la fotografia ambientale mentre il motore perde colpi. Segue

La Cina non è un altro pianeta – Marco Andreozzi – Libro – Mondadori Store

di emigrazione e di matrimoni

China is not another planet, part V

by Marco Andreozzi

The symptoms of the disease affecting Chinese economic development and social progress began to manifest themselves before the global speculative bubble, and only very few authentic China-hands managed to grasp them, generally little listened to. Henry Kissinger himself in his 2011 book seems to overlook or ignore the “weak” signals of the underlying weakness of the people’s republic, which he presents as the next US antagonist. Ponzi schemes abounded (from Carlo Ponzi, a fraudster originally from Italy’s Puglia who emigrated to the Americas at the end of the nineteenth century) and in 2007 some cases were reported by the national media (with regulation still relatively lacking) due to the numerous street protests of citizens against local governments, accused of failing to tackle these frauds.

That same year, the head of the national food and drug agency was executed for having taken bribes to authorize medicines without testing; the following year (2008) the case of adulterated powdered milk broke out, officially involving 22 Chinese companies, with 54,000 hospitalized children as an official figure. However, the situation changes little: every day thousands of Chinese (till the covid explosion) cross the Shenzhen-Hong Kong border to buy safe food to resell. And just when the media announce the same dynamics for vaccines (we are in 2018), the scandal comes out with perfect timing. These are over 250,000 doses of counterfeit antidotes placed on the market by Changsheng of Changchun (in historic Manchuria), one of the largest companies in the sector in the country.

The concerns of Chinese families for the health and food safety of their children have therefore gradually increased, together with the (evergreen) problem of air quality. In China as well as India, Pakistan, Bangladesh and Madagascar, one in four deaths is caused by pollution, although there has been some progress in major Chinese cities, including the capital, in the last decade, partly due to the economic slowdown. With life expectancy at 77 years (from 45 which it was in 1960), there is also a growth in obesity and in diabete cases (to which the high consumption of rice contributes, mainly in the south; same in the Philippines). Ditto for senile dementia with data already double that of India (worrying here too), partly related to pollution, as science tells us.

As for soil pollution, a public survey for the years 2006-2011 officially showed that a fifth of Chinese agricultural land is poisoned, also because the agricultural sector uses twice the amount of pesticides per hectare compared to the world average. To be remembered, a 2003 survey in the prefecture of Guangzhou revealed that almost half of the rice officially tested contains cadmium. At the delta of the Pearl and Yangtze rivers we find the two large regions of southern China, with the largest port infrastructures in the world. Shanghai and Ningbo-Zhoushan at nearly 80 million TEU (twenty-feet equivalent unit, the ISO standard measure of length in container shipping), Cantonese’s Shenzhen and Guangzhou at over 50 million TEU. Here lies the engine of the country’s economy (more endogenous in the Canton area), regions with the greatest soil pollution. This one the environmental picture while the engine has been misfiring. To be continued

 

La Cina non è un altro pianeta – Marco Andreozzi – Libro – Mondadori Store

Marco Andreozzi, è Dottore in Ingegneria Meccanica, Economia/Amministrazione (Politecnico di Torino), tecnologo industriale e specialista del settore energetico, proviene da esperienze professionali in cinque multinazionali in Italia e paesi extra-europei, e come direttore generale; nomade digitale dal 2004, e sinologo, parla correttamente il mandarino.
Marco Andreozzi, is Doctor of mechanical engineering (polytechnic of Turin – Italy), industrial technologist and energy sector specialist, comes from professional experiences in five global corporates in Italy and extra-European countries, and as business leader; digital nomad since 2004, and China-hand, he is fluent in Mandarin.

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