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Otto miliardi e non li possiamo trascurare

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Quando, nel 1974, si raggiunsero i quattro miliardi di persone viventi sul pianeta sembrò un evento storico. Nel novembre del 2022, dopo soli 48 anni, il numero di abitanti è raddoppiato, raggiungendo gli otto miliardi di abitanti.

di Alexander Virgili

Quando, nel 1974, si raggiunsero i quattro miliardi di persone viventi sul pianeta sembrò un evento storico, le cronache riportano che in alcuni Paesi fu, per un breve periodo, tema di discussione e stupore.  In un anno che l’Italia ed altri Paesi ricordano invece più per eventi terroristici (Italicus in Italia e attacchi di gruppi palestinesi altrove) l’accadimento non raccolse particolare attenzione.  Nel novembre del 2022, dopo soli 48 anni, il numero di abitanti è raddoppiato, raggiungendo gli otto miliardi di abitanti.   Stavolta il riscontro è stato più ampio, sia per l’entità del raddoppio, in poco meno di 50 anni, sia perché la sensibilità verso i problemi ambientali, la sicurezza e il benessere sono maggiori rispetto agli anni ’70.  Le Nazioni Unite, come loro prassi, richiamano con regolarità l’attenzione delle persone verso situazioni e temi problematici mondiali e il giorno 11 luglio è dedicato proprio a riflessioni sul tema della popolazione mondiale.

Nell’ultimo secolo, molte trasformazioni migliorative hanno accompagnato la crescita tumultuosa della popolazione, che è diventata quattro volte più numerosa. Numerosi progressi nel campo della salute, che hanno allungato la durata media della vita, ridotto la mortalità materna e infantile e dato origine allo sviluppo di vaccini in tempi rapidi; gli effetti positivi delle innovazioni tecnologiche che hanno facilitato le nostre vite e ci hanno connesso più che mai; lenti miglioramenti nell’espansione dei diritti umani fondamentali e nell’uguaglianza di genere, sono tutti aspetti positivi che è giusto non dimenticare. La storia del pianeta però si caratterizza per diversità e discontinuità, pertanto, i miglioramenti registrati non possono dirsi universali. Le disuguaglianze restano molto ampie, le preoccupazioni e le sfide sollevate negli ultimi decenni permangono, o sono peggiorate negli aspetti ambientali, nel cambiamento climatico, in guerre realizzate con strumenti sempre più distruttivi.   L’auspicio è che invece si moltiplichino ancora le opportunità per società più sane, rafforzate da diritti e scelte comuni, e nelle quali le disparità economiche e di vita non includano più la povertà assoluta indigente. Differenze di genere, etnia, classe, religione, orientamento sessuale, disabilità e origine culturale, assieme ad altri fattori, alimentano tuttora forti discriminazioni, molestie e violenza. Le variazioni sociologiche delle popolazioni si affiancano agli effetti ambientali, fondamentali per la vita di tutti, per i quali i segnali non sono tranquillizzanti.

Che prevalga una visione pessimistica, secondo la quale ci sono inevitabili futuri scenari di grave peggioramento sociale e ambientale, oppure una visione ottimistica, secondo la quale non esiste un reale problema demografico, resta un dato oggettivo che il nostro pianeta non abbia mai registrato, sino ad ora, un numero così elevato di abitanti. E tutti gli abitanti sono bisognosi di consumare acqua, spazio, risorse, così come sono produttori di rifiuti di vario genere.  Da questo punto di vista, si può dire che le crisi ambientali e degli ecosistemi mostrino, oramai in modo evidente e preoccupante, tutto il “peso” degli otto miliardi di abitanti.  Un peso geograficamente invadente, economicamente ingombrante ed onnivoro, sociologicamente sempre più complesso da gestire, comunque oramai impossibile da trascurare.  Tra le sfide che si associano all’aumento demografico c’è il forte rimescolamento antropologico, visto che le popolazioni di origine europea sono in declino crescente, una minoranza sempre più esigua, mentre quelle di altre regioni del pianeta sono in continua espansione, e le alterazioni ambientali e le emergenze di vario genere stanno spingendo masse crescenti di persone a spostarsi. A causa di ciò, problemi considerati superati potrebbero riproporsi in nuove forme, altri focolai di conflitti potrebbero innescarsi, così come potrebbero riprendere vigore contrapposizioni religiose ed etniche di stampo antico. I dati dicono che gli spazi utili all’agricoltura vanno saturandosi, che la mortalità sta ricominciando ad aumentare, e che, contemporaneamente, c’è una riduzione della fecondità nelle aree più ricche.  Stavolta è difficile immaginare che gli otto miliardi di abitanti siano una cifra marginale e “ordinaria” da poter trascurare, gli effetti ci sono e si percepiscono sempre di più.

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