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Esodo forzato di Afgani dal Pakistan

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Dal primo novembre è in corso un esodo forzato di rifugiati afgani dal Pakistan, perché secondo le indicazioni delle autorità pakistane essi devono perentoriamente lasciare il Paese.

di Alexander Virgili

Dal primo novembre è in corso un esodo forzato di rifugiati afgani dal Pakistan, perché secondo le indicazioni delle autorità pakistane essi devono perentoriamente lasciare il Paese.   Il 3 ottobre il ministro dell’Interno del Pakistan, Sarfraz Bugti, ha infatti annunciato un giro di vite nei confronti dei “migranti irregolari”, compresi gli afgani già presenti nel Paese da anni, e ordinato loro di lasciare il Pakistan entro il primo novembre. Il problema è che molti dei rifugiati afgani che hanno cercato di salvarsi in Pakistan non solo a seguito dell’ascesa al potere dei Talebani ma anche per le precedenti situazioni di guerra civile e belliche, non sono formalmente registrati sia per i ritardi nelle procedure, sia per il timore di identificazione in quanto collaboratori del precedente governo afgano sia per scadenza dei visti precedentemente ottenuti.

In Pakistan, secondo i dati di UNHCR, si trovano tre milioni e 700.000 afgani, dei quali solo un milione e 400.000 sarebbero formalmente registrati. Osservatori internazionali hanno più volte denunciato gli arresti arbitrari e le minacce di espulsione da parte delle autorità pachistane nei confronti dei rifugiati afgani e sollecitato l’Agenzia dell’Onu ad accelerare le procedure di registrazione. Secondo i dati recentemente riportati da Al Jazera, mentre ai migranti non registrati che partono volontariamente viene offerto aiuto, altri verranno detenuti e deportati dopo il 1° novembre, per tale scopo (che riguarda tutti i migranti privi di documenti) il Pakistan sta creando centri di espulsione dove le persone verranno trattenute durante il processo.

Le autorità inizieranno a rintracciare e arrestare gli stranieri che soggiornano nel Paese senza registrazione o documenti a partire dal 1° novembre e a inviarli ai centri temporanei, ed è stato ribadito che non ci sarà proroga a tale scadenza.  E’ stato anche precisato che varcando la frontiera sarà possibile portare fuori dal Pakistan l’equivalente di massimo 180 dollari.  Il Paese ospita milioni di afghani fuggiti dal proprio paese durante l’occupazione sovietica del 1979-1989. I numeri sono aumentati dopo che il gruppo armato talebano ha preso il potere in Afghanistan nell’agosto 2021. Per tale motivo risulta che alle frontiere si siano già formate code di persone che, sebbene a rischio della propria vita, si apprestano a rientrare in Afganistan con i pochi beni che riescono a portare con se. Oltre 80.000 avrebbero già varcato la frontiera. Purtroppo, tale situazione capita a poche settimane dalle drammatiche conseguenze prodotte dal terremoto di magnitudo 6,3 (sulla scala Richter) che ha colpito l’Afghanistan occidentale il 7 ottobre con epicentro vicino alla città di Herat.

Nonostante ciò, come detto, il Pakistan non ha bloccato l’espulsione nei confronti dei rifugiati afgani. A parte un comunicato congiunto di UNHCR e OIM, la Comunità internazionale non ha fatto molto per impedire queste violazioni anche per l’attenzione contemporaneamente concentrata sugli attacchi terroristici di Hamas in Israele.  Anche in Iran la situazione per le persone afgane continua a peggiorare. Pochi giorni prima dell’annuncio del Pakistan, il 27 settembre, un altro ministro dell’Interno, l’iraniano Ahmad Vahidi, aveva dichiarato che 5 milioni di afghani “illegali” dovrebbero essere espulsi dal paese. Decisione che secondo alcune fonti nelle ultime settimane ha subito un’accelerazione, per cui in un solo giorno sarebbero state 5.000 le persone rimpatriate con la forza dall’Iran. Gran parte dei rifugiati “illegali” che rischiano la deportazione sono rappresentati da centinaia di migliaia di famiglie fuggite dall’Afghanistan con il ritorno al potere dei Talebani nell’agosto 2021 che hanno imposto ampie restrizioni all’istruzione e al lavoro delle donne, nonché effettuato arresti ed esecuzioni di attivisti per i diritti umani.

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