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Politica

18 miliardi di euro l’anno. E’ il costo delle promesse elettorali per le elezioni 2018

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Un cavallo di battaglia uguale per 5stelle,  PD o Forza Italia, che si tratti di reddito di “cittadinanza”, “inclusione” o “dignità” il significato è lo stesso:un sussidio per le persone più povere

di Vito Nicola Lacerenza

Le parole d’ordine sono sempre le stesse: lavoro, occupazione, riduzione delle tasse, riduzione dell’Irpef. Nel leitmotiv di questa campagna elettorale, però, si è aggiunta una promessa finora inedita. Il reddito di “cittadinanza”, “inclusione” o “dignità”, a seconda che lo propongano, rispettivamente, i 5stelle, il PD o Forza Italia. Nomi diversi per lo stesso concetto: un sussidio per le persone più povere. Il costo per i contribuenti? È uguale per tutti e tre i “redditi”: 17-18 miliardi di euro l’anno. Una promessa avvincente, in un paese dove 4,7 milioni di persone, secondo gli ultimi dati ISTAT, vivono sotto la soglia di povertà. Infatti, nessuno dei tre principali partiti o aggregazioni politiche (5stelle, PD e Centrodestra) vuole privarsi di un bacino elettorale così allettante.

Ne è consapevole, più di chiunque altro, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che nel suo discorso di fine anno ha invitato i responsabili politici a fare “proposte adeguate e concrete” ed ha voluto “sottolineare” come il lavoro sia la “prima e più importante questione sociale”. Appello raccolto solo in parte dalle varie forze politiche, visto che nei vari programmi sono i “redditi” a fare da padrone”. Come al solito, le manovre economiche a nove zeri, impongono sempre lo stesso interrogativo, e cioè dove trovare le coperture. Anche in questo caso, le risposte sono sempre le stesse: aumento della tassazione sul gioco d’azzardo, “massima” razionalizzazione della spesa pubblica. Purtroppo per tutti, candidati ed elettori, un debito pubblico di duemila miliardi pesa su un paese in cui circa il 35% dei giovani è disoccupato. Sicuramente, non è stato casuale il riferimento del presidente della repubblica Mattarella alle “nuove leve del 99”. Bisogna sperare che l’arte della seduzione dei candidati, inevitabile quando si va verso le urne, non svii troppo gli elettori dalla loro oggettività. Specie “chi vota per la prima volta”.

 

 

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