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Le riforme di Ataturk in Turchia

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La Turchia celebra il 100° anniversario della  proclamazione della Repubblica fondata nel 1923 dal generale e statista Gazi Mustafa Kemal, e, dal 1934, “Ataturk” (“Padre dei Turchi”) cognome assegnato a lui dal Parlamento della Repubblica.

di Giorgio Girelli*

La Turchia celebra il 100° anniversario della  proclamazione della Repubblica fondata nel 1923 dal generale e statista Gazi Mustafa Kemal, e, dal 1934, “Ataturk” (“Padre dei Turchi”) cognome assegnato a lui dal Parlamento della Repubblica.  Dopo la sconfitta dell’Impero durante la prima guerra mondiale Mustafà Kemal guidò i soldati turchi nella “lotta per l’indipendenza”, respinse l’invasione greca e sconfisse le potenze che occupavano l’Anatolia.  Quindi depose il sultano Maometto VI (1922) e divenne leader del Partito Popolare Repubblicano. Restò presidente fino alla sua morte avvenuta nel 1938 e in 15 anni approvò riforme che cambiarono radicalmente e per sempre il Paese. Diede il diritto di voto alle donne, introdusse l’alfabeto latino in sostituzione dei caratteri ottomani, incoraggiò la popolazione a vestirsi seguendo uno stile moderno e occidentale. Adottò pure il calendario gregoriano e un orologio in linea con gli standard europei. Abolì il diritto canonico islamico e promosse la laicizzazione dello Stato.

Trasferì la capitale da Istanbul ad Ankara e scelse il sistema metrico decimale. Il “padre della patria” è stato omaggiato presso il  mausoleo, l’Anitkabir, che ospita le sue spoglie, dall’attuale presidente turco, Recep Tayyip Erdogan,   che ha firmato il libro d’onore di Anıtkabir, scrivendo: “Siamo determinati a coronare il secondo secolo della nostra Repubblica, che lo definiamo ‘Il Secolo della Türkiye’, insieme ai nostri alleati dell’alleanza e al nostro popolo, portando la Türkiye a un punto di riferimento storico attraverso una delle sue più grandi iniziative di investimento”. Il Presidente ha anche tenuto un discorso alla nazione, e partecipato alle parate militari a Istanbul nonchè alla celebrazione nell’Assemblea parlamentare della capitale.  Il Bosforo, il canale che separa, come noto, la sponda europea da quella anatolica di Istanbul, è stato sede di una parata di cento navi da guerra con venti aerei da caccia e poi, durante uno spettacolo di fuochi artificiali, si è tinto dei colori della bandiera turca, il rosso e il bianco.  Secondo i media turchi, si è trattato della più grande parata navale nella storia della Marina turca. Anche in tutte le altre città del Paese sono andati in scena vari spettacoli e celebrazioni, uniti dal tema “il secolo della Turchia”.

L’ambasciata turca presso San Marino e l’Italia non ha mancato, sotto l’esperta regia dell’ambasciatore Ömer Gücük, di celebrare solennemente l’evento. Un concerto è stato organizzato presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.  Il tenore turco Murat Karahan e la soprano italiana Maria Tomassi sono saliti sul palco accompagnati dall’Orchestra Sinfonica di Roma diretta da Tolga Atalay Un. Murat Karahan ha offerto al pubblico una festa musicale con la sua esibizione solista, cimentandosi in un vasto repertorio, tra cui “E lucevan le Stelle”, tratta dalla “Tosca” di Giacomo Puccini e conosciuta come l’aria preferita dal fondatore della Repubblica turca Mustafa Kemal Ataturk.

Come dimostra il volume di   Tania Buccini “La nuova musica nella Repubblica di Ataturk. Uno studio sull’occidentalizzazione musicale nella Turchia dell’età kemaliana”, la “riforma musicale” promossa da Mustafa Kemal Ataturk, costituisce uno dei punti più significativi del rinnovamento che il “grande padre turco” mise in atto per far riemergere la cultura nazionale dopo che era stata sepolta da una coltre d’oblio generata – secondo l’autrice – dal multi-nazionalismo ottomano. Il libro racconta la genesi e lo sviluppo della musica turca occidentalizzata in uno dei periodi più complessi del secolo scorso.

Dal nuovo regime fu dedicato particolare riguardo alle cinque principali arti: pittura, scultura, architettura, musica e poesia, insieme le arti dello spettacolo tra cui teatro e danza, scultura e pittura.  Mustafa Kemal Atatürk nel cercare di rivedere una serie di aspetti della cultura turca utilizzò l’antico patrimonio e la vita di villaggio del paese favorendo la rimozione di tutte le influenze culturali arabe e persiane. Il Metropolitan Museum of Art ha riassunto questo periodo nelle seguenti parole: “Sebbene ci fosse un accordo generale sul rifiuto dell’ultima fioritura dell’arte ottomana, nessuno stile unico e onnicomprensivo emerse per sostituirlo. I primi anni della Repubblica videro il sorgere di dozzine di nuove scuole d’arte e l’energica organizzazione di molti giovani artisti.”

Le riforme di Atatürk resero l’istruzione molto più accessibile: tra il 1923 e il 1938, il numero di studenti che frequentavano le scuole primarie aumentò del 224% da 342.000 a 765.000; l’incremento del numero di studenti che frequentavano le scuole medie, di 12,5 volte: da circa 6.000 a 74.000; il numero degli studenti che frequentavano le scuole superiori aumentò di quasi 17 volte, passando da 1.200 a 21.000.

Il provvedimento di Atatürk forse più notevole in campo musicale fu l’avvio di una ricerca e di una raccolta sistematica della musica popolare di tutta l’Anatolia. L’ iniziativa ebbe inizio all’indomani della fondazione della Repubblica, protraendosi dal 1924 al 1953, e portando alla collezione di circa diecimila brani. Questo archivio, noto come TRT Repertuar Arşivi (l’archivio della Rete radiotelevisiva nazionale), costituisce ancora oggi – spiega Sergio Pugnalin   – un importante patrimonio documentario.

Gli ambasciatori Giorgio Girelli e Ömer Gücük al ricevimento per il Centenario

La musica cosiddetta colta, erede dell’antica tradizione ottomana, si orientò ancora verso il modello occidentale, proseguendo una tendenza già emersa negli ultimi decenni dell’Impero, con il progressivo abbandono delle forme tradizionali, oltre che con l’impiego sempre più massiccio dell’orchestra e degli strumenti occidentali, a scapito di quelli orientali.

La musica rientra costantemente nelle attenzioni culturali dell’ambasciata turca: lo scorso anno in occasione della “notte dei musei” nella   Sala della Protomoteca in Campidoglio venne eseguito un concerto (“Tradizione e innovazione nella musica turca “) a cura del poliedrico artista turco Ahmet Baran che condivise con il pubblico la sua passione per il jazz e l’improvvisazione.

La ricorrenza si è conclusa con un ricevimento presso Palazzo Lodigiani Gamberini sede dell’Ambasciata cui sono intervenute numerose personalità e molti diplomatici e durante il quale è stato trasmesso il video del messaggio per il Centenario di Recep Tayyip Erdogan.

Quindi l’ambasciatore Gücük ha pronunciato un apprezzato intervento ponendo in rilievo il significato della giornata e l’esigenza di pacifiche relazioni tra i popoli. Dopo avere esordito rilevando che  “la Turchia affonda le sue radici nell’antica storia e cultura turca, che trae la sua forza dalla gioventù ed è impegnata nei valori globali, in particolare nella democrazia, nei diritti umani e nella giustizia, e promuove lo sviluppo sostenibile, il multilateralismo e la pace nel mondo”, Gücük ha puntualizzato che “la proclamazione della Repubblica il 29 ottobre 1923 è il segno che la Türkiye moderna ha fatto la sua scelta a favore della democrazia e dell’impegno per i valori umani”.  Secondo l’ambasciatore di Turchia “il mondo di oggi, dove malattie e disastri, guerre e conflitti si susseguono e le sfide che dobbiamo affrontare hanno raggiunto dimensioni globali, rivela la fragilità dell’ordine esistente ed anche l’importanza della cooperazione internazionale, della solidarietà, del rispetto reciproco e della tolleranza”. Ed ha concluso ricordando che “le parole di Mustafa Kemal Atatürk di 90 anni fa: “La nostra politica estera ha sempre mirato allo sviluppo del Paese nella pace, che porta alla prosperità delle nazioni”, continuano a rivelare e a guidare la nostra visione della politica estera”.

*Ambasciatore di San Marino in Turchia

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