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Salute

La naturopatia secondo Maria Teresa De Donato

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Tempo di lettura: 9 minuti

Intervista a Maria Teresa De Donato, romana, che vive da oltre 20 anni ad Austin (Texas)  e si occupa di naturopatia.

 Di Francesca Rossetti

Chi è Maria Teresa De Donato e come nasce la Sua passione per la naturopatia?

“Sono uno spirito libero, estremamente creativa, con una mente inquisitiva, intellettualmente curiosa, eclettica, e con una visione della Vita e del Tutto, prima ancora che della salute, non solo olistica, ma anche multidisciplinare.  Resterò una studentessa a vita perché ho sempre voglia di imparare cose nuove, che possano arricchirmi culturalmente, professionalmente, ma soprattutto umanamente e non riesco a dedicarmi ad una cosa sola, perché altrimenti mi annoio terribilmente.

Ho molte passioni tra cui la Naturopatia.  Per quanto riguarda quest’ultima, sono cresciuta in una famiglia in cui la salute, quindi sane abitudini alimentari e di stile di vita, erano aspetti fondamentali, così come lo erano quelli che potremmo definire “i rimedi della nonna”, fatti in casa, che mia madre usava regolarmente.  Questo non significa assolutamente che, laddove ve ne fosse bisogno, non si debba ricorrere anche al medico e alle cure farmacologiche, ma piuttosto che si mira soprattutto alla prevenzione, mangiando cose sane ed in maniera equilibrata e facendo regolare esercizio fisico.  Durante l’adolescenza mi avvicinai all’Omeopatia e fu proprio tramite questa metodologia che iniziai a comprendere meglio cosa significasse ed implicasse l’approccio olistico alla salute. Capii che le metodologie olistiche non sono solo sistemi, ma soprattutto delle filosofie di vita.”

Da Roma Lei si è trasferita ad Austin: come nasce l’esperienza americana e quali differenze ha riscontrato rispetto alla vita in Italia?

“L’esperienza americana di fatto nasce negli ultimi mesi del 1994 quando mio marito ed io decidiamo di accettare la richiesta di assegnazione all’estero da parte dell’azienda per la quale lui lavorava. In realtà questa proposta gli era stata già fatta più volte, ma noi, a Roma, avevamo le nostre vite organizzate in un certo modo; io lavoravo per la Pubblica Amministrazione ed amavo il mio lavoro; in Europa avevamo anche le famiglie e gli amici. Non eravamo interessati a modificare il tutto. Ma alla terza o quarta volta che gli fu fatta la proposta, mio marito ed io ci “sedemmo a tavolino”, per così dire, e valutammo pro e contro.  Interpretammo l’insistenza con cui questa proposta ci veniva fatta come il modo in cui la Vita, l’Universo, Dio, o come lo/la si voglia chiamare, ci stava invitando ad un cambiamento, ad una nuova esperienza, forse anche ad una nuova vita ed accettammo.  Fu così che in tempi record agli inizi del febbraio 1995 partimmo per il Texas.

Per quanto riguarda le eventuali differenze tra i due Paesi, il processo di globalizzazione ne ha sicuramente assottigliate molte, ma altrettante rimangono e sono prevalentemente di natura culturale: comportamenti, attitudini, espressioni, argomenti di conversazione che noi italiani troviamo “normali” qui non lo sono affatto. Le differenze sono talmente tante che bisogna veramente vivere sul posto per anni non solo per identificarle, ma anche e soprattutto per riuscire a capirle, o se non a capirle completamente, quantomeno a capirne le dinamiche.  Un esempio potrebbe essere quello della distanza fisica tra persone quando queste non sono legate né da vincoli di parentela né da vincoli di amicizia stretta.  Da noi queste distanze … nessuno le ha mai misurate,  ma possiamo dire che sono piuttosto ridotte, o almeno che non si fa particolare caso in molte situazioni a quanti “centimetri di distanza” si parli con qualcuno.  Qui è diverso e mantenere  una distanza di almeno 65cm quando non si conosce bene l’altro/a è considerata cosa educata, appropriata e saggia, questo per evitare, a seconda di chi si abbia di fronte, di essere fraintesi … con tutte le conseguenze del caso.

Una differenza che ho notato qui negli USA e che mi ha favorevolmente colpita è senza dubbio la facilità a reperire informazioni. In Italia, triste a dirsi, molte informazioni non sono alla portata di tutti e vengono gestite quasi come “segreti di stato” quando non lo sono affatto e dovrebbero essere, invece, a disposizione di tutti.  Negli Stati Uniti, e questo l’ho notato anche nei Paesi di madrelingua tedesca, è sicuramente più sviluppato il senso di comunità, del vivere civile, del rispettarsi ed aiutarsi a vicenda, del mantenere pulito ed in ordine l’ambiente circostante, oltre che le proprie case, del rispettare TUTTI le leggi, perché se ci sono è perché servono al benessere comune.

Vivendo qui negli USA da 23 anni ho capito che ogni Paese è diverso: in ogni Paese trovi cose che ti piacciono ed altre che ti piacciono meno. Bisogna adeguarsi alla realtà che si trova e farsene una ragione.  Qui in linea generale, poi naturalmente ci sono anche le eccezioni, sono sicuramente molto meglio organizzati ed efficienti. In Italia lo si è molto meno: di qualunque cosa si tratti, sembra esserci sempre una certa “resistenza” al progredire, un’attitudine profondamente radicata nella mentalità, purtroppo ancora di molti, di fare del tutto e trovare qualsiasi giustificazione per non risolvere i problemi, che a volte appare quasi una forma di vero e proprio boicottaggio al progresso.  Noi italiani siamo ammirati ed amati in tutto il mondo non solo per le bellezze paesaggistiche ed artistiche di cui possiamo e dobbiamo essere fieri, ma anche per la nostra cucina, per il nostro calore umano, ma ci sono cose in cui dovremmo sicuramente migliorare.”

Quale ruolo riveste la medicina olistica negli USA e quali sono i maggiori esperti?

“Gli USA, contrariamente a quanto molti possano pensare, hanno iniziato molto più tardi di noi con l’uso e la diffusione delle terapie olistiche.  Questo, naturalmente, se si escludono le culture dei nativi americani (indiani d’America) e quella messicana, da sempre legate ad una concezione olistica della Vita, del Mondo e, di conseguenza, della stessa salute.  Il ruolo che le terapie olistiche rivestono qui, soprattutto da alcuni decenni a questa parte è, tuttavia, fondamentale anche se c’è ancora molto da fare a mio avviso.  Molti sono non solo i consulenti olistici della salute, quindi anche i naturopati come me, ma anche tra gli stessi medici che, pur essendosi laureati presso le varie facoltà di medicina e chirurgia stanno iniziando a comprendere e ad accettare il fatto che una cura appropriata e una conseguente reale guarigione possono essere ottenute esclusivamente quando il paziente/cliente viene esaminato e valutato sotto tutti gli aspetti, nella sua totalità, complessità ed unicità e che focalizzarsi su sintomi e malattia senza identificarne la vera causa e senza che questa venga completamente rimossa, non solo è estremamente riduttivo, ma non porta ad una reale guarigione né al mantenimento o al ripristino di una salute ottimale che possa durare quanto più a lungo possibile.

Per quanto riguarda nomi di esperti, la lista sarebbe piuttosto lunga e a mio avviso restrittiva se, facendo riferimento alle terapie olistiche, ci limitassimo solo a citare nomi di personaggi di rilievo americani, questo perché la conoscenza e lo sviluppo possono andare avanti, come infatti avviene, solo imparando gli uni dagli altri – a prescindere dall’area geografica in cui operiamo – e continuando a progredire in questo senso. Alcuni nomi di americani che hanno sicuramente aiutato la diffusione di una cultura olistica o comunque consentito anche in ambito medico, ossia a quello legato alla medicina tradizionale occidentale, di compiere un ulteriore passo in questa direzione negli USA sono certamente

il Dr. Andrew Weil

il Dr. Joseph Mercola

la Dr.ssa Christiane Northrup

il Dr. Joel Fuhrman

il Dr. Mehmet Oz

il Dr. Deepak Chopra

il Dr. Mark Hyman

il Dr. Mike Roizen

tanto per citare i primi che mi vengono in mente tra i “medici”. Ad essi, tuttavia, si affianca una lunga lista di Naturopati, Omeopati, Erbalisti, Consulenti della Nutrizione, Consulenti Ayurveda, Agopunturisti/Dottori in Medicina Tradizionale Cinese e praticanti di molte altre discipline olistiche che formano un grande esercito e che si stanno dando molto da fare per difendere anche i diritti della nostra categoria.

Tra i professionisti che, pur non essendo né medici né consulenti olistici continuano a rivestire un ruolo fondamentale in questo ambito è sicuramente da menzionare Dana Ullman per il suo insostituibile e instancabile lavoro compiuto da decenni per diffondere e difendere l’Omeopatia negli USA.

Oltre a questi personaggi di rilievo che vivono ed operano prevalentemente negli USA e che mi ispirano in modo particolare, desidero ricordare il medico greco Dr. George Vithoulkas, per quanto riguarda l’Omeopatia e i medici tedeschi Dr.  Rüdiger Dahlke, per quanto riguarda il suo lavoro e le sue pubblicazioni sulla Medicina Psicosomatica e su quella Esoterica, ed il tanto discusso e contrastato Dr. Ryke Geerd Hamer, per il suo intendimento circa il collegamento tra organi del corpo, tipologie di traumi emotivi e tipologie di cancro”.

Rapporto mente-corpo per la malattia e come avviene la guarigione partendo dall’anima

“Secondo la Medicina Tradizionale Cinese (TCM) ogni malattia fisica altro non è che una manifestazione visibile di uno squilibrio energetico interno.  Questo significa che secondo TCM la malattia fisica segue sempre una condizione (disturbo o malattia) della psiche. Come naturopata mi trovo d’accordo anche se personalmente ritengo sia possibile anche il contrario, e cioè che anche la malattia fisica possa contribuire a creare problemi psichici e/o mentali.

Se è vero, ad esempio, cosa in cui io credo fermamente, che almeno alcune forme di cancro possano essere causate da traumi emotivi, è altrettanto vero, a mio avviso, che una volta che il cancro si manifesta fisicamente la persona possa iniziare a soffrire di depressione o di altra condizione in cui mente e psiche sono coinvolte, ad esempio di stati d’ansia e persino di attacchi di panico, solo per citarne un paio.

Mente, corpo e spirito (o anima) sono strettamente collegati gli uni agli altri, la loro comunicazione è continua ed ininterrotta, per cui ogni minimo cambiamento in un ambito avrà/determinerà cambiamenti negli altri. Questo significa ed implica il fatto che per effettuare cambiamenti positivi e che possano favorire la ripresa, quindi aiutare il sistema immunitario e di conseguenza il corpo stesso a lavorare verso la guarigione, si deve necessariamente iniziare a pensare in modo positivo, non sperando di guarire, ma visualizzandoci già guariti.”

Ruolo della fede religiosa nella guarigione

“La fede, non necessariamente “religiosa”, ma diciamo legata piuttosto alla “spiritualità” ha sempre svolto un ruolo fondamentale nei processi di guarigione.  Infatti, a prescindere dall’identificarsi come appartenenti ad una religione o semplicemente con l’essere interessati alle cose spirituali, ciò che conta e che fa realmente la differenza è la fede in quanto tale, quella “incrollabile”.  L’avere, il sentire interiormente la certezza che una determinata cosa si realizzerà ed il visualizzarla come se fosse già parte della nostra realtà, sono aspetti comuni, universali, che prescindono dalle varie religioni, quindi dalla tipologia di rito e di convinzione religiosa o spirituale.  Se esaminiamo i vari riti di culto del passato, ad esempio – che a praticarlo fosse uno stregone, un sacerdote dell’antico Egitto o il Sommo Sacerdote nel tempio di Gerusalemme nell’antico Israele, ci rendiamo conto che le modalità del rito, così come il nome della divinità variavano… ma l’essenza, così come gli intenti e gli scopi dei rituali erano esattamente gli stessi.  I riti “cerimoniali” erano in effetti dei veri e propri riti di “purificazione” a tutti i livelli, fisico, mentale e psichico/emotivo/spirituale.”

Arteterapia e Fiori di Bach – australiani – californiani

“L’Arteterapia è una forma di Psicoterapia per mezzo della quale l’individuo, esprimendo liberamente il proprio pensiero ed i propri sentimenti, si libera del fardello di energie negative che lo opprimono, ossia di pensieri negativi, rabbia, risentimento, frustrazione, dolore, avvilimento, senso di inutilità e quant’altro.  L’Arte, insomma, si trasforma – ma di fatto lo è da sempre – in un canale attraverso cui avviene una “purificazione” spirituale, emotiva, mentale di cui, per i collegamenti cui abbiamo fatto riferimento prima, anche il corpo beneficia.  L’Arteterapia è, quindi, anch’essa utilizzata quale metodologia olistica in quanto permette a corpo, mente e psiche di ritrovare il loro equilibrio e di riallinearsi gli uni agli altri.  È una terapia usata spesso nei casi di recupero da traumi ed ha dimostrato anch’essa di essere molto efficace.

Per quanto riguarda i Fiori di Bach che sono 38, il loro uso terapeutico fu sviluppato negli anni 30 da Edward Bach, un omeopata inglese che utilizzò tutte le essenze per il trattamento di vari tipi di condizioni di salute, inclusi casi acuti, il che comporta l’uso di diluizioni diverse a seconda dei casi.

I Fiori di Bach operano soprattutto a livello di psiche e proprio per questo implicano che il consulente olistico che se ne serve nella sua pratica con il cliente faccia una serie di domande al cliente/paziente per identificare i problemi a livello psicologico/emotivo/mentale che lo affigge e di conseguenza, l’essenza più appropriata. Questo procedimento in realtà è molto simile a quello seguito dall’Omeopata per l’identificazione della tipologia costituzionale dell’individuo (in un preciso momento) e la conseguente scelta del rimedio o dei rimedi omeopatici che meglio si adattano al caso.  Tutte le discipline olistiche, incluse quindi l’Omeopatia e i Fiori di Bach, si basano sul principio del Vitalismo, ossia sulla comprensione del fatto che la salute e, quindi, la guarigione, dipendono prevalentemente dallo stato di equilibrio o di squilibrio della Forza Vitale (chiamata anche Prana, Chi, Qi) che opera all’interno (ma anche all’esterno) di tutto, incluso il corpo umano.  Secondo il Vitalismo, quindi, la qualità, la quantità, l’equilibrio e/o lo squilibrio della Forza Vitale determinano la salute o la malattia.

Le essenze dei Fiori di Bach vengono considerate prodotti omeopatici solo a motivo del processo di diluizione utilizzato per la loro produzione, ma per il resto esse non applicano gli altri principi su cui si basa l’Omeopatia, come ad esempio la Legge dei simili (similia similibus curentur = simile cura simile). Per il resto possono essere classificati – sempre nell’ambito delle metodologie olistiche – quali facenti parte della medicina energetica o vibrazionale.  Quest’ultima, partendo proprio dall’assunto che tutto è energia – cosa vera infatti, come ha dimostrato lo stesso Alberto Eistein con la sua formula E = mc2 , si focalizza sull’aspetto legato alle varie frequenze e vibrazioni.  In questo ambito, quindi, le essenze dei Fiori di Bach rivestono un ruolo fondamentale in quanto la loro energia e le loro vibrazioni vanno ad energizzare e ad avere un impatto estremamente positivo sulla stessa forza vitale/chi/qi/prana che tiene in vita ogni essere vivente.  Scopo delle essenze dei Fiori di Bach non è, perciò, quello di “curare malattie”, ma piuttosto di restituire un senso di armonia, di serenità, di ottimismo, di benessere, quindi, sia fisico sia psichico e mentale all’individuo.

Le essenze californiane furono sviluppate negli anni ’70 da Richard Katz e Patricia Kaminski, una coppia di psicologi e ricercatori che successivamente fondarono la Flower Essence Society (FES) e, in armonia con lo spirito del momento, basato su un’elevata crescita, creatività, sviluppo e realizzazione personale, impiegarono piante che evidenziavano questi aspetti.  Le essenze australiane, sono nate, invece, negli anni ’80 ad opera del Dr. Ian White e si focalizzano su altri aspetti, tra cui lo stress, i cambiamenti, l’autostima, la sessualità e la spiritualità.  Altre differenze tra queste due tipologie di essenze sono strettamente legate all’ambiente, cioè all’area geografica, in cui le diverse tipologie di piante crescono e che influiscono sulla salute delle piante stesse determinandone, di conseguenza, anche il livello vibrazionale.

Come naturopata il mio consiglio è – per quanto riguarda sia l’alimentazione sia l’erbalismo – di utilizzare prevalentemente prodotti alimentari locali ed erbe native del Paese in cui viviamo, questo per allinearci quanto più possibile alla Natura che ci fornisce “in loco” ciò di cui abbiamo realmente bisogno.”

 

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