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Diritti umani

Un caso sempre più attuale – Sacco e Vanzetti

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La memoria storica della pena capitale ai danni di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti ancora oggi è motivo di riflessione per l’umanità, per evitare di ripetere gli sbagli e le tragedie del passato. L’emigrante non va bollato come criminale a causa di pregiudizi nati per gli errori di pochi

Di Gianni Pezzano

 

Un secolo fa c’era un gruppo che per fede religiosa commetteva assassini, attentati e, per trovare i soldi per poter continuare la lotta armata contro una società nella quale non credevano, anche rapine. Dopo nove decenni abbiamo scordato che la loro fede era politica e che molti degli esponenti più famosi erano italiani.

Oggi gli anarchici che hanno compiuto atti orrendi nei primi decenni dell’ultimo secolo, sarebbero considerati terroristi e il processo più famoso contro il movimento ha ancora risonanza nella odierna società, perché vediamo di nuovo la xenofobia  che alimentò le accuse contro due italiani nella Boston degli anni venti dell’ultimo secolo, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

Verosimilmente le accuse contro i due immigrati italiani erano per una rapina in una banca a Boston, dove morirono un cassiere e una guardia giurata. Però, dopo poco tempo si capì che il processo era contro le loro idee politiche e ancora di più le loro origini.

Un pomeriggio mentre facevo ricerche nella biblioteca dell’università dove studiavo la Storia, ho scoperto un archivio ricco di dettagli sul processo ai due nostri connazionali, diventati il simbolo della discriminazione anti-italiana. Ho passato ore a leggere le cartelle e soprattutto a leggere alcuni degli interrogatori contri i due imputati e uno scambio mi ha colpito.

Il Pubblico Ministero chiese al pescivendolo piemontese Vanzetti cosa faceva il giorno della rapina. Alla risposta che vendeva pesci gli chiese cosa vendeva quel giorno, quando sentì che l’italiano vendeva anche anguille la risposta del PM fu lampante, “Lei mente, è impossibile che vendesse anguille perché gli esseri umani non mangiano le anguille!”

Il processo era segnato da scambi del genere, come anche dall’atteggiamento apertamente ostile verso gli imputati da parte del giudice Thayer, che utilizzava spesso epiteti razzisti e ingiuriosi e ammise prove che erano chiaramente false o incomplete.

Il processo era imbarazzante anche per il governo italiano all’epoca, perché il regime fascista non poteva difendere oppositori politici, tantomeno due che una volta potevano essere benissimo compagni di partito del Duce stesso quando faceva parte del Partito Socialista.

Il 23 agosto 1927 i due anarchici italiani furono giustiziati sulla sedia elettrica, malgrado proteste internazionali contro la loro condanna.

All’inizio degli anni 70 il film “Sacco e Vanzetti” del regista Giuliano Montaldo mise di nuovo il caso sotto gli occhi dell’opinione pubblica e di seguito il Governatore dello Stato di Massachusetts, Michael Dukakis, fece istituire un’inchiesta sul processo. Il risultato fu la riabilitazione di Sacco e Vanzetti e la proclamazione che il 23 sarebbe stato il giorno di ricordo in quello Stato per il loro tragico destino.

Bisogna notare attentamente le parole del Governatore Dukakis quando scrisse che “il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono farci ricordare sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi, l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e dell’umanità.”

Leggendo le cronache internazionali degli ultimi anni vediamo come queste lezioni siano state dimenticate da molti in giro per  il mondo, a cominciare proprio dagli Stati Uniti con i decreti del Presidente Donald Trump per proibire l’immigrazione di musulmani da sette paesi mediorientali. Ora questi decreti sono soggetti ad azioni giudiziarie e quindi in stato di fermo fino alla fine della procedura ma certamente danno prova della memoria corta verso quel processo del secolo scorso.

Tristemente, leggendo i giornali e anche le pagine dei social media è evidente che anche molti italiani abbiano scordato il nostro passato, e che anche noi siamo stati soggetti agli stessi pregiudizi che ora colpiscono i musulmani grazie alla piccola minoranza fanatica che compie atti terroristici in numerosi paesi. Grazie a questa minoranza tutti i musulmani sono timbrati come terroristi, proprio come noi italiani eravamo timbrati come “anarchici” o “mafiosi”, come succede ancora ai nostri amici e parenti all’estero.

Noi essere umani abbiamo il vizio di scordare dettagli imbarazzanti del nostro passato, ma basterebbe vedere film come “Il Padrino 2” di Francis Ford Coppola e anche “C’era una volta l’America” di Sergio Leone per ricordare che noi italiani abbiamo compiuto atti illegali in molti paesi del mondo. Ma non per questo dobbiamo considerare tutti gli italiani delinquenti o terroristi.

Come dimentichiamo che solo nel 1917 gli Stati Uniti hanno cominciato a utilizzare sistemi di visti per poter entrare nel paese. Un dettaglio interessante è che nella prima versione di questo sistema erano esclusi gli asiatici. Prima di allora non esisteva una vera rete internazionale di passaporti e visti e dunque molti emigrarono sotto nomi falsi, oppure le autorità nei nuovi paesi di residenza cambiavano cognomi italiani difficili per facilitare i propri compiti. In questo modo spesso entravano immigrati criminali e profughi politici che fuggivano dai propri paesi con nomi falsi e tra di questi non pochi italiani.

Per questo motivo molti connazionali hanno difficoltà a trovare le loro origini e sarebbe interessante sapere quanti emigrati del passato sarebbero stati bloccati alle frontiere all’epoca, se il sistema attualmente vigente nel mondo fosse stato attivo un secolo fa. Senza dubbio la Storia di non pochi paesi, a partire dall’Argentina dove il 51% della popolazione attuale ha orgini italiane.

Il Caso di Sacco e Vanzetti deve farci riconoscere i dettagli del nostro passato e soprattutto farci capire che è ora che si inizi a raccogliere la Storia della Diaspora italiana. In questo modo non solo sapremo il nostro passato, ma sapremmo anche come aiutare a far integrare i nuovi immigrati che ora vengono in Italia.

Perciò la Storia di Sacco e Vanzetti non è finita. Dobbiamo ricordarla perché solo cosi potremo evitare di ripetere gli sbagli e le tragedie del passato. Ogni nazionalità ha le sue minoranze delinquenziali e terroristiche, basta ricordare i terroristi irlandesi che hanno avuto appoggi dalle comunità irlandesi all’estero, ma non per questo tutti gli irlandesi sono terroristi.

Cosi anche per noi italiani che ci offendiamo quando sentiamo i soliti noiosi luoghi comuni per poi dimenticare che hanno la loro base di verità. Ora trattiamo gli immigrati che arrivano in Italia come gli altri trattavano i nostri parenti e amici nel passato. Chissà cosa direbbero molti nostri parenti che sono partiti per fare una vita nuova all’estero se vedessero cosa succede ora agli immigrati che vengono in Italia?

Peggio ancora, vediamo anche sui social media utenti da molti paesi con cognomi italiani che sono chiaramente figli, nipoti e pronipoti di emigrati italiani utilizzare la stesso linguaggio verso minoranze emigrate che una volta erano indirizzate a noi italiani. Le stesse frasi e gli stessi luoghi comuni che sentivo nella mia gioventù utilizzati verso noi italiani. La memoria è veramente corta.

Dobbiamo imparare e migliorare dal passato e non ripetere gli stessi sbagli. Perciò il Caso di Sacco e Vanzetti sarà sempre più attuale, proprio perché non abbiamo ancora capito la lezione.

 

 

 

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