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Cinema & Teatro

Straordinario successo per “Aria fritta”: lo spettacolo teatrale scritto e diretto da Marco Todisco

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Tempo di lettura: 4 minuti

Strepitoso debutto, giovedì 8 febbraio, per “Aria Fritta”, lo spettacolo in scena a Roma fino al prossimo 11 febbraio, presso il Teatro Lo Spazio di Via Locri 43

 di Damiana Cicconetti

Strepitoso debutto, giovedì 8 febbraio, per Aria Fritta, lo spettacolo in scena fino al prossimo 11 febbraio presso il Teatro Lo Spazio di Roma, in Via Locri 43: lo spettacolo si terrà ogni sera alle ore 21:00, ad eccezione di domenica, giornata conclusiva, in cui verrà proposto alle ore 17:00.

Aria Fritta”: un titolo a dir poco eloquente dei temi trattati!

Un’esperienza indimenticabile ove comicità ed umanità si fondono alla perfezione.

Ed è proprio questo, del resto, che accade nella vita reale.

Esperienze così ben colte e, perciò, rappresentate con sapiente maestria dal giovane Marco Todisco, che ha scritto e diretto l’opera, così permettendo al pubblico di sorridere e, al contempo, commuoversi: tutti, nessuno escluso! Dall’inizio alla fine!

Perché Marco Todisco è un giovane di straordinario talento e perciò, destinato a meritato successo: non a caso già riscosso in precedenti rappresentazioni teatrali, nel ruolo di regista e attore. Finanche televisivo.

Temi magistralmente portati in scena dall’intera Compagnia, composta da un cast artistico d’eccezione: Antonella Dicorato e Anastasia Coppola, oltre all’amichevole partecipazione di Elena Bigazzi.

Perché non pochi saranno i momenti dedicati a canzoni e che, perciò, contribuiranno a donare ancor più sensazioni al pubblico.

La produzione, a cura di Render65 produzioni, è di Roberto Giansanti.

Martina D’Adamo è aiuto-regista; Alessandro Iannattone si occupa di luci e fonica; Roberto Satta delle scene e Monica Rosini dei costumi.

Il palcoscenico, grazie a cotanti professionisti, non potrà non trasformarsi in un crocevia di emozioni, in cui sarà impossibile non riconoscersi, perché le due protagoniste continueranno a persistere in un tragicomico duello, così evidenziando comicità ma, al tempo stesso, verità.

…Una verità che non potrà non commuovere, coinvolgendo ognuno!

Perché è una verità raccontata attraverso il dramma di due solitudini: solitudini talmente drammatiche da divenire comiche e, invero, ironiche.

La trama dell’opera, oltretutto, è fin troppo realistica, al di là della “strana trattoria” in cui è ambientata e che, non a caso, è frequentata pochissimo.

Una ex professoressa di italiano di nome Beatrice incontra Rita, la donna che gestisce questo insolito locale ed il cui “piatto particolare” è rappresentato da un antipasto “a base di aria…”.

Ed è proprio all’interno di questa “strana trattoria” che le due donne continueranno ad incontrarsi: per studiarsi – ma, invero, “annusarsi” – vicendevolmente.

E tanti e tali incontri non potranno non evidenziare una grande verità: le due donne non si piacciono affatto.

Pertanto, proprio come accade nella vita reale, anche sul palcoscenico un banale malinteso cagionerà l’avvio di una vera e propria guerra tra Rita e Beatrice.

Una guerra a dir poco “snervante”, in cui ognuna approfitterà di ogni pretesto per attribuire all’altra il suo “malcontento esistenziale” che, in realtà, è solamente frutto del proprio vissuto, accumulato nel tempo.

Beatrice, in effetti, è “in aspettativa dal lavoro” e vive un periodo critico, anche dal punto di vista economico, dopo essere stata lasciata dal marito ed avere trovato rifugio nell’alcol.

Rita, invece, ha una situazione familiare alquanto disastrata e vive sola, dopo aver perduto finanche l’adorato cane Pippo.

Così, sul palco, Rita e Beatrice continueranno ad esibirsi in un tragicomico duello.

…Un duello cagionato da una “causa comune” e che, ad onore del vero, le accomuna, seppur apparentemente diverse.

Perché è un duello generato dalla solitudine di entrambe.

Una solitudine che le due donne avvertono nel silenzio delle loro vite, perché “è proprio nel silenzio che parla la voce più importante… La propria!”.

Una solitudine che le induce, dunque, a giocare con l’ironia.

E l’ironia – si sa! –, oltre ad essere divertente, è satirica, buffonesca, istrionica… Ma, ad onore del vero, teatrale!

Davvero divertente il momento in cui Beatrice racconta le esperienze sensoriali vissute in passato, all’interno di un ristorante stellato il cui menù è “a base di soli sette spaghetti…” e che, perciò, non potrà non far ridere.

Altrettanto esilaranti i ricordi scolastici di Rita. E, poi, a seguire, i momenti tristi, dedicati alla morte dell’amico a quattro zampe, che non potranno non commuovere.

Solitudine ed ironia che spesso – fin troppo spesso! – contraddistinguono chi è insicuro e, perciò si sente perdente.

Ironia e solitudine che, alla fine, permetteranno alle due protagoniste-antagoniste di mettere da parte cotante incomprensioni e ripicche… A dir poco puerili!

E sarà quando entrambe decideranno di “cessare il fuoco” che i loro mondi così diversi ma, in realtà, eguali finalmente si incontreranno, al punto che l’una diverrà analista e paziente dell’altra, a turno.

E solo allora nulla si opporrà più al loro desiderio di comprensione umana.

…Una comprensione che non potrà non essere sincera, facendo dimenticare ad entrambe la diffidenza che all’inizio aveva contraddistinto il loro rapporto. E, a quel punto, la comicità la farà da padrone.

…Una comicità che arriverà a pervadere il palcoscenico, così realizzando il desiderio di Marco Todisco che, non a caso, ha adottato una scenografia volutamente scarna: composta da un tavolo, una sedia e poco altro, su uno sfondo rigorosamente nero.

…Uno sfondo nero che, però, grazie a cotante riflessioni e sentimenti, Marco Todisco ha saputo riempire di mille colori e grandi emozioni.

…Emozioni di cui il pubblico non potrà non conservare per sempre un gradevolissimo ricordo.

 Credit photo by Giordana Fauci

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