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Attualità

La formazione come progetto

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Incontrare il Prof. Marcello Gentile, di nobile casato partenopeo ma di tratto garbato e semplice, vuol dire entrare nel mondo del mecenatismo autentico, uno stile di vita in via di sparizione ma ancora tenacemente praticato da gentiluomini di antico stampo.

Lei è un valente medico, un affermato urologo e specialista in chirurgia di uno degli apparati corporei più delicati, come arriva alla fondazione di un ente formativo come la Pia Opera Universitaria?

Potrei rispondere ricordando un aneddoto raccontatomi dal Prof. Rocco Pezzimenti uno dei maggiori filosofi italiani, che mi onora della sua amicizia. Il Card. Newman si fece promotore in Irlanda dell’inserimento della teologia nelle facoltà di Medicina. Una parte del mondo accademico laico si opponeva e gli chiese provocatoriamente a cosa servisse la teologia nella pratica medica. ”A niente” rispose serenamente il Cardinale ”ma studiandola, il medico guarderà il malato con altri occhi”. In realtà il contatto col dolore umano produce sempre cambiamenti  sia in colui che cura che in coloro che vengono curati e sviluppa empatia, necessaria sia nella diagnosi che nella terapia.

La Pia Opera Universitaria nasce per sviluppare percorsi educativi per giovani e adulti consapevoli, con lo scopo di insegnare a guardare la persona umana  nella sua espressione globale, ciò che la Santa Sede definisce sviluppo integrale.

Colpisce soprattutto l’impegno profuso negli anni della pandemia, in cui il suo team ha raddoppiato gli sforzi per intervenire nelle situazioni difficili…

Il nostro gruppo ha cominciato a operare in varie modalità fin dagli inizi del nuovo secolo, dopo il 2000, rafforzandosi poi nel 2007, ma durante il lockdown ci siamo resi conto che occorreva moltiplicare gli sforzi per aiutare i giovani a riallacciare i rapporti umani interrotti. Presso l’Antica Sacrestia secentesca della Basilica di San Carlo al Corso in Roma, grazie alla capacità dinamica del Rettore Padre Pierluigi Giroli, abbiamo organizzato un laboratorio di teatroterapia per i giovani che vivevano un disagio psichico e un disorientamento molto forte. Con l’aiuto di attori professionisti, siamo riusciti a farli uscire dallo stato di isolamento, spingendoli a cooperare per un obiettivo comune. Dopo quattro mesi di lavoro sull’educazione corporea e verbale, sono poi riusciti a mettere in scena uno spettacolo da noi prodotto in cui non sembravano più persone uscite dalla depressione, ma apparivano vivaci e vitali, addirittura affiancati ai genitori con cui si erano scontrati durante la coabitazione coatta troppo stringente.

Lasciando per un attimo da parte i giovani, che pure le stanno molto a cuore, quale evento le ha dato maggiore soddisfazione?

Potrei ricordare lo spettacolo di poesia religiosa Testimoni della Passione, organizzato da noi ai Fori Imperiali e introdotto da un bellissimo intervento teologico del Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Ma preferisco focalizzare l’attenzione sul concerto per la pace del Natale scorso: il primo Natale di guerra in Europa dopo molti anni. Riuscimmo a mettere insieme la Chamber Orchestra di Kharkiv, che in Ucraina aveva visto bombardare molti teatri, con la cantante lirica russa Maria Ràtkova: fu il primo evento in cui simbolicamente due nazioni eredi di grandi culture provavano a riparlarsi, ma non fu facile coordinare l’attività artistica con i permessi burocratici e superare le ostilità di alcune musiciste che avevano i propri mariti al fronte…

E sul fronte della sfida formativa?

Ha detto bene: la formazione è diventata proprio una sfida culturale! La più importante l’abbiamo vinta due anni fa organizzando il corso di aggiornamento La forza della fragilità, in cui autorevoli docenti universitari hanno esaminato le dinamiche psicologiche e relazionali prodotte dalla paura e dall’ansia emerse nella nostra epoca delle policrisi. Attualmente ci viene richiesta una partnership più stretta con vari atenei e stiamo valutando le possibili collaborazioni.

Al termine di questo colloquio, non posso non chiederle a quale ambito di ricerca  si sta dedicando attualmente sul piano clinico.

Riservando parte della mia pratica medica al segmento degli anziani, trovo estremamente produttivo il settore delle artiterapie che si stanno affiancando alle tradizionali terapie sanitarie e farmacologiche e fanno parte integrante del protocollo terapeutico. Abbiamo assistito a fenomeni sorprendenti di pazienti con malattia di Parkinson, che attraverso musica e danza ricevono stimoli motori e cognitivi capaci di operare una sorta di risveglio psicofisico, a  volte perfino sorprendente. Inoltre i maschi che presentano patologie in punti critici del fisico legati alla virilità subiscono un doppio trauma, non solo nel corpo che accusa il colpo attraverso sintomi fastidiosi e impedienti, ma anche nel cervello che percepisce la ferita inferta come un blocco inibitorio di alcuni funzioni sessuali. Situazioni così complesse ci impongono di agire nel tempo attraverso percorsi di ricomposizione dell’equilibrio corpo/mente che le neuroscienze stanno delineando con sempre maggiore precisione. Siamo chiamati a una nuova e grande alleanza fra cultori delle scienze e cultori dello spirito: il mio personale impegno, e quello della Pia Opera Universitaria da me fondata, andrà in questa direzione…

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