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Arte & Cultura

Intervista al Prof. Maestro Kasimir Morski – Prof. Universitario, Direttore d’Orchestra, Pianista, Saggista

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Intervista al Maestro Kasimir Morski 

di Marina d’Angerio di Sant’Adjutore                                                                                                                                          

535709_107854169349942_1589762965_n16 maggio, Roma-  Auditorium “Ennio Morricone” intervista al Maestro Kasimir Morski -“Momenti musicali”-presso UNIROMA2 ‘Tor Vergata’  ( Dipartimento di Studi Letterari, Filosofici e di Storia dell’Arte ,Laboratorio di Estetica ed Interpretazione musicale in collaborazione con le Laboratoire d’Études Romanes – Université Paris )

                                                                                                                        

Caro Maestro KASIMIR MORSKI il grande Leonardo Da Vinci disse: “LA MUSICA è L’ARCHITETTURA DELL’INVISIBILE”. Tra arte e contemplazione, mi domando : 1)Quali sono le vie consigliate per risolvere il problema complesso dell’interpretazione musicale? 

Kazimierz Morski: “Al complesso problema dell’interpretazione musicale si può accedere da due diverse ottiche qualora si voglia dare una spiegazione di tipo teorico poggiando su un assoluto ideale interpretativo ed entrando così nel quadro delle dispute estetiche e filosofiche, oppure considerando la prassi esecutiva e la relativa impossibilità di un’interpretazione assoluta. Se infatti può esistere idealmente un’unica interpretazione, un ‘modello’, essa può esserlo nella prassi solo come ideale punto di arrivo in un assoluto sempre relativo.”

2)-L’interpretazione musicale, quindi, non può essere considerata assoluta?

K.M.: “La composizione musicale e ancor più l’interpretazione in genere rientrano nell’eterno problema del  πάντα ῥεῖ (tutto scorre). Se il divenire continuo è connaturato all’essere umano, resta tuttavia indissolubile nelle nature più sensibili l’anelito verso un vagheggiato ideale assoluto. Quando poi esistono e si accettano varie trascrizioni considerate nuovi capolavori, come quelle di Vivaldi-Bach o di Musorgskij-Ravel, o diverse versioni di un’opera compiute dallo stesso compositore, come accade con Liszt o Stravinskij, come escludere ‘a priori’ o non accettare la varietà delle possibili interpretazioni? Ammettendo infatti che esista un’esecuzione assoluta, si dovrebbe allora anche ammettere di togliere o limitare al compositore stesso la possibilità di modificare la sua opera e il suo modo di variarne le esecuzioni.”

3)- Quali sono i ruoli importanti nella storia dell’interpretazione?    

K. M.: “Nella storia dell’interpretazione giocano infatti un ruolo importante, spesso fondamentale, altri fattori quali il gusto dominante di un’epoca, le individualità artistiche, le mode o le leggi del mercato, il più delle volte dettate da ‘ direttive’ dubbie, fuorvianti il giudizio di valore ed in antitesi con quanto tramandato attraverso la ricerca di una verità interpretativa lasciata nelle opere dai singoli compositori.”

4) – E riguardo a Chopin?

K. M.: “Nel caso di Fryderyk Chopin il problema rimane aperto, sia per la questione delle varianti editoriali chopiniane, sia per il carattere a volte improvvisativo dell’interpretazione: ne sono testimonianze le memorie di allievi e dei contemporanei.”                              

 5)- È importante la conoscenza dell’opera?                                                              

K. M.: “In base alla profonda conoscenza dell’opera di un compositore acquisita dall’interprete sia per cultura che per istinto artistico, si può dire che una interpretazione possa essere considerata più aderente al ‘modello’, ma non c’è una legge oggettiva: vi è un contenuto lasciato nella pagina scritta dal compositore ed un messaggio che, tramite l’esecutore può essere trasmesso, se  è artista profondo e preparato, ancor meglio che dal compositore stesso come interprete (si possono menzionare, ad esempio, le esecuzioni direttoriali stravinskiane delle sue stesse opere). Tuttavia, si può dire che già la scelta che il compositore opera stabilendo una versione, limita l’idea originaria.”

6)- Il pensiero dell’esecutore può essere influenzato dall’ambiente circostante? Quali altri fattori sono determinanti ?  

K. M. : “Nel pensiero dell’esecutore quindi viene a costituirsi il frutto di precedenti scelte e la sua versione (o versioni) costituiscono un’ulteriore scelta. Successivamente influiscono l’atmosfera, l’ambiente, il mezzo di trasmissione (lo strumento) e la varietà di fruizione da parte dei pubblici per cui, nel passaggio dall’originaria idea del compositore all’ascoltatore vi è un’infinita gamma di  modifiche in cui il rapporto non è del tutto codificato o codificabile; è dell’intelligenza e della sensibilità interpretativa saper leggere le note e tra le note.”

 7)- Quindi cosa fondamentalmente occorre per suonare ?                                                 

K. M.: “Per suonare occorre allora la capacità tecnica e la conoscenza dei veri valori musicali, ma anche la coscienza della difficile e cruda realtà della prassi concertistica”.

8)- Ma i cosiddetti  “errori dei  Grandi” vanno corretti?                                    

K. M.: Nella prospettiva storica appaiono ridicoli i tentativi che si sono fatti di correggere i cosiddetti  ‘errori’  dei grandi che il più delle volte -proprio perché tali- hanno stabilito nuove regole stili e tendenze”.

9)- Condivide allora il pensiero di Roman Ingarden sull’opera musicale e la sua identità ?                                                                                                                              

K. M.: “Nel suo saggio L’opera musicale e la questione della sua identità  Roman Ingarden distingue tra composizione ed esecuzione affermando che certi giudizi su varie esecuzioni possono essere falsi rispetto alla stessa opera musicale, così come, al contrario, giudizi che appaiono giusti in riferimento alla sola composizione non sono tali rispetto alle sue diverse esecuzioni. Ogni esecuzione inoltre- sempre secondo Ingarden che prende ad esempio per i riferimenti musicali la Sonata in si min. op.58 di  Chopin,  consiste in un processo individuale che si sviluppa nel tempo: “è un processo acustico”, “un’univoca collocazione nello spazio”

10)- La libertà interpretativa è soggetta a limiti invalicabili?             

K. M.: “Esiste un margine di libertà interpretativa oltre il quale l’esecuzione rischia di compromettere l’identità della composizione. Tale concetto si ritrova anche in Ingarden quando scrive:’ “Se in un’esecuzione si presentano certi tempi, certa dinamica, linee melodiche diverse da quelle giuste per un’opera d’arte, ciò è semplicemente una falsa esecuzione”.  Il problema converge tuttavia sulle parole “giusto” e “falso”, così come tutte le polemiche sull’interpretazione dovute alla mancanza di riconosciuti criteri obiettivi”.

11)- Maestro Morski, alla luce delle tante conoscenze nel campo dell’interpretazione musicale, quale ritiene che sia la migliore via per giungere ad una migliore realizzazione possibile dell’opera?  

K.M.: “Presa coscienza della complessità dei problemi ed esclusa la tentazione, per non sbagliare, di sedere in silenzio al pianoforte contemplando una sfuggente, inafferrabile visione musicale, le possibilità esecutive restano due: o tentare la via utopica del raggiungimento di un ideale assoluto , oppure, ed è forse la soluzione migliore, cercare, trovare e realizzare una personale, persuasiva visione interpretativa conforme all’idea del compositore ed alla propria etica artistica”.                                                                   

12)- È importante il titolo in un’opera?  È necessario per la comprensione della stessa?   

– K.M.: “L’opera possiede una sua propria struttura che ha in sé le sue leggi e che non si deve cercare a posteriori, ad esempio nel modo di agire sull’ascoltatore e nella sua reazione. La musica allo stesso modo non necessita di titoli o di un programma letterario per essere compresa, principio peraltro caro a Chopin che non volle mai dare un titolo programmatico alle sue opere. Differentemente Franz Liszt pone in gran parte delle sue opere titoli e programma letterario, ciò sia per una visione diversa della musica connessa alle altre arti che in funzione educativa, soprattutto nel periodo di Weimar . Tuttavia anche i Poemi Sinfonici pur avendo riferimento letterario, seguono le leggi dell’opera musicale in se stessa come ad esempio la Sonata in si minore o i due Concerti per pianoforte e orchestra. Elemento importante quindi sia nella composizione che nell’interpretazione sono “le forme musicali” che -ancora secondo Ingarden- determinano nell’opera l’elemento dell’ordine razionale. Se infatti la forma è il fattore “ideale” e condizionante nell’epoca classica, l’emotività espressiva diviene l’elemento fondamentale organizzativo della forma nell’epoca romantica connesso all’emozione del suono, del timbro e del colore sia nella musica assoluta che “a programma”.

13)-Maestro, concludendo, e il suo Chopin?

K.M.: Per un pianista nato in Polonia, Chopin resta sempre un momento fondamentale della sua formazione musicale e della sua carriera artistica. Ma, per quanto concerne l’ esperienza spirituale,  rimane uno dei più grandi musicisti, capace di trarre dal pianoforte, una delle più alte forme di poesia  musicale. Lo suono da quando ero bambino e sempre vi ritrovo una meravigliosa perfezione compositiva e la capacità di  dimensioni sublimi. Il canto struggente e l’equilibrio della melodia, i ritmi ‘rubati’ di danza e la severità formale, la concentrazione e la tensione drammatica, il largo respiro della cantabilità, la sfumatura del suono, l’elasticità della dinamica e del fraseggio, sia italiano che mitteleuropeo di Chopin definiscono il suo modo creativo, univoco e inconfondibile.”

La ringrazio di cuore Maestro Morski per avermi rilasciato questa sublime intervista, secondo Herder Dio desidera che la nostra esistenza sia sublime poiché l’uomo è stato creato ad immagine di Dio. Grazie

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