Italiani nel Mondo
Cantanti da ricordare e fare conoscere all’estero LUIGI TENCO – Singers to be remembered and to make known overseas LUIGI TENCO
Cantanti da ricordare e fare conoscere all’estero. LUIGI TENCO
Torniamo alla serie dei cantanti da ricordare e fare conoscere all’estero con un soggetto che ha avuto una vita breve, che ha scritto e cantato canzoni indimenticabili, e che ha iniziato la sua carriera con tanti dei nostri cantautori più importanti, però, al suo funerale nel gennaio del 1967, di tutti i suoi colleghi solo uno era presente, e la fine tragica di questo personaggio importante ispirò una canzone che è non solo un omaggio bellissimo al suo amico scomparso, ma allo stesso tempo una delle canzoni più strazianti della musica italiana.
Non entreremo nei dettagli della sua vita, vogliamo che siano la musica, le parole delle sue canzoni a introdurlo al pubblico internazionale che avrebbe dovuto conoscerlo ben sei decenni fa. Purtroppo, la vita di musicisti, cantanti, e cantautori è spesso crudele.
Luigi Tenco nacque il 21 marzo 1938 a Cassine (AL), ma a una giovane età, a causa di dicerie locali infamanti, la madre e lui furono costretti a trasferirsi a Genova, una città che non tanto tempo dopo diventò uno dei centri più importanti del movimento musicale dei Cantautori, di cui lui era un tesserato d’eccellenza.
La sua carriera musicale iniziò nel 1953 da giovanissimo quando fondò un gruppo musicale Jelly Roll Boys Jazz Band, con il quindicenne Tenco al clarinetto, e il suo futuro collega cantautore Bruno Lauzi il batterista.
Da questo inizio ebbe diversi cambi di complessi, conoscendo altri cantautori come Sergio Endrigo e Gino Paoli.
Poi, durante una tournée in Germania ha conosciuto sia Adriano Celentano che il cantautore destinato a scrivere il suo elogio, il grandissimo Fabrizio de André, generalmente considerato il più grande dei cantautori.
Come i suoi colleghi Tenco scriveva canzoni di temi sociali, e si divertiva a presentare i suoi brani in modi diversi dallo stile tradizionale. Certo, scriveva anche canzoni d’amore e ne abbiamo tre sotto, canzoni che ci fanno vedere varie facce dell’amore, dalla gioia alla tristezza, sempre con parole scelte per trasmettere il sentimento profondo che sentiva. Un sentimento che poteva anche essere più grande di lui, come vedremo.
Così il suo primo grandissimo successo nel 1962 inizia in un modo totalmente inatteso con la frase, “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare”. Difatti, la canzone, video sotto, si chiama proprio “Mi sono innamorato di te”.
Come abbiamo appena sentito, quella prima frase è ingannevole. Il resto della canzone rivela il loro amore profondo e che la notte non ha più “niente da fare”, perché la va a cercare. E, in questo modo, la canzone è veramente una poesia d’amore.
E, come è facile immaginare, l’amore non è solo conoscere la persona amata, ma è anche perdere quella persona e in “Lontano, lontano” Luigi Tenco le dice come il futuro, cioè “lontano, lontano nel tempo”, come inizia questo brano, e anche la distanza le farà ricordare di lui, magari persino parlando di lui con il futuro amato…
E, considerando il suo destino, il titolo della prossima canzone riassume perfettamente la sua vita, prima i sogni belli di successo e amore, per poi capire che non aveva più niente, almeno nella sua mente, e così intravediamo il futuro che lo avrebbe poi aspettato, anche quando aveva qualcuna con cui condividerla.
Nel 1966 uscì il brano “Vedrai, vedrai”, che continua il tema dell’amore, ma in questo caso è quello della madre che si preoccupa del figlio, ma non ci dice il motivo, e, considerando quel che sarebbe accaduto non tanto tempo dopo, viene spontaneo chiederci se la canzone parlasse di Tenco stesso, e se il successo non gli stava dando i frutti che avrebbe sperato.
Purtroppo, non lo sapremo mai.
Ora arriviamo all’ultimo capitolo della vita di Luigi Tenco, che è anche l’episodio più tragico della Storia del Festival della canzone Italiana di Sanremo.
Lui si presentò al Festival insieme alla sua compagna, la cantante francese Dalidà. Aveva scritto la canzone “Ciao, Amore Ciao”, che era stata inspirata dalla poesia “La spigolatrice di Sapri” dal poeta Luigi Mercantini che raccontò la tragica storia della spedizione di Carlo Pisacane del 1857 nella speranza di sollevare la popolazione del Regno delle Due Sicilie contro la Monarchia del Borboni, che finì malissimo sull’isola di Sapri.
Però, Tenco dovette modificare il testo per evitare la censura Rai con l’accusa di antimilitarismo. Quindi, il soggetto diventò il dramma dei coltivatori/contadini in Italia con l’urbanizzazione che metteva a rischio le loro attività, che si capisce benissimo all’inizio della canzone.
Malgrado il suo ovvio nervosismo durante le prove per il Festival, arrivando persino a rimproverare Dalidà, la canzone è bellissima, e dava speranza di avere un risultato positivo, però, in gara si vide tutta la crudeltà del Festival quando venne escluso dalla finale.
Nessuno vide Tenco uscire dal Teatro, ma al ritorno alla loro camera d’albergo Dalidà trovò il suo corpo senza vita, con un bigliettino. Accadde il 27 gennaio 1967, e non aveva compiuto nemmeno 29 anni.
Sapendo quel che poi sarebbe successo, quel che colpisce di questa canzone è ascoltare le parole;
Guardare ogni giorno
Se piove o c’è il sole
Per saper se domani
Si vive o si muore
E un bel giorno dire basta e andare via.
Moltissimo è stato scritto e detto riguardo la morte di Luigi Tenco, e, malgrado inchieste e il passaggio di decenni, nessuno è in grado di spiegare quella sua decisione, e non saremo certamente noi ad aggiungere parole a un dibattito inutile.
Però, quel che possiamo dire è che lo sgomento era universale, ma non fu abbastanza per superare una mentalità orrenda dell’epoca da parte di molti cantanti.
Dal mondo dello spettacolo, si presentarono al funerale solo il suo grande amico Fabrizio de André, il cantante Michele, la moglie di Gino Paoli e i musicisti Gian Franco e Gian Piero Reverberi.
Infatti, non si presentò nessuno degli altri cantanti del Festival, che invece decisero di assistere al matrimonio del cantante americano Gene Pitney a Ospedaletti.
Non vogliamo aggiungere alcun commento a questo episodio perché Fabrizio de André disse tutto nella sua bellissima “Preghiera di gennaio” in cui Faber (come era conosciuto dagli amici) immagina Luigi Tenco salire in cielo, un pensiero quasi indicibile all’epoca per l’atteggiamento di molti clerici verso i suicidi, e, come fu ovvio al funerale, anche nel mondo dello spettacolo, per via dei cantanti che evitarono il funerale proprio per scaramanzia che è sempre stata una piaga che ha rovinato carriere, come quella di Mia Martini , e lei non è stata l’unica.
Difatti, de André fa un’accusa precisa in questo senso quando dice nella canzone:
Signori benpensanti
Spero non vi dispiaccia
Se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
Soffocherà il singhiozzo
Di quelle labbra smorte
Che all’odio e all’ignoranza
Preferirono la morte
E con questa canzone stupenda finiamo il nostro omaggio a Luigi Tenco con la speranza che il mondo finalmente comincerà a conoscerlo per la sua musica e non solo per il suo destino tragico.
Singers to be remembered and to make known overseas. LUIGI TENCO
We return to the series of articles of the Italian singers to be remembered and made known overseas with a subject who had a short life, who had written and sung unforgettable songs, and who began his career with many of our most important cantautori (singer songwriters). However, at his funeral in January 1967, of all his colleagues only one was present, but the tragic end of this important person inspired a song that is not only a wonderful tribute to his deceased friend, but at the same time, one of the most heart wrenching songs of Italian music.
We will not enter into the details of his life, we want it to be the music and the words of his songs that introduce him to the international audience which should have known him a good six decades ago. Unfortunately, the lives of musicians, singers and cantautori are often cruel.
Luigi Tenco was born on March 21, 1938, in Cassine (AL), but at a young age, because of local shameful rumours, his mother and he were forced to move to Genoa, a city that not long after became one of the most important centres of the musical movement of the Cantautori, of which he was a member par excellence.
His musical career started in 1953 at a very young age by founding a musical group the Rolls Boys Jazz Band, with the fifteen-year-old Tenco playing the clarinet, and his future colleague as a cantautore Bruno Lauzi, the drummer.
From this beginning he made several changes of groups, meeting other cantautori such as Sergio Endrigo and Gino Paoli.
And then, during a concert tour of Germany, he met both Adriano Celentano and the cantautore destined to write his eulogy, the great Fabrizio de André , generally considered the greatest of the cantautori.
Like his colleagues, Tenco wrote about social issues, and he enjoyed presenting his songs in ways that differed from the traditional style. Of course, he also wrote love songs, and we have three below, songs which show various faces of love, from joy to sadness, always with words chosen to convey the deep feeling he felt. A feeling that could also have been greater than him, as we shall see.
So, his first big hit in 1962 begins in a totally unexpected way with the phrase “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare” (I fell in love with you because I had nothing to do). In fact, the song, video below, is called precisely “Mi sono innamorato di te” (I fell in love with you).
As we have just heard that first phrase is deceptive. The rest of the song reveals their deep love and that at night he no longer has “nothing to do” because he goes looking for her. And in this way the song is really a poem of love.
And, as it is easy to imagine, love in not only meeting the beloved person, but also losing that person, and in “Lontano, lontano” (Far away, far away) Luigi Tenco tells her how the future, “far away, far away in time”, as this song begins, and also distance, will remind her of him, maybe even to talk about him with the future beloved…
And, considering his fate, the title of the next song sums up his life perfectly, first the beautiful dreams of success and love, to then realizing that he had nothing left, at least in his mind, and so we glimpse the future that awaited him, even when he had someone to share it with.
In 1966, the song “Vedrai, Vedrai” (You’ll see, you’ll see) was released, which continued the theme of love, but in this case it is the love of a mother worried about her son, but it does not tell us why, and, considering what would happen not so long after, it is easy to wonder if the song was about Tenco himself, and if success was not bearing him the fruit he would have hoped for.
Unfortunately, we will never know.
And now we come to the final chapter of Luigi Tenco’s life, which is also the most tragic episode in the history of the San Remo Italian Song Festival.
He appeared at the Festival with his companion, the French singer Dalidà. He had written the song “Ciao, Amore, Cao” (Bye, Love, Bye) that had been inspired by the poem “La spigolatrice di Sapri” (The gleaner of Sapri) by the poet Luigi Mercantini which tells the story the tragic story of Carlo Pisacane’s expedition in 1857 in the hope of raising the population of the Kingdon of the Two Sicilies against the Bourbon Monarchy which ended very badly on the island of Sapri.
However, Tenco had to modify the lyrics to avoid censorship by the RAI with the accusation of anti-militarism. So, the subject became the drama of the farmers/workers in Italy with urbanization that was putting their activities at risk, which is clearly understood at the beginning of the song.
Despite his obvious nervousness during the rehearsals for the Festival, even going so far as to scold Dalidà, the song is beautiful, and gave hope of achieving a positive result, however, in the competition all the cruelty of the Festival was seen when it was excluded from the final.
Nobody saw Tenco leave the Theatre, but on her return to their hotel room Dalidà found his lifeless body, with a note. It was January 27, 1967, and he was not even turned 29.
Knowing what would happen next, what is striking about this song is hearing the words:
Checking every day
if it’s raining or the sun is shining
to understand if tomorrow
you’ll live or you’ll die
and one day saying “enough” and going away.
Much has been said and written about Luigi Tenco’s death, and despite investigations and the passing of decades, no one is able to explain his decision, and we will certainly not be the one to add words to a pointless debate.
But what we can say is the dismay was universal, but it was not enough to overcome the horrendous mentality of the time on the side of many singers.
From the world of showbusiness, only his great friend Fabrizio de André, the singer Michele, Gino Paolo’s wife, and the musicians Gian Franco and Gian Piero Reverberi showed up at his funeral.
In fact, none of the other singers in the Festival went to the funeral, instead, they decided to attend the wedding of the American singer Gene Pitney in Ospedaletti.
We do not want to add any comments to this episode because Fabrizio de André said it all in his beautiful song “Preghiera di gennaio” (January Prayer) in which Faber (as he was known by his friends) imagined Luigi Tenco ascending to Heaven, an almost unspeakable thought at the time due to the attitude of many clerics towards suicides, and, as was obvious at the funeral, also in the world of show business due to the singers who avoided the funeral previously because of superstition which has always been a scourge that has ruined careers, such as that of Mia Martini, and she was not the only one.
Indeed, de André makes a precise accusation in this sense when he says in the song:
Well-thinking gentlemen,
I hope that you don’t mind
if in heaven, among the saints,
God, in his arms will suffocate the hiccough
of those pale lips which,
to hatred and ignorance,
preferred death.
And with this wonderful song we finish our tribute to Luigi Tenco with the hope that the world will finally begin to know him for his music, and not only for his tragic Fate.