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Diritti umani

1919-2024: i 105 anni di storia della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo

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La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (nell’acronimo LIDU) è senza dubbio la più antica e prestigiosa organizzazione operante in Italia per la promozione e tutela dei diritti umani.

di Alexander Virgili

La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (nell’acronimo LIDU) è senza dubbio la più antica e prestigiosa organizzazione operante in Italia per la promozione e tutela dei diritti umani. Nel 2024 compie 105 anni di attività, un periodo lungo durante il quale ha vissuto fasi storiche cruciali del ‘900, esilio e riorganizzazione, turbolenze interne per l’orientamento culturale, ma conservando sempre nello spirito della totalità degli esponenti la spinta per la tutela dei diritti umani.  Fu fondata da Ernesto Nathan nel 1919, laico, libertario, molto vicino agli ideali mazziniani, che fu pure sindaco di Roma dal 1907 al 1913.

La data della sua costituzione risulta a volte falsata poiché alcuni documenti indicano il 1922, riferendosi alla formale costituzione realizzata dal De Ambris nel 1922 (e poi alla presidenza Campolonghi nel 1923), ma è sufficiente leggere i documenti stessi per comprendere che, appunto, si era trattato di una formalizzazione di una organizzazione costituita nel 1919 dal Nathan e della quale lo stesso Nathan era stato il primo presidente. Con l’avvento del fascismo la Lega fu costretta a spostare la sede a Parigi, dove aveva stretta relazione con la omonima Lega francese, fondata nel 1898, e resasi nota per il sostegno dato a Dreyfus. Il periodo parigino della Lega fu sicuramente molto vivace, sia pure a volte con turbolenze all’interno della organizzazione per il convergere di tante anime di esuli e dei tanti orientamenti politici e culturali che essi esprimevano, sebbene la maggioranza di essi fosse vicina a posizione laiche e della sinistra storica. Ma fu anche un momento di indubbio scambio tra i tanti intellettuali che si incontravano nella Parigi dei salotti culturali mentre fascismo e nazismo da una parte e leninismo dall’altra raccoglievano masse crescenti di consensi.

Era un periodo nel quale il colonialismo era ancora visto come “normale” prosieguo della storia precedente. Anche dalla corrispondenza del napoletano Giovanni Amendola, parlamentare e oppositore del fascismo, si evincono riferimenti al brillante salotto di Aline Ménard Dorian, vice-presidente della Ligue française des droits de l’Homme, ispiratrice di Proust, che nella sua casa, ricca di opere d’arte, accoglieva tutto il mondo politico, letterario ed artistico della terza Repubblica, da Léon Blum a Painlevé a Kerensky, da Anatole France a Cocteau, da Albert Einstein alla Curie. In quello che fu, probabilmente, uno degli ultimi salotti culturali e politici di stretta osservanza democratico-radicale, ove l’allora presidente della LIDU Campolonghi incontrò numerosi intellettuali italiani antifascisti, tra questi Bissolati e Don Sturzo. In quel periodo parigino un altro italiano di rilievo, Francesco Nitti, già ministro, poi capo del governo e quindi esule antifascista, aderì alla LIDU.

Nel maggio del 1922 a Parigi la LIDU, assieme ad altre organizzazioni analoghe presenti in Paesi europei, fu tra le fondatrici della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (Fédération internationale des ligues des droits de l’homme – FIDH), Federazione che oggi raggruppa 164 organizzazioni nazionali di difesa dei diritti umani, in oltre 100 Paesi. Nel periodo 1932-33 fu Presidente della LIDU Claudio Treves. Con l’occupazione tedesca della Francia FIDH e LIDU furono costrette a sospendere le attività e si costituì un ufficio a New York, nel 1942, con il sostegno di vari esuli europei, creando la International League for the Rights of Man. Il gruppo statunitense, dopo la fine della guerra continuò ad operare autonomamente modificando la denominazione in International League for Human Rights. Nel 1945 la LIDU tornò ad avere una sede, sia pure provvisoria a Roma.

Nella prima metà del ‘900 vari altri nomi di rilievo della storia politica italiana, quali Riccardo Bauer, Randolfo Pacciardi, Teresita Scelba, Ernesto Buonaiuti, si ritrovarono con incarichi di spicco nella LIDU. Momento di forte coesione internazionale della LIDU con le altre Leghe estere fu, dopo l’approvazione dello Statuto delle Nazioni Unite nel 1945, fu la convergenza per spingere l’ONU a adottare una Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, iniziativa che avrà compimento nel 1948.  Tra gli artefici di tale importante Dichiarazione ampio fu il ruolo svolto da giuristi e esponenti della cultura appartenenti alle Leghe dei diritti umani e della LIDU stessa, essendo esse storicamente e culturalmente le portatrici e continuatrici di quel lungo cammino che dalla Magna Charta del 1215 sino alle fondamentali Dichiarazioni in materia di diritti umani e Carte costituzionali statunitense del 1776, francese del 1789 e napoletana del 1799, crearono le premesse per la Dichiarazione Universale del 1948.

Non ultimo, il sostegno storico alla LIDU di almeno una parte della tradizione massonica, si può ricordare in proposito che nel 1893, il primo Ordine Massonico ad avere introdotto la donna in Massoneria fu Le Droit Humanine, erede delle innovazioni della massoneria francese che nel 1770 aveva ufficializzato la massoneria femminile. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo divenne il riferimento cardine delle Leghe nel mondo. Negli anni Sessanta del Novecento la figura principale della LIDU fu Paolo Ungari, giurista, costituzionalista, editorialista, docente di Storia del Diritto e di Diritti dell’Uomo presso la LUISS. Ungari dette un importante contributo alla difesa del popolo afgano e di quello iraniano essendo in contatto con esuli di entrambi i Paesi.

Con fasi di maggior o minore dinamismo, anche in relazione alle disponibilità personali dei componenti della Lega, che operano tutti volontariamente, l’organizzazione ha svolto un’azione preminentemente culturale per mantenere alta l’attenzione sul valore dei diritti umani, evitando che essi siano considerati superati o semplicemente acquisiti, ma non ha trascurato azioni concrete di intervento in relazione a violazioni dei diritti umani fondamentali, dai migranti alla parità di genere, dalle questioni sanitarie alla qualità della vita e alla tortura. Ѐ chiaro che, purtroppo, la frequenza e diffusione delle violazioni, a vari livelli e in diversi contesti, rende impossibile essere presenti su molti di essi, in Italia come nel mondo. Un’azione propositiva in ambito legislativo, attività di informazione e formazione, un richiamo a enti e istituzioni affinché prestino sempre cura al tema dei diritti umani, l’attenzione verso situazioni e temi spesso trascurati dai mass media, sono state modalità abituali dell’operato della Lega nel corso dei decenni. Una organizzazione probabilmente non molto nota al pubblico, rispetto ad altre, ma con una presenza storica forte e illustre e con intellettuali di valore che l’hanno sempre affiancata.

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