Connect with us

Arte & Cultura

Giuseppe Mazzola ed il mondo della pittura

Published

on

Tempo di lettura: 5 minuti

 

[AdSense-A]

 

Intervista a Giuseppe Mazzola

Di Francesca Rossetti

michael

Giuseppe Mazzola è un giovane pittore e fotografo siciliano già con una lunga carriera alle spalle che ho incontrato per conoscere meglio.

Chi è Giuseppe Mazzola e come nasce la tua passione per la pittura?

Giuseppe Mazzola è un soggetto mediamente idealista con un elenco di valori, idee e sensazioni che nascono a Palermo e camminano con fierezza un po’ ovunque e, a volte, senza una meta precisa, fra disegno, fotografia e reportage fotografici per aiutare le comunità bisognose nelle terre sofferenti di Haiti e Repubblica Dominicana.

La mia pittura non è proprio una pittura, anzi non lo è affatto. Io disegno da autodidatta ed esploratore. Ho cominciato all’età di 6/7 anni, la colpa è di una punizione durante una lezione: parlavo troppo, la maestra mi mise in castigo e io mi ribellai, durante l’isolamento nella pausa di ricreazione, disegnando alla lavagna un ritratto di Gesù Cristo talmente inaspettato che la suora “colpevole” dell’accadimento/accaduto, mi fece i complimenti e radunò i genitori dei miei compagni e delle classi vicine a vedere l’opera. Posso dire che la mia passione non è nata, l’ho scoperta.”


Fra i soggetti da te rappresentati c’è Michael Jackson : come si impara a ritrarre un uomo così bello e dal viso così particolare?

Non si impara, si insidia inconsciamente negli ideali estetici che cerchi nel momento in cui scompagini ogni angolo delle tue emozioni nell’attesa e nel tentativo (faticoso a volte) di capire quale geometria fisiognomica possa sposarsi con il concetto più emotivo di bellezza. Sembra facile e istintivo, ma la passione non è così scontata e ha l’unica regola di base che è quella di non seguire mai una regola se non la spinta dell’attrazione istintiva. In fondo Jackson, in questa epoca veloce e consumistica, col suo volto iconico rappresenta la caduta di qualsiasi verbo al passato e sintetizza la divinità, l’idolatria è il modello artistico e visivo del contemporaneo. Senza sfiorare alcun azzardo di fastidiosa mitomania, l’immagine di Michael Jackson è la perfetta figura allegorica sulla quale modellare un precetto figurativo.”


Hai conosciuto ed incontrato Michael più volte: in quali occasioni e cosa ti disse delle tue bellissime opere?

Un’opportunità  che custodisco con protettiva riservatezza, Jackson ha visto e visionato parecchie mie illustrazioni, gli piacevano i ritratti, li definiva materni, io per dovuta insicurezza li avrei cestinati, ma alla fine finivano spesso tra i suoi effetti personali.”

Cosa ti ha colpito di lui e che tipo di persona era al di fuori del palcoscenico?Quali sono i valori e gli insegnamenti che ti ha trasmesso e che tu cerchi di comunicare con i ritratti?

La fragilità mai nascosta trasformata in bene comune. Le “leggende” sulla sua umanità non sono mitologia, sono tutte vere. Come è vero che per lui Dio era il sorriso di un bambino, che l’arte deve essere uno strumento di pace, che l’amore e la gentilezza sono le uniche arme per sconfiggere ogni male. Era tutto vero e fuori dal palcoscenico era la persona più curiosa e umile che si potesse immaginare. Anzi, era inimmaginabile… pensi a Michael Jackson e ti viene in mento solo il concetto più esagerato di mitologia moderna, poi ti ritrovi davanti un uomo che ti osserva e che vuole imparare chi sei.

Grazie a lui ho imparato che nella vita l’umiltà e la gentilezza sono le due armi più potenti per poter affrontare ogni male. L’ascolto per conoscere e capire ogni diversità, la diversità come confronto, il confronto come cammino di pace. Con i miei ritratti non so se e quanto riesco a dire di tutto ciò, però ci provo, soprattutto quando mi spingo oltre mio orto e cerco di abbattere la paura della diversità mostrando tale disuguaglianza come elemento di indagine. L’indagine spinge verso l’ignoto e ciò che non conosciamo ci spaventa. Vedi, è un cane che si morde la coda, non è facile parlare di tutto ciò senza il rischio che l’aquilone che lanci in aria in realtà non si trasformi in un boomerang.”


Tu sei anche fotografo a concerti ed eventi: quali altri personaggi famosi hai conosciuto e quali episodi particolari ci puoi raccontare?

Ne ho visti e conosciuti davvero tanti, italiani e internazionali. Franco Battiato, Leo Gullotta, Elisa, Alessandra Amoroso, Nek, Nada, J-Az, Fedez, Francesco De Gregori, David Lynch, Beyoncé, Skunk Anansie, Lionel Richie, Lauryn Hill, Bruce Springsteen… Tra gli italiani cito Gianluca Grignani perché è un artista che da anni accompagna il mio cammino  e con il quale ho avuto l’onore (e ho ancora) di interagire in innumerevoli occasioni. E’ un raro esempio di emotività e condivisione. Con lui ho sempre avuto carta bianca sopra e sotto il palco, un giorno mi ha detto “Dio ha posato la sua mano su di te” e lasciarmi immortalare la sua chitarra come se quel palco fosse mio è un immenso gesto di fraterna stima. Di episodi particolari con lui ce ne sarebbero tanti ma quelli che preferisco sono quando prende in mano la chitarra e, nel momento in cui sembra non funzionare nulla, crea un evento acustico di notevole spessore. Potrei anche parlarti di Max Gazzé, Carmen Consoli, Il Volo, Edoardo Bennato, Gianna Nannini… Tra gli internazionali potrei raccontarti di quando David Lynch, durante un seminario a Palermo, mi disse di non sapere che al mondo esistessero foto di lui e Jackson (Michael) e fui io a fargliele scoprire 22 anni dopo la loro realizzazione. Gli mostrai una di queste foto, tra l’altro autografata dallo stesso Michael, e dopo aver completato l’opera con la sua firma, mi disse: “Senza sogni non si va da nessuna parte. Anche se non si realizzano, i sogni sono una strada per la felicità. L’arte esorcizza il male. Quest’uomo ha vissuto di sogni e di arte fino alla fine”. O potrei raccontarti di tutte quelle situazioni particolari, intime e sensibili che accadono quando un artista incontra i fans (e viceversa) e io sono lì, come una mosca sul muro, a raccontare e assorbire quello straordinario scambio di condivisione. Gli aneddoti sono talmente tanti che non saprei da quale cominciare. Una scoperta assoluta? Alvaro Vitali… piccolo grande uomo che il cielo ci ha mandato per riempire di risate e ironia la nostra cultura. Lui ti concede tutto, tranne il mitico cappello di Pierino.  Merita di essere riscoperto e valorizzato. Una delusione? La persona che sale sul palco come personaggio e maltratta chi spende ore, soldi ed emozioni in suo onore. Di questa gente gli aneddoti preferisco dimenticarli e purtroppo ne ho visti parecchi.”

Che cos’è il progetto Haiti – Santo Domingo?

E’ un cammino che ho deciso di intraprendere 5 anni fa quando ho visto con i miei occhi cosa significa essere bambino e vivere ad Haiti dopo il terremoto del 2010. Non ne sono uscito indenne da quel primo contatto con la realtà haitiana trapiantata nei new blocks di Santo Domingo e della repubblica Dominicana in genere. Il mio progetto è uno scopo: realizzare dei reportage che raccontino e diano voce a 360° a chi, tra quelle povertà ricca di insegnamento, non ne ha più… o non ne ha mai avuto vista l’età dei numerosi bambini che predomina tra quei disagi ricchi di emergenza. Son tornato fra questa gente, e per questa gente, qualche mese fa. Ho dato modo a tutti quelli che volessero, di diventare manifesto di una realtà che il popolo fuori da quella isola (siamo noi occidentali) fingiamo di non conoscerne nemmeno l’esistenza. Ho documentato favelas, fiumi, terre aride, capanne, ghetti, strade popolose di mosche e umiltà, mercati di carne e corpi nudo. Ho fotografato uomini poveri, anziani, bambini, rifugiati, haitiani senza speranza, haitiani pieni di sogni, vagabondi, lavoratori, prostitute, stregoni, ammalati e sopravvissuti, drogati e morti sui marciapidiedi…. Pensavo “ne farò un libro e darò tutto per aiutare almeno uno di loro…”. Ma sono un uomo solo, e anche piccolo, non posso prendermi in giro. Vorrei fare di più, vorrei proseguire questo cammino fino al punto in cui questo materiale possa diventare fonte di beneficienza per questa gente che, credetemi, ha un bisogno imminente della considerazione e dell’aiuto di tutti noi. Ma ci ostiniamo a non preoccuparcene perché una terra lontana, per istintivo egoismo di sopravvivenza, ci suona come disinteresse legittimo. Inoltre i disastri dell’ecosistema degli ultimi giorni, mi spingono a chiedere e pressare l’aiuto di chi volesse aiutarmi per aiutare.

L’appello è esplicito: se qualcuno volesse unirsi a me in questo cammino, aiutarmi, pubblicare il materiale, o permettermi di continuare il cammino, io sono qui.”

Davvero molto in gamba Giuseppe e per informazioni https://www.facebook.com/Giuseppe.Mazzola.Photo/

Print Friendly, PDF & Email