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L’impresa eroica della Savoia Cavalleria in Russia- The heroic exploit of the Savoia Cavalry in Russia

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di emigrazione e di matrimoni

L’impresa eroica della Savoia Cavalleria in Russia

Tra le cronache della invasione tedesca della Polonia nel 1939, che segnò l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, che fu anche l’inizio della sua carriera da inviato di guerra per il Corriere della Sera, il grande Indro Montanelli descrisse la carica della cavalleria polacca contro le forze tedesche.

Indubbiamente, questo suo articolo fece conoscere l’eroismo dei cavalieri polacchi al mondo, al punto che per molti anni si credeva che fosse l’ultima carica di cavalli nella Storia. Invece, ce ne fu un’altra tre anni dopo, questa volta da cavalieri italiani, ma l’impresa non fu conosciuta dal mondo perché un giornalista non era presente.

Voluta da solo un uomo, l’entrata del nostro paese in quella guerra fu un disastro perché, dopo le guerre coloniali e la partecipazione disastrosa d’Italia nella guerra civile spagnola, le forze armate italiane non erano affatto pronte, a qualsiasi livello, a partecipare in una guerra mondiale, nemmeno al fianco del suo alleato, la Germania di Adolph Hitler.

E una decisione in particolare fornì una prova schiacciante di questa decisione azzardata, la partecipazione all’invasione dell’Unione Sovietica nel giugno 1941. Un’invasione iniziata in ritardo perché le forze naziste dovettero intervenire per assistere le forze italiane in grande difficoltà dopo l’invasione della Grecia.

L’’invasione dell’URSS iniziò bene per il “Patto di Ferro”, però, fu fermata ai confini di Mosca perché, dopo le soffiate delle spie sovietiche in Giappone che quel paese non intendeva, a suo turno, invadere l’URSS perché stava preparando l’attacco al porto militare di Pearl Harbor che avrebbe costretto gli Stati Uniti ad entrare in guerra, Stalin decise di trasferire milioni di truppe dal fronte orientale del paese al fronte occidentale per combattere gli invasori nazisti e fascisti, una guerra divenuta totale con l’arrivo delle nuove forze sovietiche.

Sappiamo tutti che circa trecentotrentamila soldati italiani fecero parte dell’ARMIR (Armata Italiana in Russia) e che, tra l’invasione e la ritirata lunghissima, quasi novantamila soldati italiani non fecero ritorno, circa settantamila catturati, di cui solo circa diecimila tornarono a casa, e gli altri caduti in battaglia o per le condizioni climatiche orrende di quella guerra, particolarmente l’inverno russo per cui le nostre truppe erano totalmente impreparate.

Ovviamente, la ritirata fu una bolgia dantesca per i nostri soldati, ma una battaglia particolare fece capire che i nostri soldati non erano codardi, come l’esito della guerra fece pensare a molti nel mondo, ma erano capaci di imprese eroiche.

Abbiamo già scritto di due episodi particolari in cui militari italiani dimostrarono il loro coraggio. Il primo Luigi Durand de la Penne  durante “l’impresa di Alessandria”, e Salvo d’Acquisto durante l’occupazione nazista d’Italia.

Ora parliamo dell’impresa storica della Savoia Cavalleria durante la ritirata tragica dall’URSS.

Il “Reggimento Cavalleria Savoia” ha una Storia lunghissima, che risale persino al 1692, ovviamente all’inizio sotto la bandiera dei Savoia, e poi anche per le Guerre di Indipendenza, e poi per il nuovo Regno d’Italia dal 1861 in poi. E il Reggimento ancora fa parte dell’esercito italiano.

E altrettanto ovviamente, il Reggimento si trovava nella steppa russa durante l’invasione dell’allora Unione Sovietica come parte dell’ARMIR.

Infatti, il 24 agosto, 1942 la Savoia Cavalleria si trovava vicino al villaggio di Isbuscenskij insieme ad altri reparti dell’esercito italiano, ed erano circondati da circa tremila truppe sovietiche in quel che sicuramente sembrava una trappola fatale per le truppe italiane.

Per poter rompere l’accerchiamento, l’artiglieria italiana cominciò a sparare contro il nemico e poi il comandante della Savoia Cavalleria, il Colonello Sandro Bettoni-Cazzago, decise di ordinare una carica a cavallo, con sciabole in mano.

In una battaglia combattuta in tre fasi i cavalieri italiani misero in panico i nemici con quella tattica da altri tempi, ma alla fine, furono proprio gli italiani che vinsero la battaglia.

Nel loro articolo in cui appare il superstite della battaglia Diega Saccardi, Simone e Alberto Guidorzi  descrivono magistralmente la battaglia, in dettaglio.

Il costo umano di questa impresa fu sorprendentemente basso considerando la differenza di forze schierate nel campo, 33 italiani morti e 55 feriti, con la morte di ben oltre 200 cavalli. E con la morte di 150 soldati sovietici, più di 300 feriti e 500 prigionieri.

In termini di onorificenze, il totale fu veramente impressionante, Medaglia d’Oro per lo stendardo del Reggimento Savoia Cavalleria, due Medaglie d’Oro alla memoria, 55 Medaglie d’Argento (una proprio per Saccardi), 23 Medaglie di Bronzo, 49 Croci di Guerra e promozioni di campo per meriti di guerra.

L’impresa fece scalpore in Italia, tra i suoi alleati e persino tra i sovietici, ma la notizia non ebbe il risalto mondiale che avrebbe meritato, al punto che per molti anni dopo la carica polacca fu soggetto di molti articoli, grazie anche al giornalista italiano, ma la vittoria italiana fu consegnata al dimenticatoio della Storia per poi essere ritrovata e giustamente onorata.

Questo non successe per il comportamento di reparti italiani in altri fronti, compresa la celebre Battaglia di El Alamein in Nord Africa, soggetto di più di un film nel corso degli anni, compreso “El Alamein, la linea di fuoco” del regista Enzo Monteleone nel 2002.

Ma la Battaglia di Isbuscenskij non ebbe mai questo livello di riconoscimento e vogliamo dare il nostro contributo per farla conoscere di più al mondo.

La guerra è brutta, e non deve essere mai considerata “gloriosa”, anche perché, come la partecipazione italiana nella Seconda Guerra Mondiale, e anche la Grande Guerra, i motivi per dichiarare guerra spesso non sono al livello degli enormi costi in termini di vite umane.

Ma non per questo dobbiamo dimenticare imprese come quella della Savoia Cavalleria, perché, in fondo, la carica era un atto disperato per salvare le vite degli altri soldati italiani che si trovavano nella trappola sovietica.

Perciò, onoriamo le imprese dei nostri soldati che mettono le loro vite a rischio in nome del paese, ma non glorifichiamo le decisioni sbagliate che portarono ad atti disperati di questi stessi soldati…

The heroic exploit of the Savoia Cavalry in Russia

Among the reports of the German invasion of Poland in 1939 that marked the start of World War Two, which was also the start of his career as a war correspondent for Milan’s Il Corriere della Sera newspaper, the great Indro Montanelli described the charge of the Polish cavalry against the German forces.

Undoubtedly his report made the heroism of the Polish horsemen known to the world, to the point that for many years it was believed that it was the last cavalry charge in history. Instead, there was another one three years later, this time by Italian horsemen, but the exploit was not known to the world because a journalist was not present.

Wanted by only one man, our country’s entry into the war was a disaster because, after the colonial wars and Italy’s disastrous participation in the Spanish Civil War, Italy’s armed forces were not at all ready, at any level, to take part in another world war, not even alongside its ally Adolph Hitler’s Germany.

And one decision in particular provided the overwhelming proof of this rash decision, the participation in the invasion of the Soviet Union in June 1941. An invasion that started late because the Nazi forces had to step in to help the Italian forces in great difficulty after the invasion of Greece.

The invasion of the USSR started well for the “Pact of Steel”, but it was stopped at the outskirts of Moscow because, after Soviet spies in Japan tipped Stalin off that the country did not intend in its turn to invade the USSR because it was getting ready for the attack on Pearl Harbor, which would have forced the United States to enter the war, he decided to move millions of troops from the eastern front of the country to the western front to fight the Nazi and Fascist invaders, a war that became total with the arrival of the new Soviet forces.

We all know that about three hundred thousand Italian soldiers made up the ARMIR (Armata Italiana in Russia, Italian Army in Russia) and that, between the invasion and the very long retreat, almost ninety thousand Italian soldiers never returned, about seventy thousand captured, of whom only about ten thousand returned home, and the others who fell in battle, or due to the horrendous climatic conditions of that war, especially the Russian winter for which our soldiers were totally unprepared.

Obviously, the retreat was an inferno for our soldiers, but one particular battle made it clear that our soldiers were not cowards, as the outcome of the war made many around the world think but were capable of heroic feats.

We have already written about two specific episodes in which Italian soldiers demonstrated their courage. The first Luigi Durand de la Penne during the “Exploit in Alexandria”, and Salvo D’Acquisto   during the Nazi occupation of Italy.

Now we will talk about the historical exploit of the Savoia Cavalleria (Savoia Cavalry) during the tragic retreat from the USSR.

The “Reggimento Savoia Cavalleria” has a very long history, going back as far as 1692, obviously at first under the flag of the Savoia family, and then also in the Wars of independence, and then from 1861 onwards for the new Kingdom of Italy. And the Regiment is still part of the Italian Army.

And, just as obviously, the Regiment was in the Russian Steppe during the invasion of the then Soviet Union, as part of the ARMIR.

In fact, on August 24, 1942, the Savoia Cavalleria was near the village of Isbuscenskij together with other units of the Italian Army, and they were surrounded by about three thousand Soviet troops in what certainly would have looked like a deadly trap for the Italian troops.

In order to break the encirclement, the Italian artillery started to fire against the enemy, and then the commander of the Savoia Cavalleria, Colonel Sandro Bettoni-Cazzago, decided to order a horse charge, with sabres in hand.

The Savoia Cavalleria went on the charge in 650 against the 3,000 Siberians,

In a battle fought in three stages the Italian horsemen panicked the enemy with that old fashioned tactic, but in the end, the Italians were the ones who won the battle.

In their article  featuring Diego Saccardi, a survivor of the battle, Simone and Alberto Guidorzi  masterfully describe the battle in detail.

The cost in human lives of this exploit was surprisingly low considering the difference in forces in the field, 33 Italians killed and 55 wounded, with more than 200 horses killed. And with the deaths of 150 Soviet soldiers, more than 300 wounded and 500 prisoners.

In terms of decorations, the total was truly impressive, a Medaglia d’Oro (Gold Medal, Italy’s highest military decoration) for the Unit banner of the Regimento Savoia Cavalleria, two posthumous individual Medaglie d’Oro, 55 Medaglie d’Argento (Silver Medals, one for Saccardi himself), and 23 Medaglie di Bronzo (Bronze Medals), 49 Croci di Guerra (War Medals), and field promotions for war merits.

The exploit caused a sensation in Italy, amongst its allies, and even amongst the Soviets, but the news did have the worldwide prominence it deserved to the point that for many years afterwards the Polish charge was the subject of many articles, also thanks to the Italian journalist, but the Italian victory was consigned to the scrapheap of history to then be rediscovered and rightly honoured.

This did not happen for the conduct of Italian units in other fronts, including the famous Battle of El Alamein in North Africa, the subject of more than one film over the years, including the 2002 “El Alamein, the line of fire” directed by Enzo Monteleone.

But the Battle of Isbuscenskij never had this level of recognition and we want to make our contribution to making it more known around the world.

War is an ugly thing and must never be considered a “glorious”, not least because, like the Italian participation in World War Two, and even the Great War, the reasons for declaring war are often not on a par with the huge costs in terms of human lives.

But this does not mean we must forget exploits like those of the Savoia Cavalleria because, after all, the charge was a desperate act to save the lives of the other Italian soldiers who were caught in the Soviet trap.

So, let us honour the exploits of our soldiers who put their lives at risk in the name of the country, but let us not glorify the wrong decisions that led to the desperate acts by these same soldiers…

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