Italiani nel Mondo
La società italiana descritta dalle parole di Leo Longanesi- Italy’s society described by the words of Leo Longanesi
La società italiana descritta dalle parole di Leo Longanesi
Leo Longanesi non è stato solo il co-fondatore della casa editrice che ancora porta il suo nome, era anche un giornalista, autore, e artista che faceva parte non solo del fascismo che governò l’Italia per oltre vent’anni, ma anche un frequentatore regolare dei salotti più importanti di Roma e Bologna, per cui aveva la possibilità di vedere aspetti del nostro paese che il cittadino normale di solito non vede. Salotti che riflettevano, e riflettono ancora, i cambi nelle Cultura e la società nel paese nel corso degli anni.
Limiti di spazio non ci permettono di dare molti dettagli della sua vita, ma consigliamo a chi trova il personaggio d’interesse di leggere la sua biografia disponibile sul sito dell’Enciclopedia Treccani per capire la sua vita, e in particolare, l’ambiente che gli permise di scrivere moltissime delle parole che stiamo per presentare.
Nato nel 1905, si iscrisse al fascismo in giovane età. Però, per la piccola statura, il suo contributo al movimento non fu come combattente, anche contro gli oppositori, ma soprattutto nel diffondere l’immagine del Duce nel paese. E da questa esperienza vediamo i cambiamenti in Italia che prima cercava un “uomo forte”, ma poi si rese conto che il futuro non poteva essere sotto l’egemonia di un singolo uomo.
Difatti, fu proprio Longanesi a scrivere la frase che era il simbolo perfetto per dimostrare che, più di un movimento politico, il fascismo era un culto di personalità diretto al dittatore. Una realtà che viene descritta dalla frase “Mussolini ha sempre ragione”.
Cominciò ad aver dubbi sul movimento già nel giugno del 1924 con l’assassinio del parlamentare socialista Giacomo Matteotti che permise a Mussolini di instaurare in Italia una dittatura.
Da quel giorno Longanesi espresse pensieri non in linea con l’ortodossia di altri fascisti.
Continuò a scrivere, anche per il partito, ma con commenti non graditi, e la rottura definitiva venne dopo la caduta di Mussolini quando lui, e altri membri della fronda all’interno del partito, dovettero fuggire da Roma a Napoli, già controllata dagli Alleati perché rischiavano d’essere fucilati come “giornalisti traditori” dai membri della “Repubblica Sociale Italiana”, lo stato fantoccio creato dai tedeschi.
Spiegò poi questa decisione con una frase che sarebbe stata impossibile vent’anni prima: “Soltanto sotto una dittatura riesco a credere nella democrazia”. Con queste parole sconfessò un paese che credeva che un solo uomo sarebbe stato capace di risolvere i problemi d’Italia dopo la Grande Guerra.
Longanesi era indubbiamente molto intelligente e con talento in molti campi, sia come scrittore e editore, e come artista, ma il suo carattere era difficile perché, oltre a essere un osservatore critico, aveva anche uno “scherno implacabile”, come scrisse l’autore Vittorio Gorresio nel 1949 nel suo libro “I carissimi nemici”.
Era talmente difficile che nel suo articolo di encomio all’amico di molte avventure giornalistiche, il grande Indro Montanelli espresse non solo la sua tristezza alla scomparsa, ma confessò anche il suo sollievo di non dover più subire i suoi umori.
Molti dei suoi aforismi più famosi sono i risultati dei salotti che frequentava, e quindi le sue osservazioni su personaggi famosi, e gli autori, artisti e politici più importanti del paese, in un ambiente che rifletteva tutti i loro pregi, e tutti i loro difetti. Infatti, un ambiente in cui Longanesi era a suo agio perché vi poteva mettere in mostra tutte le sue capacità linguistiche per dare giudizi che fanno capire i difetti della società italiana.
Perciò, lui disse/scrisse frasi come, “L’esperto è un signore che, a pagamento, ti spiega perché ha sbagliato l’analisi precedente”, “I problemi sociali non si risolvono mai: invecchiano, passano di moda e si dimenticano”, e, sulla politica tre commenti particolarmente sarcastici, “Chi rompe, non paga e siede al Governo”, “Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola” e “Il signore è andato a sinistra, ma ritorna a destra per l’ora di cena. Può richiamarlo più tardi.”
Ma i salotti non furono le uniche fonti per lui, anche le notizie quotidiane gli diedero spunto per le sue osservazioni, e allora sottolineò le dichiarazioni di colpevoli di scandali per spiegare le loro azioni, e che sentiamo regolarmente ancora oggi.
Infatti, il suo commento, “La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia”, esprime quello con cui i colpevoli spesso si difendono, cioè che le esigenze di famiglia sono la causa della disonestà compiuta, che è una scusa che offende chi agisce sempre onestamente, anche durante le peggiori crisi famigliari…
Molti degli aforismi fanno ridere, ma in modo molto amaro, perché rivelano realtà che di solito cerchiamo di non riconoscere nella nostra società, una società che troppo spesso chiude un occhio su attività che si dovrebbero condannare nel modo più assoluto.
Per cui Longanesi disse/scrisse che gli italiani sono “buoni a nulla, ma capaci di tutto”, e che i “difetti degli altri assomigliano troppo ai nostri”. Non tanto accuse, ma piuttosto testimonianze di quel che vedeva nella nostra società, e che vediamo ancora oggi nel nuovo Millennio.
E per finire questa breve carrellata degli aforismi di Leo Longanesi, non possiamo non citare una sua frase che riflette benissimo quel che vediamo ogni giorno sui social, “L’italiano: totalitario in cucina, democratico in Parlamento, cattolico a letto, comunista in fabbrica.” Un giudizio ancora valido.
Si, Leo Longanesi era veramente un uomo unico, e importante per la nostra Cultura, e anche per questo bisogna ricordarlo nel miglior modo possibile, con le sue opere.
Italy’s society described by the words of Leo Longanesi
Please note: due to length limits to articles, we have not included the original Italian quotations in cursive contained in the article. If anyone wants to see the original version, they can consult the article in Italian.
Leo Longanesi was not only the co-founder of the publishing house that still bears his name, he was also a journalist, author, and artist, who was part not only of the fascism that defined Italy for more than twenty years, but also a regular frequenter of the most important salons in Rome and Bologna where he had the opportunity to see faces of our country that a normal citizen does not usually see. Salons that reflected, and still reflect, the changes in Culture and society in our country over the years.
Space limits do not allow us to give many details of his life, but we recommend readers who find him interesting, and read Italian, to read his biography available on the Enciclopedia Treccani website to understand his life, and particularly the environment that allowed him to write many of the words that we are about to present.
Born in 1905, he joined fascism at a young age. However, due to his small stature, his contribution to the movement was not as a fighter, also against the opponents, but especially in spreading the image of the Duce to the country. And from this experience we see the changes in Italy that first sought a “strong man”, but then realised that the future could not be under the hegemony of single man.
In fact, it was Longanesi himself who wrote the phrase that was the perfect symbol to demonstrate that, more than a political movement, fascism was a personality cult directed at the dictator. That phrase is the notorious “Mussolini is always right”.
He already started to have doubts on the movement in June 1924 with the assassination of the socialist parliamentarian Giacomo Matteotti that gave Mussolini the key to declaring the country a dictatorship.
From that day on Longanesi began to express thoughts that were not in line with the orthodoxy of other fascists.
He continued to write, even for the party, but with unwelcome comments, and the final break came after the fall of Mussolini when he, and other members of the opposition within the party, had to flee from Rome to Naples, already controlled by the Allies, because they risked being shot as “traitorous journalists” by members of the “Repubblica Sociale Italiana” (Italian Social Republic), the puppet state created by the Germans.
He then explained this decision with a phrase that would have been impossible more than twenty years before, “Only under a dictatorship can I believe in democracy”. With these words he confessed a country that believed that one man would have been able to solve Italy’s problems after the Great War.
Longanesi was undoubtedly very intelligent and with talent in many fields, both as a writer and a publisher, and as an artist, but he had a difficult character because, in addition to being a keen observer, he was also “implacably scornful”, as author Vittorio Gorresio wrote in 1949 in his book “I carissimi nemici” (The very dear friends).
He was so difficult that, in his obituary praising his friend of many journalistic adventures, the great Indro Montanelli expressed not only his sadness that at the passing, but he also confessed his relief at no longer having to suffer his moods.
Many of his most famous aphorisms/maxims are the results of the salons he frequented, and so his observations of famous people, and the country’s most important authors, artists and politicians, in a setting that reflected all their merits, and all their faults. In fact, it was a setting in which Longanesi was at his ease because he could put on show all his linguistic skills to make judgments that shed light on the flaws in Italy’s society.
Therefore, we said/wrote, “An expert is a gentleman who, for a fee, explains to you why he made a mistake in the previous analysis”, “Social problems are never solved: they grow old, go out of fashion and are forgotten”, and three particularly sarcastic comments on politicians, “Those who annoy, do not pay and sit in the government” , “All revolutions start in the streets and end at the table”, and “The gentleman went to the left, but comes back to the right at dinner time. You can call him again later”.
But the salons were not his only sources, even the daily news would have provided him with cues for his observations, and so he saw the statements of those guilty of scandals to explain their actions, which we still hear this regularly today.
Indeed, his comment “Our national flag should bear a large inscription: I have a family”, comes from the guilty people who often say that the needs of the family are at the roots of their dishonest behaviour, which is an excuse that offends those who always act honestly, even during the worst family crises…
Many of the aphorisms/maxims make us laugh, but in a very bitter way, because they expose realities that we usually try to not recognize in our society, a society that all too often turns a blind eye to activities that should be condemned in the strongest way possible.
So Longanesi said/wrote that Italians are “Good for nothing, but capable of anything”, and “The faults of others are too much like our own”. Not so much accusations, as testimonies of what he saw in our society, and we still see today in the new Millenium.
And to conclude this brief collection of Leo Longanesi’s aphorisms/maxims, we cannot fail to quote one of his phrases that reflects very well what we see every day on the social media, “The Italian: totalitarian in the kitchen, democratic in Parliament, Catholic in bed, and communist in the factory”. A judgment that is still valid.
Yes, Leo Longanesi really was a unique man, and important for our Culture, and that is why we must remember him in the best way possible, with his works.