Italiani nel Mondo
Quegli italiani incivili e provinciali – Those ill-mannered and provincial Italians
Quegli italiani incivili e provinciali
Alcuni utenti incivili in Italia hanno il coraggio di accusare la gente all’estero di “non sapere come si fa in Italia”, quando le usanze e tradizioni cambiano non solo da regione a regione, oppure da paese a paese, ma persino da famiglia a famiglia.
di Gianni Pezzano
In questi giorni una pagina Facebook degli italiani negli Stati Uniti ha fatto una mossa che era inevitabile. Uno dei moderatori ha annunciato che non sarebbero più stati accettati commenti offensivi e che gli utenti recidivi rischiavano di essere espulsi e bannati dalla pagina.
Il motivo è stato la degenerazione negli scambi, particolarmente nei commenti verso post che mostravano foto dei piatti preparati da italo-americani. Nel corso degli ultimi mesi alcuni utenti in Italia avevano cominciato a fare commenti molto critici verso i piatti definendoli “non-italiani” e regolarmente denigrando “l’ignoranza degli italo-americani sull’Italia”. E a suo turno molti degli utenti americani, sentendosi giustamente derisi dal tono dei commenti, hanno cominciato a rispondere in toni sempre più accesi.
La cosa più triste di questo sviluppo è stata che gli utenti in Italia non tengono affatto conto della Storia delle comunità italiane all’estero, come il fatto facilmente dimostrabile che, essendo nati e cresciuti in un altro paese, non solo era inevitabile che tradizioni e usanze cambiassero, ma anche che in sistemi scolastici dove la lingua italiana raramente fa parte del curriculum, sarebbe difficile, se non impossibile, che discendenti di quarta, quinta e oltre generazioni conoscano la lingua che li definisce. Ma, nel fare i commenti sprezzanti gli utenti in Italia fanno capire molti di più di loro stessi di quel che vorrebbero rivelare dei nostri parenti e amici all’estero.
Benché non tutti gli utenti dall’Italia utilizzassero un tono apertamente sprezzante, molti dei commenti non erano affatto delicati, ma il motivo che vorrei trattare è che nel cercare di mostrare la loro “superiorità culturale”, molti di loro dimostrano un’ignoranza altrettanto profonda, perché i loro commenti fanno capire benissimo che sanno poco o niente delle usanze e tradizioni di altre regioni italiane.
Così una signora della Sardegna, alla foto di una pizza con un uovo reagisce con uno sprezzante: “questa pizza non è italiana”; semplicemente perché la “pizza alla Bismarck” che si trova nei menu di pizzerie in tutto il paese, non esiste nella pizzeria del suo paesino.
Allo stesso modo, un utente di Ravenna che ora abita a Dublino in Irlanda, nel vedere la foto di un piatto specifico reagisce con uno sdegnoso “roba da arabi”. Peccato che la foto mostrasse “la capuzzella”, cioè la testa di agnello spaccata in due e arrostita al forno che fa parte delle tradizioni di diverse regioni meridionali, come il Lazio, la Campania e l’Abbruzzo per nominarne soltanto tre.
A niente è servito fornire loro link a pagine autorevoli di cucina come “GialloZafferano” ed “Il Gambero Rosso”, perché per loro i piatti non sono italiani perché non fanno parte delle tradizioni delle regioni in cui vivono.
Questi atteggiamenti di inciviltà e provincialismo purtroppo fanno parte della storia del nostro paese perché il “campanilismo” fa parte non solo della nostra Storia, ma anche della nostra vita quotidiana, compresa la politica.
Molti italiani in Italia giudicano quel che vedono in base a quel che conoscono del loro paesino o città e quindi, purtroppo, nemmeno loro si rendono conto proprio di quel che il resto del mondo non sa, che la nostra penisola contiene un’infinità di tradizioni e usanze che sono una parte integrale ed importantissima del Patrimonio Culturale del mondo.
Mi ricordo la mia prima visita a Casale Monferrato nel Piemonte e la sorpresa nel vedere la macelleria che non solo vendeva la carne di asino, ma vendeva anche agnolotti ripieni di quella carne. E questa macelleria esiste ancora oggi e vende ancora quella carne.
Allo stesso modo ci son paesini in Calabria dove si mangiano i ricci, vediamo nelle zone di Mantova e Ferrara, e non solo, tortelloni, ecc., ripieni di zucca, che sarebbero impensabili nelle regioni meridionali, come anche il condimento, cioè burro e salvia, che fino all’avvento dei programmi televisivi moderni di cucina era sconosciuto in quelle regioni che di solito usavano il sugo di pomodoro per condire la pasta ripiena.
E mentre leggo i commenti spesso offensivi di quegli italiani incivili e provinciali che criticano gli italiani all’estero perché la loro Storia ha creato tradizioni e usanze nuove, che mettono insieme le tradizioni delle famiglie italiane con i prodotti e le usanze dei nuovi paesi di residenza, mi domando: quanti di loro conoscono davvero la penisola in cui vivono?
Quanti hanno assaggiato i “krumiri”, i biscotti artigianali di Casale Monferrato, oppure il “morzeddhu”, il fast food di Catanzaro? Hanno mai provato i salumi speziati, non solo della Calabria, ben nota per l’uso del peperoncino, ma anche di Fondi (LT) i cui insaccati sono altrettanto “rossi” e piccanti?
Mi fermo con questi pochissimi esempi perché se volessi elencare tutti i prodotti tipici e unici del paese con i più svariati tipi di ingredienti non basterebbe un singolo volume, tanto meno un povero articolo di meno di mille parole.
Eppure, questi utenti incivili in Italia hanno il coraggio di accusare la gente all’estero di “non sapere come si fa in Italia”, quando le usanze e tradizioni cambiano non solo da regione a regione, oppure da paese a paese, ma persino da famiglia a famiglia e anche loro ne sanno poco o niente.
Allora speriamo che i nostri “amici” in Italia che si dilettano a prendere in giro i nostri parenti e amici nel mondo comincino a capire che nemmeno loro, con quell’atteggiamento da “sapientoni” fanno bella figura, anzi, fanno peggio, perché ovviamente non conoscono nemmeno loro il Paese che cercano di difendere, ed invece di sventolare la “difesa della Patria” non fanno altro che mostrare la peggiore faccia del nostro provincialismo.
Abbiamo bisogno di promuovere tutti i nostri prodotti all’estero, a partire dalla nostra Cultura, ma non lo si fa prendendo in giro chi è nato e cresciuto all’estero, perché non sono loro a fare una bruttissima figura, ma tutto il paese. I nostri prodotti si vendono da soli e non hanno bisogno di “venditori” dilettanti che offendono i loro potenziali clienti…
Those ill-mannered and provincial Italians
In recent days a Facebook page of the Italians in the USA made a move that was inevitable. One of the moderators announced that offensive comments are no longer acceptable and that repeat users risked being expelled and banned from the page.
by Gianni Pezzano
The reason was the degeneration of the discussions, especially comments about posts that showed photos of dishes prepared by Italian Americans. Over the past few months some users in Italy had begun to make very critical comments regarding the dishes, defining them as “non-Italian” and regularly denigrating the “ignorance of Italian Americans about Italy”. And in their turn many of the American users, feeling rightly that they had been mocked by the tone of the comments, began to answer in increasingly fiery tones.
The saddest thing about this development is that the users in Italy do not take at all into account the history of Italian communities overseas, such as the easily demonstrable fact that, having been born and raised in another country, not only was it inevitable that traditions and customs changed but also that in school systems where the Italian language was rarely part of the curriculum, it would be hard, if not impossible, that descendants of fourth, fifth and further generations to know the language that defines them. But, by making these derogatory comments the users in Italy let us understand much more about themselves than what they would like to reveal about our relatives and friends overseas.
Although not all the users from Italy use an openly scornful tone many of the comments were not at all complimentary but the reason I would like to deal with this development is that in trying to show their “cultural superiority” many of them show an equally profound ignorance because their comments make it very clear that they know little or nothing of the customs and traditions of other Italian regions.
So, at the sight of a photo of a pizza with an egg a lady from Sardinia reacted with a contemptuous “this pizza is not Italian” simply because the “pizza alla Bismarck” that is on the menus of pizzerias all over Italy does not exist in the pizzeria of her small town. Similarly, on seeing the photo of a specific dish a user from Ravenna who now lives in Dublin in Ireland reacted with a disdainful “Arab stuff”. Too bad that the photo showed “la capuzzella”, in short lamb’s head split in two and roasted in an oven that is part of the traditions of various southern regions such as Lazio, Campania and the Abruzzi to name just three.
It did not matter providing them with links to authoritative cooking pages such as “GialloZafferano” and “Il Gambero Rosso” because for them dishes are not Italian if they are not part of the traditions of the users’ regions.
These ill-mannered and provincial attitudes are unfortunately part of our country’s history because “campanilismo” (parochialism) is not only part of our history but also of our daily lives, including politics.
Many Italians in Italy judge what they see based on what they know of their small towns and cities and therefore, and unfortunately, not even they realize at all what the rest of the world does not know, that our peninsula contains an infinity of traditions and habits that are an integral and very important part of the world’s greatest Cultural Heritage.
I remember my first visit to Casale Monferrato in Piedmont and my surprise at seeing a butcher shop that not only sold donkey meat but also agnolotti (stuffed pasta) filled with the meat. And this butcher shop still exists today and it still sells that meat.
In the same way there are villagers in Calabria that eat hedgehogs, and in areas such Mantua and Ferrara we see tortelloni (another stuffed pasta) filled with pumpkin that would be unthinkable in the southern regions, just like the condiment, butter and sage, which, until the advent of modern cooking TV programmes, was unknown in those regions that usually used tomato based sauces for their stuffed pasta.
And as I read the often offensive comments of those ill-mannered and provincial users in Italy who criticize the Italians overseas because their history has created new traditions and customs that combine the traditions of the Italian families with the products and the customs of the countries of residence I ask myself: how many of them really know the peninsula in which they live?
How many of them have tasted the handmade “krumiri” biscuits of Casale Monferrato or the “morzeddhu”, the street food of Catanzaro? How many have tried the spicy cured meats not only of Calabria, famous for the use of chilli, but also of Fondi(LT) whose small goods are just as “red” and fiery?
I will stop with these very few examples because if I wanted to list all the typical and unique products of the country with the most varied types of ingredients a volume would not be enough, much less a poor article of about a thousand words.
And yet these ill-mannered users in Italy have the gall to accuse people overseas of “not unknowing how things are done in Italy” when the customs and traditions change not only from region to region or from town to town but even from family to family and they too know little or nothing about them.
So let us hope that our “friends” in Italy who take pleasure at mocking our relatives and friends overseas will begin to understand that not even they with their “know-all” attitude make a good impression, indeed, they do worse because obviously not even they know the country they are trying to defend and instead of waving the “defence of the home land” they do nothing but show the worst face of our provincialism.
We need to promote all our products overseas, starting with our Culture, but this cannot be done by mocking those who were born and raised overseas because they are not the ones making the very bad impression but the whole country. Our products sell themselves and they do not need amateur “sellers” who offend their potential customers…