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I principi della commedia, da Totò a Groucho Marx

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I film dei grandi attori del mondo devono essere visti in lingua originale con i sottotitoli, solo così sono veicolo di cultura e contribuiscono a rendere comprensibili usi e costumi del luogo da cui provengono

Di Gianni Pezzano

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Ogni paese ha i suoi comici, ci sono quelli che sono di moda per qualche anno, ci sono quelli che hanno un pubblico ristretto e ci sono quelli che hanno carriere lampo e spariscono dopo un film o spettacolo di grandissimo successo. I grandi e veri principi della commedia sono quelli che hanno carriere che non solo durano decenni, ma vengono ricordati dal loro pubblico anche generazioni dopo la loro morte. Due di questi grandissimi comici sono l’americano Groucho Marx e il nostro Totò, al secolo Antonio De Curtis, un principe in tutti i sensi .

Le loro storie hanno molti punti in comune con inizi nell’avanspettacolo e cabaret, che negli Stati Uniti si chiamava Vaudeville, fino a fare spettacoli teatrali e poi film e programmi televisivi. Erano quasi coetanei, Marx nacque nel 1890 e Totò nel 1898 e facevano forme di commedia che faceva ridere il grande pubblico, ma erano anche capaci di scrivere libri e poesie che risuonarono nei decenni. Nel caso di Totò, a causa della sua tendenza ad accettare tutti i ruoli offertigli la sua morte fu una tragedia per il pubblico, ma non per la critica e fu accolta persino con un titolone celebre di un giornale “La morte di un buffone”. Groucho invece, sin dall’inizio faceva parte dei celebri circoli letterari dell’epoca e particolarmente dell’Algonquin Club che comprendeva grandi autori come F. Scott Fitzgerald e Dorothy Parker e dove la tessera era facile a prendere, ma quasi impossibile da mantenere perché bisognava sapere scambiare battute con alcune delle menti più acute di New York e il mondo intellettuale americano.

In entrambi i casi la loro popolarità è aumentata nei decenni dalla loro morte e molti dei loro film sono diventati veri cult internazionali. Allo stesso tempo però, presentare i film al pubblico giovane è diventato una sfida perché ci sono molte cose che il pubblico moderno non riesce a capire perché non conosce molti dettagli della vita di allora. Questa sfida è effettivamente la prova dei problemi nel tradurre film vecchi e moderni e musica in altre lingue.

Ovviamente partiamo dai riferimenti a personaggi pubblici che il pubblico moderno non ricorda più, oppure a incidenti di ogni genere che una volta occupavano i giornali all’epoca dei due geni della commedia. Fino a un certo punto questa ignoranza viene colmata dalla bravura e la velocità delle battute dei protagonisti. Sia Totò che Marx era quasi incapaci di seguire copioni e inevitabilmente erano i tormenti degli sceneggiatori  perché non resistevano a inserire commenti e battute che nemmeno gli autori dei film potevano prevedere. E qui ci troviamo di fronte alla  vera sfida per chi presenta questi film al pubblico moderno e in modo particolare quelli di Totò.

Chi ha una conoscenza delle due lingue sa benissimo che l’italiano ha subito molti più cambiamenti dell’inglese nel tempo. In molti casi i verbi sono cambiati, poi i cambi di espressioni e parole che allora erano spesso modi di raggirare la censura morale rigida dell’epoca e non hanno lo stesso significato per il pubblico moderno. Il pubblico di Totò e Marx sapeva che i comici non potevano dire certe cose o trattare temi scottanti direttamente. Il loro pubblico era pronto e preparato a interpretare le espressioni per capire il senso vero delle battute e chi erano i bersagli veri invece delle loro controfigure sul palco, o sul grande schermo.

Il pubblico moderno non ha bisogno di questo tipo di riferimenti indiretti perché oggigiorno autori, attori e comici possono riferirsi al loro bersaglio direttamente. Lo stesso vale per l’uso di espressioni strane per rimpiazzare le bestemmie e il linguaggio che i produttori non potevano permettersi di far uscire sullo schermo per non rischiare conseguenze serie, soprattutto in Italia della dittatura.

Per quel che riguarda i problemi del cambio di lingua per i film moderni, la sfida viene dal poter trasmettere il senso delle battute e gli scambi perché raramente giochi di parole sono traducibili. Il problema arriva dai problemi di chi prepara il doppiaggio nel poter identificare quali sono i giochi di parole, quando le battute sono ironiche e quando serie e di poter far capire sfumature non sempre ovvie dalle immagini.

I film di Totò e di Groucho Marx sono una macchina del tempo che ci trasmette un mondo che non esiste più. Non solo per l’uso della lingua, ma persino dei costumi e i limiti di comportamento della società all’epoca dei film. Non ci toglie il senso di divertimento nel vedere in azione due maestri della commedia, ma ci lasciano nel dubbio se avessimo accolto tutto ciò che le loro opere vogliono offrirci.

I film doppiati, come si fa fin troppo spesso in Italia, ci fanno perdere l’uso di accenti e di modi di parlare dell’originale. Per chi ha un televisore moderno capace di ricevere lingua originale suggerirei di cambiare lingua per sentire le ricchezza degli accenti dei film in inglese.

Allo stesso modo, sappiamo che Totò aveva una voce distintiva, inconfondibile, come Groucho Marx. Però, chissà quanti italiani conoscono le voci vere di grandi attori americani come Clark Gable, John Wayne, Tony Curtis e Marilyn Monroe. Nei casi di grande doppiaggio i doppiatori ci si sono avvicinati, però in almeno due casi non hanno accolto tutte le sfumature dei film e gli attori. Tra tutti i grandi attori di origini shakespeariani come Laurence Olivier, Richard Burton e Peter O’Toole con voci che sono anche armi potenti d’espressione. Nel secondo caso i doppiatori italiani non sono riusciti a trasmettere un gioco in “A qualcuno piace caldo” quando il personaggio di Jack Lemmon fa una strigliata a Tony Curtis per la voce falsa che utilizza per cercare di sedurre Marilyn Monroe e gli dice “Ma che voce usi? Nessuno parla in quel modo”. La voce che Curtis utilizza è quella del grande Cary Grant che il pubblico anglofono avrebbe capito immediatamente.

Per fortuna rimangono queste opere indimenticabili che ci fanno capire il mondo di una volta e la grandezza di questi talenti. I loro film sono un tesoro culturale e sociale che abbiamo avuto la saggezza di conservare, ma per apprezzare al massimo questi principi della commedia e dal cinema, dobbiamo davvero non vederli nelle versioni doppiate, ma nelle lingue dei protagonisti, anche se con i sottotitoli, perché nessuna traduzione potrebbe mai essere grande come l’originale.

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