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Scelte di vita: Emigrazione e Cittadinanza

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Come hanno fatto i nostri parenti e amici all’estero, ora in Italia abbiamo sempre più immigrati che stanno per prendere la decisione di restare perché integrati e con un lavoro soddisfacente.
Di Gianni Pezzano
Ognuno di noi prende decisioni che cambiano il corso della nostra vita. Si deve decidere la scuola, la carriera, se sposarsi o no e per alcuni una di queste decisioni comprende se emigrare o no. Questa decisione non è facile per nessuno perché vuol dire prendere una decisione davvero radicale e percorrere una strada di vita con più incognite del passato. Non entro in merito ai motivi che spingono molti a prendere la strada di fare una vita all’estero. Malgrado il fatto che esistono molti stereotipi di che emigra le motivazioni individuali sono ancora più diverse. Non sempre si emigra solo per un lavoro, oppure per fare una nuova avventura. Ogni persona ha motivi personalissimi per aver fatto quel passo e solo lui o lei ha il diritto di giudicare se abbia fatto bene o no.
In tutti i casi i passi da fare seguono un ritmo abbastanza simile per ognuno, i primi alloggi, la ricerca di lavoro, le difficoltà di riconoscimento di qualifiche professionali, le difficoltà con lingue nuove e infine il dovere adattarsi a nuovi stili e ritmi di vita che spesso sono contrari alle usanze italiane. Per ogni gruppo di emigrati c’è sempre chi non si trova nel nuovo paese e decide di tornare in Patria, oppure di cercare una vita nuova persino in un altro paese. Poi, ci sono quelli che non si adattano a nessun paese e si trova a viaggiare tra il paese di nascita e quella di residenza finché le circostanze non lo costringano a prendere una decisione definitiva.
Per quelli che decidono di rimanere nel paese nuovo inizia l’iter di diventare una parte integrale della nuova realtà che comprende fare la famiglia, trovare nuovi amici, italiani e non, magari imparare nuovi sport o hobby, oppure fare esperienze nuove impossibili nel paese di nascita. Infine viene il momento di decidere di rendere ufficiale il nuovo percorso di vita e questo vuol dire prendere la cittadinanza del paese. Benché sia effettivamente una procedura amministrativa e legale, ha un grandissimo significato simbolico che non sempre è facile capire.
La cittadinanza definisce una parte di quel che siamo. Basta dire che sei cittadino italiano e piovono commenti e battute secondo l’esperienza dell’interlocutore. Ma vuol dire molto di più che un mero significato legale, sono il patrimonio e le tradizioni di famiglia, la lingua, il patrimonio culturale, aver fatto una scuola diversa dai tuoi vicini e magari avere una religione diversa da loro.
In alcuni casi il nuovo paese impone a chi richiede la cittadinanza di rinunciare formalmente alla vecchia cittadinanza e questo passo è difficile per molti. Basta pensare a chi aveva combattuto per la Patria, magari proprio contro i soldati del nuovo paese come è successo per molti italiani negli Stati Uniti e l’Australia, per capire l’emozione di una decisone del genere. Nel caso Australia conosco chi ha rifiutato di fare il passo per la cittadinanza per non perdere quella italiana, oppure perché in Italia era repubblicano e rifiutava di giurare a una regina. Sono passi che solo chi li ha dovuti fare può capire ed è difficile da spiegare.
Ci sono paradossi in queste situazioni che coinvolge poi i figli di molti immigrati. Ci sono stati genitori che hanno incluso i figli minorenni nel certificato della nuova cittadinanza e molti di loro ancora oggi combattono per riavere la cittadinanza originale, ma cambi nella legge italiana nel frattempo l’hanno reso difficile, se non impossibile. In casi dove i figli sono nati nel nuovo paese con ius soli i figli nascono con entrambi le cittadinanze e mantengono la cittadinanza a cui i genitori hanno dovuto rinunciare. Sono le stranezze che fanno parte della vita di compromessi e di cambiamenti in seguito alla decisione di trasferirsi in un paese nuovo. In ogni caso la consegna del certificato di cittadinanza si svolge di solito in cerimonie ufficiali in occasioni di feste nazionali importanti. Chi ha amici Facebook emigrati all’estero avrà visto foto di queste occasioni e i visi raggianti di chi mette in mostra la prova della sua nuova identità. Ho visto visi felici anche di emigrati in Italia che hanno ottenuto la nostra cittadinanza e per loro è la dimostrazione d’aver scelto il paese giusto.
Però, la consegna del certificato non cambia quel che sei da un momento all’altro. In fondo rimani la stessa persona, con le stesse idee, le stesse tradizioni e la stessa vita di prima. Quel che hai è la prova che ora appartieni al tuo nuovo paese e che ne sei fiero. Per chi ha la doppia cittadinanza la prova è doppia perché dimostra che davvero provieni da due paesi.
Ci sono quelli che dicono che non cambierebbero mai la loro cittadinanza e c’è chi non approva la decisione di parenti e amici che lo fanno. Sono pareri personali e nessuno può dire chi ha ragione e chi ha torto, ma dobbiamo riconoscere e rispettare chi prende una decisione così seria.
La richiesta di cittadinanza, anche prima degli esami e le interviste spesso necessarie, è già il riconoscimento personale della fine di un capitolo della propria vita. Nessuno passa la vita nella stessa situazione senza aver fatto scelte di vita importanti e nel caso degli emigrati/immigrati la cittadinanza è un simbolo importante del passato e del presente. Lasciare una cittadinanza per una nuova riconosce che la scelta di vita di trasferirsi all’estero era quella giusta ed è il passo necessario per diventare ufficialmente parte integrale del nuovo paese.
Come hanno fatto i nostri parenti e amici all’estero, ora in Italia abbiamo sempre più immigrati che stanno per prendere questa decisione. Noi che siamo nati cittadini italiani dobbiamo renderci conto che queste decisione non è una semplice scelta comoda e che il certificato dimostra l’impegno dei nuovi cittadini a far parte della nostra vita e che saranno al nostro fianco a lavoro, alle feste, al bar e tutti i nostri luoghi per il futuro. Purtroppo non tutti li accettano ed è inevitabile, ma questi sono nella minoranza.
In fondo questa loro scelta di cambiare cittadinanza è anche una scelta di vita per il nostro paese. Capiamo cosa vuol dire, sia per chi la compie che per il futuro del nostra paese.