Diritti umani
Preoccupazione per l’involuzione del processo minorile

La recente riforma del processo civile, con il nome evocativo dell’istituzione del “Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie”, snatura il sistema della Giustizia Minorile
di Antonio Virgili – pres. comm. Cultura Lidu onlus
L’Italia è da tempo uno dei Paesi europei maggiormente virtuosi quanto all’attuazione di una giustizia minorile. Infatti dispone di una magistratura minorile specializzata totalmente dedicata ad intervenire in via esclusiva sul pregiudizio, il disagio e l’abbandono in danno dei minori, ad opera dei loro genitori, tramite un giudice multidisciplinare e con la collaborazione di servizi specialistici finalizzati. Ho potuto personalmente verificare, in vari consessi specializzati internazionali, il diffuso apprezzamento per le procedure e l’organizzazione della giustizia minorile italiana.
Non solo, lo scorso 5 aprile 2022, il Parlamento Europeo ha licenziato una risoluzione (P9 _TA (2022)0104) destinata agli Stati membri sul tema: ”Tutela dei diritti dei minori nei procedimenti di diritto civile, amministrativo e di famiglia“ in cui raccomanda agli Stati membri di adottare “un approccio multidisciplinare, di istituire servizi di sostegno all’infanzia facilmente accessibili anche all’interno dei tribunali tramite professionisti qualificati come medici, psicologi, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali, per sostenere il minore in tutte le fasi del procedimento, attribuendo il compito indispensabile dell’ascolto del minore al giudice o ad esperti qualificati, in modo da limitare al massimo l’impatto psicologico ed emotivo di tale audizione”.
Di fatto un ulteriore riconoscimento indiretto delle procedure italiane, che presentano appunto queste caratteristiche.
Nonostante tutto ciò, la recente riforma del processo civile, con il nome evocativo dell’istituzione del “Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie”, snatura il sistema della Giustizia Minorile a favore di un organismo sulla cui efficacia già si nutrono serie preoccupazioni. Come purtroppo più volte accade in Italia, invece di migliorare l’esistente si preferisce intervenire in modo draconiano, con modifiche che mettono assieme indiscriminatamente sia le caratteristiche positive che quelle negative. La memoria e la storia continuano ad essere assenti, ed a volte anche il buon senso.
Più volte l’AIMMF – Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia – si è espressa, prima e durante l’iter della riforma con dei suggerimenti, e recentemente contro il progressivo snaturamento ed impoverimento del processo minorile, con documenti che hanno registrato la firma di numerosi Presidenti di Tribunali Minorili d’Italia.
Nel settembre 2021, nel maggio 2022 ed ora ancora nel settembre di quest’anno, la rappresentativa associazione dei Magistrati del settore ha suggerito modifiche, incontri di approfondimento, correttivi. Tutto è rimasto inascoltato, nonostante i problemi sociali che quotidianamente sono nella cronaca e che coinvolgono minorenni, con gli esiti del distanziamento pandemico, con gli echi di una guerra vicina in corso e una crisi economica che ha già aumentato povertà e disuguaglianze sociali.
Si parla di sofferenza sociale e psichica degli adolescenti, di dispersione scolastica, di giovani immigrati senza famiglia, di violenze di gruppi di ragazzini/e, violenze ormai presenti su tutto il territorio nazionale. Se ne parla, solo. Il sistema minorile proprio per le sue collaudate caratteristiche, peraltro richieste dal Parlamento Europeo a tutti gli altri Stati membri, avrebbe dovuto essere apprezzato nelle sue capacità di contribuire alla creazione di benessere sociale, avrebbe dovuto essere sostenuto e rinforzato rispetto alle carenze strutturali in cui è stato colpevolmente lasciato da anni, avrebbe dovuto e potuto essere migliorato.
L’istituzione di un Tribunale unico per la famiglia e per i minori può essere oggetto di condivisione, in modo da porre rimedio alle criticità nascenti dalla frammentazione delle competenze tra diverse autorità giudiziarie, ma con dei correttivi (per altro suggeriti dall’AIMMF) si sarebbe potuto mantenere il carattere di collegialità e di multidisciplinarietà che, come anche indicato dal Parlamento Europeo, risultano fondamentali sia nella comprensione e relazione degli eventi dei minorenni, sia per la maggiore possibilità di interpretare correttamente le relazioni tecniche dei CTU, o di individuarne limiti e carenze specifiche.
Diversi sono gli aspetti tecnici, procedurali ed organizzativi sui quali è possibile esprimere forti perplessità, non ultimo, capire se la tanto sbandierata esigenza di celerità, che motiverebbe almeno parte della proposta di riforma, si possa coniugare con la complessità delle situazioni al vaglio dei tribunali per i minorenni, tali da imporre di essere seguite nel tempo per l’evolversi delle situazioni, prevedendo la possibilità di plurime fasi procedimentali, all’esito delle quali adeguare gli interventi attraverso l’adozione di provvedimenti provvisori. Se maggiore celerità deve significare maggior approssimazione e riduzione di fatto di alcune garanzie e diritti, specialmente per la componente più debole come quella dei minorenni, sarebbe doverosa una più attenta riflessione ed azione.
Si è rilevato che, per una concreta applicabilità della riforma, indipendentemente dall’impoverimento del settore minorile, sarebbero necessari: un aumento della pianta organica dei magistrati; l’adeguamento degli organici del personale amministrativo e di cancelleria, che già allo stato presenta notevoli carenze, e che invece necessiterebbe di un potenziamento, alla luce delle aumentate esigenze organizzative e amministrative degli istituendi tribunali; l’ampliamento degli spazi logistici, non essendo assolutamente sufficienti gli spazi oggi a disposizione dei Tribunali per i minorenni e dei Tribunali ordinari; l’opportuna previsione della digitalizzazione dell’istituendo Tribunale unico, da estendersi anche alle procedure di competenza degli attuali Tribunali per i Minorenni. Sulla realizzazione di tali importanti e costosi, sebbene necessari, potenziamenti è lecito nutrire ampi dubbi.
Nel più recente comunicato dell’AIMMF (settembre 2022) si sottolinea “ancora una volta la natura reazionaria di una riforma che, concentrando la propria attenzione solo sulle situazioni di violenza di genere, ha trascurato la centralità della tutela del minore inserito in famiglie fortemente disfunzionali e in ragione di ciò gravemente traumatizzato , eliminando i presidi esistenti in luogo di provvedere alla correzione delle possibili imperfezioni, a favore di una struttura ordinamentale e processuale che privilegia coloro che potranno sostenerne le spese”. Espressioni chiare e forti, che non possono che ingenerare preoccupazione e delusione in quanti cercano di garantire diritti e tutela per quella parte della popolazione che non è rappresentata da “movimenti” o gruppi culturali o politici, che non si giova neppure dei paladini, veri o presunti, a difesa delle discriminazioni di genere o razziali. I minorenni restano emarginati, senza voce, solo oggetto di campagne consumistiche, di tentativi di manipolazione e di feroci contese di coppia.