Attualità
La Lidu sul caso Shalabayeva: disattesi i diritti umani per interessi economici di lobby contrapposte
Una lettera ad Emma Bonino a firma dell’Associazione denuncia: lo Stato in crisi di sovranità mette a rischio i diritti umani a favore di potentati economici transnazionali.
Roma, 18 luglio – Mentre la mozione di sfiducia presentata dal M5S al Senato contro l’operato di Angelino Alfano sul caso di espulsione a danno di Alma Shalabanieva, la kazaka moglie del dissidente Mukhtar Ablyazov rimpatriata il 30 maggio scorso con la figlia Alua di soli sei anni, mette a rischio l’attuale Governo, la Lidu (Lega italiana diritti dell’uomo) solleva una questione di principio legata al significato più profondo della tutela dei diritti umani, intesi come cardine portante delle odierne democrazie. Non ci sta la Lidu e lo fa con una lettera rivolta ad Emma Bonino, ministro degli Esteri, e a Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica. “La Lidu rileva quanto, nell’attuale età globale, gli Stati nazionali non siano più in grado di garantire i diritti fondamentali che li connotano quali Stati liberi quando siano in gioco gli interessi d’assetti imprenditoriali transnazionali che dominano scenari più estesi dei territori sottoposti alla loro sovranità”, si legge nella lettera . Una “questione politica fondamentale per le nostre democrazie” specifica Alfredo Arpaia presidente Lidu, associazione già coinvolta da Open Dialog Foundation in un caso analogo qualche giorna fa: la richiesta di espulsione di Alexandr Pavlov, ex capo security di Ablyazov, dalla Spagna.
“ Si ha il sospetto che l’attenzione delle autorità di polizia e giudiziarie italiane ai familiari di Mukhtar Ablyazov- ipotizza la Lidu, riferendosi a evidenze di cronaca dell’immediato passato- sia in qualche modo connessa col ruolo dell’Eni nelle attività estrattive in quello Stato, nel quale opera come Agip Kco (Agip Kazakhstan north Caspian operatine company) ed altro”, individuando come fondamentale “la stretta connessione fra garanzie dei diritti individuali e promozione di tutte le forme di federalismo supernazionale”, unica strada da percorrere per realizzare nuove frontiere delle libere Istituzioni a partire dalla Ue.
Il riferimento all’accordo firmato e poi perfezionato tra 2006 e 2009, dall’allora premier Silvio Berlusconi e da Vladimir Putin, mediante il quale la russa Gazprom e l’italiana Eni diedero vita alla Agip Kco per la realizzazione del gasdotto South Stream, suggerisce quanto meno una riflessione più attenta. Ricostruendo passo dopo passo i fatti che ruotano intorno ad una vicenda che ancora oggi appare oscura e priva di responsabili, viene fuori che il dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, che sull’espulsione della moglie dall’Italia ha sollevato un caso internazionale, altri non è che un ex uomo di fiducia del presidente Nazarbayev: nel 1997 era stato nominato alla guida della compagnia elettrica di Stato. L’anno successivo era diventato ministro dell’Energia dell’industria e del commercio del suo Paese. Successivamente assieme a un consorzio di investitori privati, acquisì quote della banca TuranAlem, poi nazionalizzata con il nome di Bta, partecipando ad un’asta da 72 milioni di dollari. Radio Free Europe lo aveva descritto come “parte di una nuova leva generazionale della quale Nazarbayev sperava di servirsi per portare alla ribalta del XXI secolo la sua nazione”. Diventato dissidente, fonda ‘Scelta democratica kazaka’, anche in virtù dell’ingente patrimonio accumulato grazie alla Bta Bank, accusata poi di frode per 3,7 miliardi di dollari e di cui era socio maggioritario, e ha per questo mandati di cattura internazionali che lo rendono obbiettivo dell’Interpol in tutta Europa. In definitiva somiglia di più ad un oligarca costretto all’esilio, che sogna di prendere il potere in Kazakistan, e non certo a un Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri: appena ottenuto asilo politico a Londra comprò nella capitale inglese una casa con nove stanze da letto, parco, laghetto e campo di polo.
Un dissapore tra potenti dunque quello tra Mukhtar Ablyazov ed il presidente kazako Nazarbayev, ultimo segretario locale del Pcus prima della fine dell’Unione Sovietica, ideatore quest’ultimo proprio del progetto del nuovo gasdotto che attraverserà l’intera Europa e che vede la nostra Eni, ribattezzata Agip Kco in società con la Gazprom di Putin, in pole position per appalto ottenuto e futuri utili sull’affare denominato South Stream. Cose d’altri mondi, da russi post comunisti ricchi, anzi ricchissimi: il Kazakistan occupa il sesto posto al mondo per riserve di risorse naturali, ha 160 giacimenti di petrolio e gas naturali, tra cui il solo giacimento Kashagan, il più grande di gas e petrolio scoperto negli ultimi 30 anni, si stima contenga oltre 38 miliardi di barili di petrolio ricco, tra l’altro, di gas associati.
In questo scenario ed in modo palese Eni si è accaparrata una fetta enorme dei quantitativi di gas che saranno distribuiti da South Stream, e lo ha fatto in diverse tappe dal 2003 al 2009 grazie alla politica estera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, grande amico di Putin ma anche di Nursultan Nazarbayev: “Andate tutti in vacanza in Kazakistan: lì c’è un signore che è mio amico, non a caso ha il 91% dei voti”, diceva Silvio Berlusconi nel 2008, salutando Nursultan Nazarbayev in visita in Italia. E’ quanto riportava il ‘Fatto Quotidiano’ in quel periodo aggiungendo che undici anni prima il padre-padrone del Kazakistan aveva ricevuto al Quirinale l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Appare lecito a questo punto il dubbio sollevato dalla Lidu e presentato oggi con una lettera a Bonino e Napolitano: la tutela dei diritti umani è secondaria rispetto ad interessi economici transnazionali? La vita di una bimba e di sua madre, pur’anche fossero figlia e madre di un discutibile uomo d’affari, valgono così poco da fare scelte azzardate, indagini forfettarie e rimpatri super veloci senza informare chi di dovere? E soprattutto la nostra democrazia su cosa poggia le sue certezze?
Qui di seguito il testo della lettera
ON. GIORGIO NAPOLITANO
Presidente della Repubblica
Palazzo del Quirinale, Roma
On. Emma Bonino
Ministro degli Affari Esteri
Piazzale della Farnesina n°1 00135 Roma
segreteria.ministro@esteri.it
p.c.
SERGE KOLLWELTER
Presidente AEDH
serge.kollwelter@education.lu
Karim LAHIDJI
Presidente FIDH
lddhi@wanadoo.fr
Signor Presidente, Signor Ministro
il caso di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, di sei anni, ha giustamente commosso la Nazione, ed è scontato che la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo condivida la censura unanime contro il comportamento di una amministrazione di polizia, un giudice di pace ed un pubblico ministero i quali, parrebbe, su mera richiesta dell’autorità diplomatica e consolare d’uno Stato estero hanno provveduto all’espulsione di una madre ed una bambina senza verificare che fossero i familiari d’un dissidente politico che ha ottenuto asilo presso altro Stato membro dell’Unione europea, il Regno Unito di Gran Bretagna e Nord Irlanda. Detto ciò, la L.I.D.U. , mio tramite, intende sottolineare come il caso abbia assunto un rilievo imparagonabile a tante altre espulsioni illegittime diuturnamente perpetrate in quanto il dissidente in questione, Mukhtar Ablyazov, è altresì un noto esponente non solo politico ma anche della vita imprenditoriale del Kazakistan, paese che occupa il sesto posto al mondo per riserve di risorse naturali, territorio sul quale sono presenti 99 elementi dei 110 presenti in natura. La persecuzione di Mukhtar Ablyazov trae origine dal timore dell’attuale Presidente Nursultan Nazarbayev che il crescente potere dello stesso Ablyazov potesse insidiare la propria dittatura; e si ha il sospetto che l’attenzione delle autorità di polizia e giudiziarie italiane ai familiari di Mukhtar Ablyazov sia in qualche modo connessa col ruolo dell’ENI nelle attività
estrattive in quello Stato, nel quale opera come Agip KCO (Agip Kazakhstan North Caspian Operatine Company) ed altro. Non interessa alla L.I.D.U. tanto il ruolo d’esponenti politici italiani nella protezione e promozione di questi interessi, che possono anche rientrare nel perseguimento della legittima necessità politica d’assicurare gli approvvigionamenti energetici dell’Italia, quanto il fatto che l’episodio rileva quanto, nell’attuale età globale, gli Stati nazionali non siano più in grado di garantire i diritti fondamentali che li connotano quali Stati liberi quando siano in gioco gli interessi d’assetti imprenditoriali transnazionali, che dominano scenarî più estesi dei territorî sottoposti alla loro Sovranità. Questa è questione politica fondamentale per le nostre Democrazie, e rileva la stretta connessione fra garanzie dei diritti individuali e promozione di tutte le forme di federalismo supernazionale, che è la nuova frontiera delle Libere Istituzioni, ad iniziare dall’Unione europea, ma non solo.
Con i sensi della più viva e sentita stima
On. Alfredo Arpaia
Presidente della LIDU Lega Italiana dei diritti dell’uomo