Attualità
Italia fuori dal Mondiale di calcio— Italy out of the world soccer championships
Italia fuori dal Mondiale di calcio
di Marco Andreozzi
La Nazionale italiana di calcio è fuori dal Mondiale per la seconda volta consecutiva. Chi scrive lo aveva previsto, ma nell’eventuale ‘bella’ contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo, un campione vero che merita di essere ancora presente ai prossimi campionati in Qatar. E invece è bastata una Macedonia del Nord qualsiasi, a cui va però reso il merito. Merita parlarne un pò, più che per il caso in sé, si tratta solo di un evento sportivo, per il fatto che quanto sta capitando al movimento calcistico italiano è probabilmente specchio di quanto stia capitando al nostro Paese. Ricordiamo che l’Italia è stata quattro volte campione del mondo: nell’ ‘accoppiata’ ’34-’38, ed erano altri tempi, nell’82 di prorompente crescita economica, e nel colpo di coda del 2006, grazie alla combinazione di molti grandi giocatori e un pò di fortuna.
I tempi dell’ultimo mondiale vinto prima del buio vedevano l’Italia già in affanno nella crescita economica rispetto alla media europea, appena prima della crisi dei prestiti per mutui che dagli USA infettava tutto il pianeta l’anno dopo. Fu una botta per le economie e in un’Italia un po’ più fragile fu probabilmente anche una botta psicologica per molti. Uno dei risultati di questi eventi fu indubbiamente, nel nostro Paese, quello di rafforzare l’attitudine al nepotismo. Lo abbiamo visto nel mondo delle imprese e lo abbiamo visto anche nel settore giovanile del calcio, lo sport più popolare d’Italia, quindi indubbiamente indicativo. La presenza di quei genitori che vanno a parlare in privato con i direttori delle società e con i quali instaurano rapporti personali, allenatori che selezionano titolari opinabili, quel direttore sportivo che ti chiede migliaia di Euro per ‘far giocare’ tuo figlio. Oltre a tutto quello che resta invisibile ai più, ma che è noto, come la rete di amicizie e conoscenze pregresse affinché il figlio giochi sempre, faccia il capitano, sia convocato alla rappresentative, passi alle squadra di Serie A.
Tutto visto e vissuto, naturalmente, mentre tuo figlio insegue una passione ed un sogno che tu i primi tempi hai tentato di fermare, ma inutilmente. E’ passione autentica ed inseguire le proprie passioni significa inseguire la propria ricerca della felicità. E lui segna, segna a raffica. Arriva anche ad essere campione italiano dilettanti sotto i 14 anni con la categoria superiore, secondo cannoniere della squadra, seppur a fine stagione le avvisaglie di qualcosa di ‘strano’ comincino. E l’anno dopo della presunta consacrazione: panchina. Si sa, qualsiasi giovane atleta – ma succede anche nelle attività professionali – pur dotatissimo, quando fa panchina a spese di un titolare più debole, e in una squadra che stenta, è colpito nell’intimo. Si intristisce, si inibisce proprio il fuoco della passione sicché le poche volte che gioca, rende meno.
Questa nazionale italiana è fatta di molti buoni giocatori, alcuni ottimi come Chiellini, un bell’esempio di sportività, tra l’altro. Ma quanti ‘chiellini’ ho visto in quegli anni che si sono fermati perché privi di sponsor e/o con genitori onesti che si sono rifiutati di stare a questo gioco. Quanti ‘verratti’, quanti ‘chiesa’ (che ieri era assente), quanti ‘berardi’, ma anche talenti molto più cristallini. Rimasti al palo con le scarpette appese al chiodo perché le caselle che meritavano sono occupate da altri. Che perdita per un Paese, quando ai migliori è impedito di emanciparsi. E quando alla direzione d’impresa mancano i migliori che succede? E immaginiamo in caso di guerra: come possiamo sperare di vincerla senza i migliori al loro posto?
Italy get out world champion’s soccer
by Marco Andreozzi
The Italian national football team is out of the World Cup for the second time in a row. The writer had foreseen it, but in the possible playoff against Portugal of Cristiano Ronaldo, a true champion who deserves to be still present at the next championships in Qatar. Instead, just North Macedonia was enough, to which credit must be given anyhow. The fact deserves to be talked about, more than for the case per sé, as it is just a sporting event, because what is happening to the Italian football movement is probably a mirror of what is happening to the country. We recall that Italy was world champion four times: in the ‘combination’ ’34 -’38, and those were other times, in 1982 of bursting economic growth times, and in the ‘blow of the tail’ of 2006, thanks to the many great players and a little luck.
The times of the last world championship victory before ‘the dark’ saw Italy already struggling in economic growth compared to the European average, just before the crisis of mortgages subprimes that from the USA infected the whole planet the following year. It was a storm to the world economy, and to many, in an Italy a little more fragile, it was probably a psychological turbulence. One of the outcomes of these events was undoubtedly, in Italy, a strengthened attitude to nepotism. We have noted it in the business world and we have also observed it in the youth categories of football, the most popular sport in Italy and therefore undoubtedly indicative. The presence of those parents who go to speak privately with the directors of the clubs and with whom they establish personal relationships, coaches who select questionable players, a club director who asks you for thousands of euros to ‘let your child play’. In addition to everything that remains invisible to most, but which is known, such as the network of relationships and previous acquaintances so that the son always plays, becomes team captain, is called up to representative teams, moves to a Serie A team.
All seen and experienced, of course, while your child pursues a passion and a dream that you tried to stop at first, but to no avail. It is authentic passion and pursuing one’s passions means pursuing one’s happiness. And he scores, scores in bursts. He too becomes the Italian ‘dilettanti’ champion under 14 with the superior category team, second scorer of the team, even if at the end of the season the signs of something ‘strange’ begin. And the year after for the alleged consecration: the bench. You know, any young athlete – but it also happens in professional activities – even if he is very gifted, when on the bench at the expense of a weaker team-mate, and in a team that is struggling, is hit inside. He gets sad, the very fire of passion is inhibited so that the few times he plays, he makes less.
This Italian national team is made up of many good players, some as excellent as Chiellini, a fine example of sportsmanship by the way. But how many ‘chiellini’ I saw in those years that stopped a promising career because they lacked and/or refused sponsors (by honest parents), how many ‘verratti’, how many ‘chiesa’ (which was absent yesterday), how many ‘berardi’, but also much more crystalline talents. Now with the shoes hanging on the nail because the places they deserved are occupied by others. What a loss for a country when the best are prevented from fully expressing themselves. And what happens when a company’s top management lacks the best? And imagine in case of a war: how can we hope to win without the best in their place?