Connect with us

Diritti umani

Immigrazione e diritti umani

Published

on

Tempo di lettura: 4 minuti

Una questione Politica, trattata con mentalità partitica

Di Giuseppe Cossari (Delegato CITIM Africa, Asia, Oceania) e Paolo Buralli Manfredi (Portavoce di Giuseppe Cossari)

È innegabile che i flussi migratori esistono dai tempi dei tempi ma, è altrettanto innegabile, che quest’affermazione non può essere accettata come dogma nel senso che: “siccome sono sempre esistiti, non ci possiamo fare nulla perché sempre ci saranno”.

È chiaro che i flussi migratori continueranno ad esserci anche perché, in un Pianeta che ormai conta più di sette miliardi di persone e dove la ricchezza/benessere è nelle mani solo del 30% circa degli abitanti dello stesso, la questione migrazione dovrà essere risolta creando un percorso articolato e compartecipato con una lungimiranza almeno trentennale, per far si che questo fenomeno, inevitabile, possa essere se non risolto, quantomeno ridotto notevolmente.

Innanzi tutto, andrebbero analizzate le cause del fenomeno migratorio che, a nostro avviso, hanno nelle diverse Nazioni di partenza emigratoria dei denominatori comuni: cambiamenti climatici, stato sociale e negazione delle libertà fondamentali dell’uomo, istruzione, mancanza di cibo, cure mediche, mancanza strutture di supporto (ospedali, scuole) e guerre.

I cambiamenti climatici ed economici che costringono all’emigrazione gran parte dei popoli africani, sono dovuti in particolare all’avanzamento inarrestabile dei deserti, cioè alla desertificazione di quei territori per mancanza di acqua che insieme al sole è la fonte primaria della vita vegetale, animale ed umana.

Il gasdotto che parte dalla Russia ed Arriva in Cina è lungo 4.250 km, il gas che passa in quel gasdotto è in forma liquida, cioè passano nei tubi quantità continue di metri cubi di gas.

Quanto sopra scritto ci fa comprendere che il problema della desertificazione che, è dato come si diceva dalla mancanza di fonti idriche, sarebbe risolvibile creando degli acquedotti, pagati dalle Nazioni di quella parte più fortunata del mondo chiamata Occidente e negli ultimi anni anche Cina, che ha sempre usufruito di tutte le materie prime di quei territori estratte quotidianamente da più di cent’anni e che fanno girare l’economia mondiale che oggi conosciamo.

Questo e le energie rinnovabili che potrebbero essere utilizzate in quelle Nazioni, diventerebbero il motore per far partire dei processi economico-sociali che riuscirebbero a dar lavoro e vita a quelle popolazioni oggi costrette a lasciare la loro terra natia. Processi che risolverebbero anche i problemi sopra menzionati riguardanti le strutture ospedaliere, le scuole ed il problema del cibo.

E a conferma della nostra visione portiamo ad esempio metropoli che sono nate in condizioni climatiche difficilissime e prosperano sia economicamente che socialmente, stiamo parlando della Penisola Arabica, Oman, Arabia Saudita e Dubai; Dubai ed Arabia Saudita vedono addirittura forme di emigrazione economica contrarie, è risaputo che molti dei nostri connazionali e delle aziende Italiane hanno deciso di spostare le loro sedi ed il loro business in questi Paesi, contribuendo così ad un’ulteriore sviluppo economico e sociale degli stessi.

Le guerre, per il 99% sono fonte di guadagno per quelle Nazioni industrializzate che sono le maggiori produttrici nel settore delle armi e dei sistemi di difesa ed attacco militari. A questo problema, perchè questo è veramente il problema Madre di tutti i problemi del mondo, è realmente difficile trovare una soluzione anche perché gli interessi in campo sono veramente giganteschi ed inoltre estirpare questo male, le micro guerre nel mondo,  che hanno radici profondissime che si sono create in anni e anni di diaspore tra i popoli, uno per tutti il conflitto Israelo-Palestinese che dura da più di settant’anni ed i conflitti etnici nei vari Stati del Centrafrica, restringe notevolmente il campo delle soluzioni.

Noi crediamo però, che la nostra visione per il problema dei cambiamenti climatici porterebbe un’evoluzione economica in molti di quei Paesi sfortunati e metterebbe già dei limiti ai micro-conflitti, semplicemente perché la storia ci ha insegnato che dalla miseria e dalle crisi economiche nascono le guerre, col benessere le guerre hanno più difficoltà a sorgere. 

Ma come recita il sottotitolo, questo problema non può essere risolto con una visione limitata, cioè partitica, ma andrebbe risolto con una visione Politica e per fare questo il nostro Paese dovrebbe partire con il coinvolgimento di tutte le aree politiche italiane ed europee.

Esprimiamo questa visione semplicemente perché vivendo in Australia, possiamo toccare con mano l’ottimo sistema che è stato creato per gestire i flussi migratori, sistema che prevede diverse forme di permessi (Visa) per sostare temporaneamente sul territorio australiano e che possono, secondo il tipo di permesso, trasformarsi in permesso permanente o addirittura accompagnare l’immigrato sino ad ottenere la Cittadinanza Australiana.

Il Dipartimento d’Immigrazione che risponde al titolare del ministero di competenza, Ministro dell’Immigrazione, possiede un ampio potere decisionale operativo, questo proprio per scollegare il problema dell’immigrazione dal discorso partitico e mantenerlo solo a livello politico. Qui in Australia è rarissimo che l’immigrazione sia utilizzata dai partiti come argomentazione di scontro durante le campagne elettorali Federali o Nazionali, perché l‘immigrazione è un area d’estrema importanza quindi, va gestita politicamente con una visione comune per il bene della Nazione.

Detto questo e guardando l’Italia da questa parte del mondo, ci sembra inverosimile che i Politici Italiani non abbiano ancora proposto al Parlamento Europeo la creazione di un Dipartimento d’Immigrazione con l’obiettivo di condividere risorse umane e capacità tecnico-strategiche per sostenere uno dei Paesi Fondatori dell’Europa, l’Italia, nel contenere e gestire i flussi migratori. In fondo, se si continua a parlare dell’essere europei, l’Italia di fatto, è il primo confine europeo che si affaccia sul Mediterraneo.

Concludiamo ricordando a chi addita l’Australia come paese razzista, che nel mondo esistono 198 Paesi riconosciuti come Nazioni e che solo nello Stato del Victoria che ha come Capitale Melbourne, risiedono genti provenienti da 193 Paesi del mondo, qui si possono trovare poliziotti di colore e col turbante in testa, Indiani Sic, con gli occhi a mandorla o di razza caucasica, che sono Parlamentari, che lavorano negli uffici pubblici e vi assicuriamo che, l’Integrazione si ottiene con tre semplicissimi passaggi: “Imparando la lingua del Paese ospitante, rispettando le regole e le leggi che, qui in Australia, non sono negoziabili!”.  

Print Friendly, PDF & Email