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IL CAMMINO SACRO IN NEPAL

Marco Scarinici, il primo occidentale iniziato al Tantrismo del Buddhismo Gurung,ci racconta, assieme a Luca Bevilacqua e Serena Torrisi, l’esperienza con gli Aghori, lo Sciamanesimo e il Tantra. Tra sacrifici, divinazioni e riti del sincretismo nepalese. La Presidente Maria Vittoria Arpaia invita il praticante e studioso siciliano al Comitato di Napoli della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (LIDU onlus).
di Antonio Dentice d’Accadia
Quando in Oriente Dio si coniuga con l’uomo e con la donna, capita che le celebrazionisi svolgano danza, in un carnevale di fiamme e benedizioni, colla sessualità eletta sacramento e la discesa di angeli dal colore bluastro della cenere. I tamburi annunciano l’immanenza delle divinità e preistoricilogos si agitano a festa nei cuori e nella carne dei fedeli. Corpi rinnovati nella comunione tra celeste e terreno, in cui la Natura si concede nella santa eucarestia del bhang, la trinità di latte, cannabis e datura, durante la festività del MahaShivaratri, quando il dio Shiva e la dea Parvaticoncorrono a nozze.
Per conto della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (LIDU onlus), la più antica associazione nazionale a tutela dei diritti fondamentali (1919) e in particolare, per l’interesse di Maria Vittoria Arpaia, Presidente del Comitato di Napoli, lo scrivente redige il presente articolo con la disponibilità dei tre intervistati.
Marco Scarinici(Catania, 29 anni, libero professionista), persona ormai d’esperienza, primo occidentale in assoluto a ricevere l’iniziazione tantrica nel Buddhismo Gurung,si muove ideatore e organizzatore di un’inediticità, facendosi sentiero per la più autentica, bellissima e terribile sacralità dello sciamanesimo nepalese (Jhankrismo) e del Tantrismo (Shivaita e Shakta-Aghora). Ciò in una terra dove Buddhismo, Induismo e Sciamanesimo si mescolano geneticamente, affermando un’Unità sincretica dai caratteri antichi. Ciò che è ancestrale ride di quei tentativi categorizzanti da ipermercato, l’arroganza del determinare la precisa e numerica separazione tra i fatti del trascendente.
Il viaggio dello Scarinici ha coinvolto dieci persone dal 4 al 15 febbraio 2018, percorrendo Kathmandu, al grande Tempio shivaita di Pashupatinath, uno dei maggiori al mondo. DurbarSquare, i due StupaSwayambhunath e Boudhanath. Poi Patan, Bhaktapur, Namobuddha, Pharphing, Budanilkhanta e Dakshinkali, dove uno dei più rilevanti templi di Kalì testimonia i riti dei sacrifici animali dedicati alla Grande Madre.
Scarinici è chiaro: «Non ho cercato di modificare il tutto per adeguarmi ai gusti occidentali, non ho addolcito la pillola. Queste cose preferisco lasciarle fare agli altri. Ho portato le persone davanti agli aspetti più reali ed estremi del Tantrismo». Nel misticismo d’alcune dottrine diventa necessario l’apprendimento tanto dei fatti celesti, quanto di quelli sotterranei. Si abbraccia Dio nella vita e nella putrefazione, alla luce del giorno e nelle tenebre notturne, indagando le mille manifestazioni dello Spirito.
In questa cornice vivente, i Maestri e gli Sciamani del Nepal hanno trasmesso i rudimenti, probabilmente salvando vari italiani dallo Yoga “fai da te”, dalla spiritualità da palestra e da alcune forme adeguatamente confezionate per il pubblico nostrano. Il marketing-guru si ferma quando inizia la giungla nepalese, dove il sangue risveglia il terreno e la preghiera suona il canto dell’acciaio, che fa, delle offerte sacrificali, la gola un violino. Tra gli autorevoli incontri, i Maestri Aghori e UmeshRajbhandari, tantristashivaita e sciamano. Divinazioni, riti di guarigione, esorcismi, sacrifici animali, uso e apprendimento delle piante psicotrope. Chi ha voluto, ha potuto assistere anche alle pratiche del Tempio di Dakshinkali. Si badi bene, riguardo l’uso rituale d’oppiacei e d’altre sostanze, che la pratica si distanzia millenni dalle moderne volgarizzazioni pseudo-sciamaniche, dalle maldestre mode male importante e reinterpretate senza formazione adeguata, che più d’un praticante gettano alle sabbie mobili.
Esserci è crearsi un bagaglio incredibile, unico, da noi quasi sconosciuto. Che l’organizzatore ne sappia, mai un fatto simile era stato espresso e ora probabilmente verrà ripetuto ogni anno, offrendo opportunità agli interessati, ai praticanti e agli studiosi di tastare con mano ciò che a noi appare eccezionale. Di conseguenza, lo sciamanesimo e il Tantra, quasi sempre vengono letti slegati dalla legittima radice, per accontentare delicati gusti newagee appetiti asettici, incapaci di digerire l’importanza della morte e quindi della vita.
Tra le dieci persone, assieme all’esperto Scarinici, c’era anche la sua compagna, Serena Torrisi(Catania, 28 anni) e il neofita Luca Bevilacqua (del veneziano, 32 anni, informatico). Le tre interviste simultanee indagano una complessità spirituale attraverso differenti metri e vissuti.
Quali iniziazioni avete ricevuto nella vostra vita spirituale? E quali Maestri vi hanno consacrato?
Marco:
«Inizialmente mi interessavo soprattutto alla declinazione buddhista del Tantrismo, accessibile qui esclusivamente tramite il Buddhismo Tibetano. Creai anche il forum “Buddhismo Italia” – che è il forum di discussione sul Buddhismo e le altre tradizioni orientali più grande in lingua italiana. Ad un certo punto sono rimasto insoddisfatto dal Buddhismo Tibetano, perché reputo che abbia perduto in gran parte la dimensione sciamanica del Tantrismo. Poi, grazie a dei buoni contatti ho cominciato ad andare in Nepal e sono stato introdotto ad alcuni dei più importanti sciamani e maestri spirituali del luogo. Ho ricevuto insegnamenti e trasmissioni da maestri di molte tradizioni. Per quel che riguarda il Buddhismo Tantrico nepalese i miei maestri sono Krishna Lama (il capo del Buddhismo Gurung Tradizionale) e RatnaRajVajracharya (uno dei più importanti Vajracharya del Buddhismo Newar, abate del Tempio d’Oro di Patan). Per il Tantrismo Induista il mio punto di riferimento principale è UmeshRajbhandari, ma seguo per quel che posso anche AghoriChandiBaba. Per lo Sciamanesimo in senso stretto ho cominciato con la tradizione sciamanica dei Gurung, ma l’ho trovata poco adatta ai non-gurung (anche agli altri nepalesi, quindi figuriamoci agli occidentali). La mia maestra principale in questo contesto è BhawanaMata di tradizione Tamang, ma frequento anche altri sciamani. Con lei passo la maggior parte del mio tempo lì, per ora. Il mio orientamento è focalizzato su quel nodo di congiunzione tra Tantrismo Hindu e Sciamanesimo, ovvero un tipo di tradizione Sciamanica dove si lavora primariamente con le Divinità Hindu quali spiriti alleati adottando i tantra e i mantra legati alla tradizione induista»
Luca:
«Son stato per anni un praticante solitario, per poi entrare a 24 anni in una associazione dedicata all’esoterismo occidentale, ora in sonno, con base a Milano. Al momento non ho preso iniziazioni con maestri tantrici»
Serena:
«Anni fa ho preso rifugio e qualche iniziazione buddhista, ma al contempo sviluppavo il mio interesse verso lo sciamanesimo attraverso letture, testimonianze e l’incontro di alcuni praticanti della tradizione nepalese e andina. Considero i miei veri maestri le Divinità, secondo lo stile sciamanico nepalese.
Ricevo insegnamenti, visioni e pratiche tramite la meditazione ma qualche volta anche tramite l’uso di piante sacre. Il mio rapporto col Divino è quotidiano. Seguo la mia sadhana e lascio che il potere della Divinità scorra dentro di me e si manifesti. Il mondo spirituale in questi ultimi 8 anni mi ha davvero dato tanto. Ho potuto costatare e toccare con mano il potere delle Divinità da semplici esperienze oniriche a eventi molto forti e forgianti come la morte iniziatica, avvenuta sotto la guida e l’ausilio di una pianta maestro. Iniziazioni vere e proprie le ho ricevute dal mio compagno e da uno sciamano che mi ha fatto conoscere in Nepal, quando il gruppo era già andato via»
Come vi siete avvicinati alla spiritualità in generale e a queste tradizioni in particolare?
Marco:
«E’ stato un impulso irrefrenabile nato da dentro. Con le divinità delle tradizioni hindu e buddhiste mi trovo molto a mio agio. C’è anche, probabilmente, una sorta di fascinazione estetica. Sicuramente c’è una connessione, probabilmente karmica, ma anche se non ci fosse credo che adotterei comunque la pratica delle tradizioni indo-himalayane perché ritengo che forniscano una conoscenza completa delle scienze spirituali (in esse c’è religione, medicina sacra, sciamanesimo, mistica, alchimia, astrologia, magia, etc). Comunque la mia maestra sciamana, in stato di possessione della sua divinità tutelare (il BanJhankri), mi disse la prima volta che la incontrai che il Signore Shiva è entrato dentro il mio corpo pochi giorni dopo la mia nascita, ragion per la quale sarei destinato a praticare queste tradizioni (quella che viene a volte definita «chiamata sciamanica»)»
Luca:
«Alla spiritualità mi sono avvicinato in un momento difficile della mia adolescenza, un po’ per curiosità ed un po’ per l’insoddisfazione verso come stava proseguendo la mia vita. Per dirla in modo più brutale, ero un ragazzino che voleva giocare con gli spiriti per il fascino pseudo-elitario dato da un percorso spirituale. Con il tempo ho iniziato a viverla in maniera più seria ed intima, usando la spiritualità come mezzo di crescita personale ed iniziando un percorso più serio, che mi ha portato alla fine ad avvicinarmi molto alle tradizioni tantriche, indiane e buddhiste»
La tradizione percorsa, come influenza la dimensione culturale, le idee politiche (in senso ampio!) e i vari aspetti sociali?
Luca:
«Non è una domanda facile, in quanto molte persone, pur nella stessa tradizione, possonoessere arrivati a conclusioni completamente diverse dalle mie, ad esempio conoscevo un ragazzo convertito all’induismo che ha fatto sue le idee sulle caste, cosa che io personalmente aborro. Nel mio caso è stato sicuramente un veicolo ad un cambiamento della mia visione del mondo, sia dal punto di vista delle ideeche ho fatto mie, che nel mio modo di relazionarmi a quelle altrui, portandomi ad idee talvolta radicali, ma più orientate alla compassione verso l’umanità ed alla costruzione di una società più equa e tollerante, aperta al dialogo ed al compromesso»
Che rapporto esiste tra voi e il divino?
Marco:
«Nello Sciamanesimo (ma anche nel Tantrismo se ben praticato) il rapporto con le Divinità è un rapporto diretto. Le Divinità vengono viste, percepite, contattate… e a dire il vero iniziano addirittura ad abitare dentro di noi. Si dice in Nepal che le Divinità aiutanti dello sciamano abitano anche dentro il suo corpo»
Luca:
«Per me il rapporto con il divino è strettamente legato al curare e coltivare un insieme di facoltà emotive ed intellettive (come ad es. l’abbandono, l’empatia, l’intuito), questo ancora prima dei cosiddetti “stati di coscienza superiori”,che sono pure importanti. Attraverso la ricerca del divino e la sacralizzazione della vita in ogni sua particella, provo a lavorare su me stesso per essere una persona migliore. Un po’ come dicevano gli alchimisti medievali, “Visita interiora terrae…”»
Che rapporto esiste tra le vostre dottrine e le altre tradizioni religiose?
Marco:
«E’ una questione complessa. In linea di massima non se ne interessano molto. La mentalità complessiva è comunque molto aperta e spesso incline al sincretismo»
Luca:
«La tradizione indiana è politeista, quindi tende alla tolleranza ed alla inclusività delle altre tradizioni religiose. Più questa visione del mondo è diventata mia, più le persone che sostengono che la loro teoria politica o il loro specifico dio sia quello vero mi fanno sorridere»
Qual è stata l’esperienza più bella?
Luca:
«E’ stata l’esperienza che mi ha portato ad innamorarmi della tradizione induista e farla mia. Senza cadere nel misticismo, era un periodo in cui studiavo molto la figura di Kali e della Shakti ed una sera, sul lago di Garda con un cielo stellato, ebbi una sensazione fortissima di perdita e di abbandono con la volta celeste, che la mia mente suggeriva fosse Kali stessa, fino a quasi identificarmi in essa, in uno stato emotivo difficilmente esprimibile a parole. E’ stato un momento indimenticabile, la scintilla che dopo anni mi ha portato ad approfondire il Tantrismo e che ha dato origine al percorso che alla fine mi ha portato ad intraprendere il viaggio in Nepal»
Serena:
«Fino ad oggi l’esperienza per me più emozionante è stato l’incontro e la possessione totale da parte della mia Divinità tutelare:Kali. Ho potuto percepire come si sente una Divinità quando le vengono fatte delle offerte e quando vengono recitati dei mantra. Ho sentito la sua potenza e la sua energia scorrere dentro di me. Un esperienza molto profonda che mi ha letteralmente catapultato nel mondo dell’induismo e che mi ha dato l’ulteriore conferma di essere nel percorso giusto»
Qual è stata l’esperienza più brutta?
Luca:
«Essendo la spiritualità un complemento alla vita (molte persone ne fanno a meno e vivono benissimo), gioie e dolori sono gli stessi che capitano nella quotidianità. Potrei dire che fossero “brutti” i momenti di crisi spirituale o crisi negli affetti, come amicizie e relazioni terminate a causa di percorsi divergenti o dei cambiamenti individuali, ma a ben vedere anche le esperienze dolorose sono ricche di lezioni di cui si deve far tesoro»
Serena:
«Non ho nessuna esperienza negativa da segnalare in quanto ogni esperienza all’interno del percorso spirituale dura o ostile che sia nasconde un grande insegnamento. A volte dietro la sofferenza o un esperienza apparentemente negativa si cela la chiave di volta necessaria per fare il salto di “qualità”. Un po’ come la morte iniziatica, esperienza durissima e assolutamente non piacevole ma necessaria per rinascere in nuova dimensione dell’esistenza sicuramente più elevata della condizione precedente»
L’evento, magari in apparenza il più insignificante, che più vi ha colpito in Nepal?
Luca:
«Una persona, che da pochi mesi ha iniziato un apprendistato sciamanico dopo anni di convinto ateismo, mi diceva che le divinità “giocano” e “danzano” con lui. E’ stato uno dei tanti tasselli che mi ha fatto capire che la spiritualità indiana, pur essendo ricca di senso del sacro, è lontana dalla seriosità ed ieraticità occidentale. Questa dichiarazione faceva il paio con il modo sciolto di gestire i rituali,dove i momenti di solennità erano comunque inframezzati da dialoghi, risate, discussioni o addirittura gente che giocava con il cellulare o andava su Facebook! Usare questi concetti dalle nostre parti per parlare del modo di avvicinarsi al divinoo avere un comportamento così rilassato nei rituali farebbe storcerequalche naso, nel migliore dei casi»
Come eravate e come siete diventati?
Luca:
«Prima del mio percorso spirituale in generale ero una persona molto manichea, con idee autoritarie ed intolleranti, insomma, ero una persona molto insicura. La coltivazione della mia interiorità mi ha cambiato profondamente, rendendomi più comprensivo, eterodosso, aperto a nuove esperienze e mi ha insegnato il valore dell’autocritica, specialmente come mezzo per non prendersi mai troppo sul serio ed innamorarsi troppo di sé stessi, cosa che purtroppo nel mondo della spiritualità (e non solo) avviene molto di frequente.Ovviamente sono lungi dall’essere una persona perfetta, ma credendo nel valore della disciplina,della discussione e della compassione, provo continuamente a migliorare me stesso, sia come modo per vivere una vita piena e felice, che come mezzo per esser vicino alle divinità a me care»
Serena:
«L’esperienza in Nepal mi ha ulteriormente confermato il forte legame e connessione con le Divinità indù.
Tramite l’incontro con gli sciamani è stato possibile approfondire il mio rapporto con il pantheon induista,effettuare interessanti divinazioni e fare rituali di prosperità e guarigione individuali e di gruppo.
Attraverso la visita dei luoghi sacri si è entrati in contatto con l’energia del luogo e gli enti legati ad esso.
Il tutto è stato propiziato e accompagnato da alcuni rituali effettuati in loco. Da questo viaggio si torna con un bel bagaglio culturale sulle varie etnie e tradizioni del Nepal e con un bel bagaglio spirituale. Non appena si mette piede in questa meravigliosa terra si percepisce un’energia di devozione, misticismo, spiritualità, superstizione che si fonde e ti prende per mano dal primo all’ultimo giorno in cui si soggiorna. Un vero è proprio “pellegrinaggio”, dove saltano fuori tutte le proprie paure e i vari bisogni dell’anima.
Percepisci energie che ti spronano a capire a che punto della tua esistenza sei arrivato e quale strada devi prendere da un punto di vista spirituale.Per me è stato un vero e proprio richiamo karmico e svolta spirituale»
In Italia qual è la realtà buddhista/induista? La validità degli “insegnanti” nostrani?
Marco:
«Non posso dare un giudizio complessivo, la questione è molto complessa. Ci sono degli insegnanti validi qui e lì che devono però adattarsi alle esigenze del pubblico occidentale e modificano l’insegnamento dandogli il format che gli dà maggiore ritorno (e spesso in modo discutibile). Altri invece sono dei veri e propri truffatori, anche orientali che vengono qui. Se si cerca bene però si può trovare qualcosa che reputo interessante anche in Occidente. In contesto buddhista poi ci sono davvero molte realtà»
Si sente spesso parlare di “Tantra”. Spesso in modo improprio. E’ possibile chiarire il quadro?
Marco:
«Spesso si sente parlare di Tantra come di pratiche per l’evoluzione psicofisica basate sul sesso. Chi ne parla, spesso, non ha legami diretti con il Tantrismo tradizionale. Varie volte ho detto di non avere niente contro questa corrente, dato che può portare beneficio a qualcuno. Tuttavia non è il vero Tantra tradizionale, che non ha molto interesse nel migliorare la sessualità degli individui (per quello non c’è il Tantra ma il Kama Sutra). Il Tantra è un vasto corpus di credenze e pratiche che lavora con la totalità dell’essere umano (e quindi anche con la sessualità, ma non si focalizza su di essa) e che – basandosi sul presupposto che l’Universo che sperimentiamo è espressione dell’energia (Shakti) della Divinità – cerca di appropriarsi ritualmente e di canalizzare quell’energia sia per scopi magici che, soprattutto, per scopi trasmutatori di liberazione spirituale»
Luca:
«Il Tantra è un sistema di credenze, filosofie, testi e tradizioni che, secondo la mia visione e percezione, ha come fine la sacralizzazione la vita e l’esperienza umana a trecentosessanta gradi. E’ diventato famoso in occidente per motivi che sappiamo bene, ma la realtà del Tantra è molto più complessa e ricca di quella che finisce nella maggior parte delle librerie nostrane»
Il rapporto tra la spiritualità e la materia (denaro, sesso, ecc.)?
Marco:
«Nel Tantrismo la materia è ritenuta essere un’espressione della Shakti e non va rigettata. Si cerca di integrare nel sentiero e trasmutare ciò che è possibile, anche il denaro o il sesso»
Luca:
«Viviamo nel mondo materiale, quindi non c’è nulla di male nella materia. Denaro, sesso ed altro si possono vedere come “forze” od “energie”, il cui utilizzo porta con sé benefici e controindicazioni, in forma diversa da persona a persona. Ci sono persone per cui troppo denaro speso è una forma di malattia, altre per cui lo è l’avarizia. Idem per il sesso, ci sono persone che sanno gestire una sessualità molto libera ed altri che vi soccomberebbero. Il rapporto tra questi e la spiritualità è stretto perché sono mezzi utilizzabili anche per il proprio progresso spirituale, però usarli è un lavoro che richiede attenzione e saggezza, altrimenti potrebbero ritorcersi contro»
Quando si toccano le correnti orientali (e non solo) spesso si fa riferimento a sostanze allucinogene. Potete chiarirci questo aspetto? Esistono situazioni ambigue?
Marco:
«Le sostanze allucinogene sono caratteristica più dei percorsi sciamanici sudamericani che delle correnti orientali, ma c’è una provata storia di utilizzo di queste sostanze anche in contesto orientale che a mio avviso deve essere valorizzata. Possono avere un grande valore a livello spirituale e terapeutico e diverse applicazioni a livello magico-sciamanico, ma non è possibile esaurire l’argomento in questa sede. Ovviamente, soprattutto in certi casi, ci sono dei potenziali rischi e non tutti sono adatti a questo genere di pratiche, quindi bisogna fare attenzione. Ogni sostanza merita un discorso a sé e non possono essere trattate tutte assieme. L’unica cosa che consiglio ai lettori è di fare attenzione e approfondire il discorso senza pregiudizi da più fonti, e confrontarsi anche con chi ha fatto questo genere di esperienze»
Luca:
«In alcune tradizioni, si fa uso di marijuana in quanto pianta sacra a Shiva. Non sono a conoscenza di altre sostanze allucinogene usate, ma è anche vero che le tradizioni cambiano ed evolvono, quindi ciò che per noi è assodato, potrebbe non esserlo per chi verrà dopo di noi. Ciò che consiglierei ai lettori intenzionati ad esplorare personalmente il mondo delle sostanze allucinogene è quello di farlo solo dopo essersi informati molto, sia su testi tradizionali chescientifici (soprattutto), e di farsi assistere da persone esperte nel campo, in modo da diminuire i rischi di danni temporanei e permanenti alla propria psiche»
Quando si cerca un maestro, un vero maestro di queste correnti, come lo si distingue e che rapporto dovrebbe svilupparsi? Cosa li distingue da realtà settarie e poco raccomandabili note alla cronaca?
Marco:
«Le realtà veramente pericolose credo che siano una esigua minoranza, e credo che al neofita interessato all’argomento possa essere utile approfondire diverse realtà a lui accessibili per poterle poi confrontare e fare esperienza, prima di trovare la propria via definitiva. Riguardo il discorso dei veri maestri si apre un abisso. Non esiste purtroppo alcun criterio definitivo. Si potrebbe dire ad esempio che un vero maestro dovrebbe essere riconosciuto da una tradizione, ma ci sono casi di maestri riconosciuti da una tradizione e poi dimostratisi indegni, come di maestri molto validi ma “autogenerati”, ovvero senza un maestro umano (questa possibilità nello Sciamanesimo e in parte del Tantrismo è prevista e molto diffusa in Nepal ed in India). Comunque, credo che si possa prendere una persona come maestro se si riconosce che questa persona può insegnarci o trasmetterci qualcosa di utile ed evolutivo, senza per questo considerarlo infallibile o competente in ogni ambito della vita. Se questa persona poi insegna una tradizione specifica sarebbe bene che sia formato e riconosciuto dalla stessa»
Luca:
«La mia risposta sarà incompleta, in quanto non ho ancora un maestro di queste correnti, ma personalmente tendo a diffidare quando vedo devozione fanatica verso i guru,verso il gruppo di adepti o quando manca la capacità di mettersi in discussione, dato che li ritengo indici di un atteggiamento settario che può facilmente generare mostri»
Ringraziamo gli intervistati per il grande piacere e l’esperienza condivisa. La Presidente della LIDU di Napoli Maria Vittoria Arpaia attenderà la possibilità di ospitare lo Scarinici, Serena, Luca e quanti altri desidereranno raccontare e mostrare ciò che è stato visto, sentito e appreso. Si è oltre l’interreligiosità, oltre il discorso intellettuale. E’ esplorazione verticale di aspetti dell’uomo che germinano in espansione.