Italiani nel Mondo
I luoghi di transizione: Al Fresco, Adelaide, Australia – The Places of Transition: Al Fresco, Adelaide, Australia
I luoghi di transizione: Al Fresco, Adelaide, Australia
Ci sono luoghi che hanno segnato una via di transizione per gli emigrati italiani e particolarmente i loro figli. Questi luoghi hanno permesso a loro di trovare la propria strada nel nuovo paese di residenza e di stabilire quel che era ed è la loro identità.
Il luogo dell’articolo non esiste più, ma era un posto importante per i giovani figli di immigrati italiani di quella città che hanno capito che la loro identità non era di essere italiani o australiani, ma italo-australiani. Questa storia è di Adelaide, ma vogliamo sentirle anche da Melbourne e Sydney, oppure Londra, Anversa, Rio de Janeiro e Stanford, ovunque ci siano comunità italiane.
Queste fanno parte delle storie che cerchiamo perché le esperienze degli emigrati italiani cambiano da paese a paese e da generazione a generazione. Incoraggiamo i lettori a inviare le storie agli indirizzi indicati sotto perché anche le loro storia fanno parte della Storia dell’Emigrazione italiana che è anche parte della non solo della Storia d’Italia, ma anche di ciascun paese dove si trovano emigrati italiani e i loro discendenti.
Inviare a: gianni.pezzano@dailcases.it
Al Fresco, Adelaide, Australia
di Gianni Pezzano
Nell’agosto del 1981 sono tornato ad Adelaide dopo quasi un anno in Italia. Qualche giorno dopo un amico di famiglia mi ha portato a un locale che aveva aperto qualche mese prima. Si chiamava Al Fresco ed era il primo bar all’italiana vero con pasticceria e gelateria aperto nella città australiana. Era destinato a cambiare una generazione di italo-australiani ad Adelaide.
All’inizio era pieno di famiglie italiane e anche gli australiani hanno incominciato a frequentarlo. Sin dall’inizio i caffè hanno subito cambi con gli australiani che preferivano i cappuccini e caffè latte (che ora si chiamano “lattes” seguendo il modello Starbucks) a temperature molto più alte di quelle in Italia. Difatti, dopo poco tempo la stragrande maggioranza dei caffè erano quelli con il latte invece dell’espresso tradizionale italiano.
Chi frequentava il locale regolarmente, come chi scrive, ha potuto notare che la clientela italiana, nuovi arrivati e non cambiava, come anche i motivi di frequentare il locale. Possiamo dire altrettanto dei figli e soprattutto le figlie degli immigrati italiani della città.
La mossa tattica e scelte
Nel periodo dopo il terremoto in Irpinia del 1980 un numero di vittime ha avuto una corsia preferenziale per immigrare in Australia ed era inevitabile che alcuni dei giovani trovassero il locale dover poter trovare coetanei locali.
Due di questi si sono poi contraddistinti con i loro sogni di poter far la loro fortuna senza dover lavorare tanto. Erano convinti che la loro “furbizia” naturale sarebbe state abbastanza da poter trovare quella “mossa tattica” (come la chiamavano) capace di fare la loro fortuna. Zazzà e Rob ne hanno combinato di tutti i colori, leciti e non, pur di trovare queste mossa leggendaria, ma alla fine si sono dovuti arrendere al fatto che continuando su quella strada il loro destino sarebbe stato ben altro e con molta meno libertà…
Un’altra categoria di immigrati italiani che ci andava era di quelli appena arrivati in Australia che, naturalmente spaesati nella città nuova, cercavano un ambiente dover poter almeno cercare di trovare l’aria del bar italiano che tanto mancava. Ci voleva poco per capire chi era pronto a fare i passi necessari per trovare un posto nel nuovo paese e chi non sarebbe mai riuscito a trovarsi al proprio aggio.
Alcuni di loro hanno fatto più di un trasloco tra l’Italia e l’Australia e ricordo bene M. che l’ha fatto almeno tre volte. Lui era sposato con un ragazza nata e cresciuta ad Adelaide dopo averla conosciuta in Italia. Purtroppo lei non si trovava bene, che è già dire poco, alla sua Milano e hanno deciso di provare in Australia dove lei aveva genitori e famiglia. Alla fine, dopo i traslochi e l’arrivo dei figli hanno dovuto prendere la decisione definitiva ed è stata lei a decidere di rimanere in Italia. Non è l’unica coppia della quale uno ha dovuto fare la scelta dolorosa di rinunciare alla propria scelta a favore del marito o la moglie.
Ci sono altri che dopo appena un anno o due hanno capito che il paese che doveva far parte del loro futuro non era l’Australia, ma l’Italia.
D’altronde, molti di quelli nati in Australia da genitori italiani hanno visto Al Fresco come un posto per poter esprimere la loro italianità in un modo molto più aperto di quel che potevano fare prima e particolarmente per molte ragazze è diventato anche il luogo di ribellione aperta verso i genitori.
Cugine e inganni
Non era un segreto che la grande maggioranza delle figlie di immigrati italiani nati negli anni 50 e 60 , e non solo nelle regioni meridionali come dice il solito luogo comune, non avessero la libertà delle loro coetanee australiane. Vedevano Al Fresco come la loro alternativa alle feste paesane e religiose seguite da molti genitori. In molti casi queste feste erano tra paesani che si conoscevano prima ancora della migrazione e per molti figli di italiani c’era anche pressione di fidanzarsi/sposarsi con il figlio(a) del paesano o compare di turno.
Dopo l’ondata iniziale delle famiglie italiane ad Al Fresco abbiamo visto arrivare gruppi di cugine e amiche italiane perché era considerato un “luogo sicuro” dai genitori.
In poco tempo il comportamento di molte di queste ragazze è cambiato. Inevitabilmente cominciavano a conoscere ragazzi nuovi e in certi casi le ragazze non volevano farlo sapere ai genitori, particolarmente con amorosi non italiani. Allora hanno messo in atto una tattica per evitare problemi a casa. In effetti la tattica era un inganno.
Con questo non intendiamo fare una critica alle ragazze, bensì ai genitori e particolamente ai padri, che non volevano capire che le loro figlie avevano il diritto alla libertà e di fare le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano.
Per noi habitué ci è voluto poco per notare che l’arrivo di certi giovanotti era l’anteprima dell’arrivo di certe ragazze. Si incontravano all’inizio di serata e dopo il solito caffè si dividevano in coppie per fare le loro serate personali per poi incontrarsi di nuovo verso mezzanotte per permettere alle ragazze di tornare a casa entro l’orario del coprifuoco stabilito dai genitori.
In molti casi questi erano i primi passi verso il matrimonio, in altri era una tappa della vita e per certe altre, tristemente, era l’inizio di litigi con genitori quando le ragazze hanno portato a casa un fidanzato non gradito, non sempre perché non era italiano, ma a volte anche ragazzi italiani da regioni sgradite.
Ci sono state ragazze che non si sono mai sposate perché i genitori avevano rifiutato la loro scelta di fidanzato e anche casi di ragazze che si sono sposate a dispetto dei genitori con rotture più o meno gravi tra di loro.
Anche queste sono storie da raccontare perché cosi sono cresciuti la prima generazione nata all’estero…
Compromessi
Nel leggere le storie in questo articolo si nota un tema comune, quello del compromesso. Quasi tutti gli emigrati, e questo non si limita soltanto agli italiani, partono da casa con l’intenzione di fare una vita nuova. Però, allo stesso tempo vorrebbero continuare tutte le loro tradizioni e usanze nel paese nuovo, non raramente quelle stesse tradizioni e usanze che erano alla base della decisioni di emigrare.
Il vero segreto degli emigrati di successo, e non nel senso economico ma nella qualità della vita, è che non esiste alcun caso dove è possibile fare una vita nuova cercando di rifarla come quella prima.
Ogni immigrato, come anche ogni figlio di immigrati, deve trovare il proprio equilibrio di quel che vuole che può e deve mantenere e di quello che deve scartare. I genitori hanno il diritto di volere il meglio per i figli, ma quegli stessi figli hanno anche il diritto di fare i propri sbagli e la propria strada.
Leggiamo queste storie e impariamo da queste esperienze in giro per il mondo perché, in fondo, sono anche le nostre storie e quelle dei nostri parenti e amici. Impariamo le lezioni soprattutto perché ci insegnano a evitare di commettere gli stessi sbagli nel futuro.
The Places of Transition: Al Fresco, Adelaide, Australia
There are places which mark the path of transition for Italian migrants and especially their descendants. These places let them find their own path in the new country of residence and to establish what was and is their own identity.
The place no longer exists, but it was the most important place for many young sons and daughters of Italian migrants in that city who learnt there that their identity was not to be Italian or Australian, but Italo-Australians. This article is about Adelaide, but we want to hear them about Melbourne or Sydney, or even London, Antwerp, Rio de Janeiro and Stanford, wherever there are Italian communities.
They are part of the stories we are searching for because the experiences of Italian migrants change from country to country and from generation to generation. We encourage readers to send their stories to the address below because even their stories are part of the History of Italian Migration which is also part of not only Italian History but also of each country where there are Italian migrants and their descendants.
Send to: gianni.pezzano@dailcases.it
Al Fresco, Adelaide, Australia
by Gianni Pezzano
In August 1980 I returned to Adelaide after nearly a year in Italy. A few days later a family friend took me to a new place which had opened a few months before. It was called Al Fresco and it was the first Italian style bar in the city which made its own pastries and Italian gelato. It was destined to change a generation of Italo-Australians in Adelaide.
At the beginning it was full of Italian families and even Australians began going there. From the first days the coffee quickly began to change because the Australians preferred their cappuccinos caffe lattes (which are now called “lattés” copying Starbucks’ example) at temperatures much higher than in Italy. In fact, after a short time the great majorities of coffee were those with milk rather than traditional Italian espresso.
Regular customers of the premises, such as the writer, saw that the Italian clientele changed, whether or not recent arrivals, as did the reasons why some of the Italian customers went there. We can also say the same thing of the children of Italian migrants in the city and especially the daughters.
The tactical coup and choices
In the period after the earthquake around Naples in 1980 a number of victims were given a preferential path for migration to Australia and it was inevitable that some of these young people found the premises where they could meet their local peers.
Two of these distinguished themselves with their dreams of making their fortune without having to work hard. They were convinced that their natural “craftiness” would have been enough to be able to find that “strategic move” (as they called it in Italian) that would have made their fortune. Zazzà and R got up to all sorts of things, legal and illegal, in order to find this mythical coup but in the end they had to surrender to the fact that if they had continued on that path their fate would have been another with much less freedom…
Another category of Italian migrants who went there was those who had just arrived in Australia who naturally felt lost in the new city, who were looking for a place where they could at least find the atmosphere of an Italian bar that they missed so much. It did not take long to understand those who would take the necessary steps to find a place in the new country and those who would never be at ease in the new country.
Some of them had made more than one move between Italy and Australia and I remember well M because he had done it three times. He had married an Italo-Australian girl born and raised in Adelaide that he had met in Italy. Unfortunately, she did not adapt well, which is an understatement, to his Milan and they decided to try Australia where she had her parents and family. In the end, after the moves and the arrival of their children they had to make a final decision and she was the one who decided that they stay in Italy. This is not the only couple in which one of the two had to make the painful choice of giving up his or her personal preference in favour of the husband or wife.
There are others who after barely a year or two understood that they could that would be part of their future was not Australia but Italy.
In the other hand, many born in Australia of Italian parents saw Al Fresco as a place where they could express their italianness more openly than they could before and especially for many young ladies it became a place of open rebellion against their parents.
Cousins and deception
It was no secret that the majority of daughters of Italian migrants born in the 1950s and 60s, and not only of the southern regions as the common stereotype states, had less freedom than their Australian peers. Al Fresco was seen as their alternative to the parties amongst peoples from the same towns in Italy and religious feasts followed by many parents. In many cases these events were amongst people from the same home towns who knew each other even before migrating and for many children of Italian migrants there was also pressure to engage/marry the son or daughter of these friends.
After the first wave of Italian families in Al Fresco we saw groups of female cousins and groups of Italian young ladies because it was considered a “safe place” by the parents.
In a short time the behaviour of many of these girls changed. Inevitably they got to know new boys and in some cases they did not want the parents to know, especially if the boyfriends were not Italians. So they adopted a tactic to avoid problems at home. Effectively the tactic was a deception.
By this we intend no criticism of the girls, rather of the parents and especially the fathers who did not want to understand that their daughters had the right to their freedom and their choices, whether right or wrong.
It did not take long for us habitués to note that the arrival of a certain young men was the prelude to the arrival of certain young ladies. They met in the early evening and after the usual coffee split up into couples to spend the evening as each couple wanted and then met again at about midnight to allow the girls to be back home before the curfew set by the parents.
In many cases this was the first step towards marriage, in other a phase in their lives and, sadly, for others it was the beginning of arguments with their parents when they brought home an unwelcome fiancé, not always because he was not Italian but also because Italian boys from unwelcome regions of Italy.
There are those girls who never married because their parents had refused their choice of fiancé and also cases of girls who married in spite of their parents with more or less serious breaches between
These too are stories that should be told because this is how the first generation born overseas grew up…
Compromises
In reading the stories of this article a common theme can be noted, that of compromise. Nearly all migrants, and this does not apply only to Italians, leave home with the intention to make a new life. At the same time however they also intend continuing their traditions and habits in the new country and it is not rare that these very traditions and habits were the reasons for their decision to migrate.
The real secret of successful migrants, not in the sense of financial success but in quality of life, is that there are no cases where it is possible to start a new life by trying to make it like the previous life.
Every migrants, just like every son or daughter of migrants, must find their personal balance of what they want that they can and must keep and what they must give up. The parents have the right to want the best for their children but these same children also have the right to make their own mistakes and to take their own road.
Let us read these stories and learn from these experiences around the world because, deep down, they are also our stories and those of our relatives and friends. Above all, let us learn these lessons because they teach us to avoid making the same mistakes in the future.