Attualità
Cuba, nessun Castro al potere dopo sessant’anni di comunismo: Miguel Diaz Canel nuovo presidente
Miguel Diaz Canel nuovo presidente di Cuba. Attesa per nuove riforme economiche.
di Vito Nicola Lacerenza
“Cuba avrà un nuovo presidente” ha annunciato qualche mese fa l’ormai ex leader del Paese latino Raúl Castro, fratello minore del defunto Fidel, nella scorsa Assemblea Nazionale del Partito Comunista Cubano, da cui proviene il neo eletto presidente del Paese caraibico, Miguel Díaz-Canel. “Vincitore prescelto” delle ultime elezioni presidenziali, tenutesi il 19 aprile di quest’anno sull’isola, governata, dal 1959, da una dittatura comunista, guidata, dai fratelli Castro: prima da Fidel e poi da Raúl, che ha deciso di cedere le redini dello Stato a Díaz-Canel. Un uomo privo di qualsiasi legame di parentela coi Castro, a cui, però, deve la sua ascesa politica. Il neo presidente, 58enne, non è affatto nuovo nel Partito Comunista Cubano, in cui ha cominciato a militare già negli anni dell’università. Periodo durante il quale ha avuto modo di conoscere Fidel Castro, all’epoca all’apice del potere, e di diventare suo consigliere, facendosi nominare persino membro dell’istituzione più importante di Cuba, il Consiglio Nazionale, nel 2003.
Solo 5 anni dopo, Díaz-Canel è stato nominato vice Presidente del Consiglio di Stato da Raúl, succeduto a Fidel, che ha conservato a vita la presidenza del partito e il controllo delle forze armate. Le due leve con cui la dittatura esercita il suo dominio capillare sul territorio e che, nonostante l’elezione di Díaz-Canel, resteranno ancora a lungo nelle mani dalla “dinastia Castro”. Come suo fratello, anche Raúl ha ceduto la presidenza dello Stato senza rinunciare a quella del partito e alla leadership militare, rafforzata, inoltre, dalle nomine del figlio a direttore dei servizi segreti e del genero a dirigente degli interessi economici della nazione. Cuba da anni è bisognosa di urgenti riforme strutturali, in grado di eliminare la povertà in cui è precipitata più di mezzo secolo fa, a causa del modello politico sovietico messo in piedi da Fidel Castro, ispirato da due principi fondamentali: l’istruzione e la sanità gratuite per tutti i cittadini e l’abolizione della proprietà privata. Obbiettivi entrambi raggiunti, ma non sempre con risultati positivi.
Sebbene grazie alle riforme del regime l’analfabetismo sia sparito dall’isola e la sanità cubana sia tra le migliori dell’America latina, l’abolizione della proprietà privata ha distrutto il potere d’acquisto delle persone. Incapaci, molto spesso, di comprare finanche i principali prodotti alimentari. Una situazione che ha spinto Raúl, durante i suoi 10 anni di governo, a “liberalizzare”, se pur di poco, l’economia cubana attraverso una serie di provvedimenti. Primo tra tutti la reintroduzione della proprietà privata. Ora i cubani sono liberi di fare affari: di vendere o acquistare case o auto, di andare a ristoranti privati (non gestiti da cooperative statali), di viaggiare senza restrizioni e di affittare stanze ai turisti stranieri. Cambiamenti impensabili fino a un decennio fa. Così come l’uso di internet, arrivato sull’isola soltanto recentemente, e l’introduzione del limite di due mandati alla carica presidenziale. Ora ricoperta da Miguel Díaz-Canel, a cui toccherà risolvere il problema della “doppia valuta”(l’uso di due monete diverse nello stesso Paese), fonte di disuguaglianze economiche tra i cittadini cubani. Molti dei quali, sopratutto operai e braccianti agricoli, utilizzano la moneta tradizionale, il peso cubano, dal potere d’acquisto quasi nullo.
Altri, invece, specie coloro che lavorano nel campo del turismo, utilizzano il peso convertibile. Una moneta dal valore di poco inferiore all’euro, ottenuta grazie alla conversione delle valute straniere dei milioni di visitatori che ogni anno visitano Cuba. Il peso convertibile, essendo la seconda valuta più forte del continente americano, dopo il dollaro statunitense, consente a chiunque lo possegga di accedere ai beni di consumo con molta più facilità rispetto a chi utilizza la moneta cubana tradizionale, con cui è quasi impossibile comprare da mangiare.