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Il tesoro che riconosciamo troppo tardi

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La mancanza di capacità linguistica tra i nostri connazionali all’estero ha creato una barriera invisibile tra chi è rimasto nel Bel Paese e coloro che ora risiedono in tutti i continenti. I film del compianto Paolo Villaggio ne sono un esempio: troppo poco apprezzato dagli italiani all’estero nonostante la sua genialità artistica

di Gianni Pezzano

Come sempre accade con un attore o artista amato, per molti giorni la perdita di Paolo Villaggio ha preso un posto importantissimo nei titoloni dei notiziari italiani. I telegiornali hanno mostrato le sue scene più celebri e molti canali televisivi, privati e statali, hanno trasmesso i suoi film.

Come hanno descritto molti giornalisti e commentatori alla televisione e alla radio, Villaggio era cosi identificato con alcuni suoi personaggi che la sua carriera probabilmente non è arrivata all’apice che il suo talento gli avrebbe potuto  permettere. Basta vedere il film “Speriamo che io me la cavo” per capire che Villaggio aveva un inventario artistico ben oltre Frassica e altri suoi personaggi “sfigati”.

Il suo partner in arte

Dal punto di vista degli italiani all’estero, e particolarmente di coloro che vi risiedono da molti decenni, Paolo Villaggio, come tutta la sua generazione, non era apprezzato abbastanza dagli oriundi. Certamente molte scene delle sue commedie, particolarmente quelle di comicità fisica, erano ben disponibili, ma un articolo ne La Repubblica ha fattro ricordare un volto del comico genovese che non è conosciuto fuori i confini del nostro paese e questo destino toccherà sempre di più agli artisti di quella generazione che dovranno affrontare il destino crudele dell’anagrafe nei prossimi anni. Saranno scomparse che segneranno sicuramente una svolta fondamentale nella vita artistica del Bel Paese.

Come racconta l’articolo, Villaggio ha lavorato insieme al suo grande amico e paesano, Fabrizio de André per scrivere il testo di uno dei pezzi più importanti del cantautore genovese. Questa canzone si ispira alla musica e un episodio di oltre un millennio fa per descrivere le fantomatiche sventure di un sovrano al suo ritorno da una vittoria importantissima  in Patria.

Nella loro “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” de André e Villaggio raccontano la voglia del sovrano di trovare uno sfogo amoroso dopo la celebre vittoria a Poitiers in Francia nel 714. Sin dalle prime note l’ascoltatore si sente trasportato in quel periodo per ascoltare l’avventura del re con la donzella, ma nello stesso modo, chi non conosce davvero bene la nostra lingua, tanto meno sapere chi fosse il sovrano protagonista del racconto, trova vera difficoltà ad apprezzare il gioco di parole in stile medioevale dei due artisti genovesi.

Ciò che ci definisce

Se dobbiamo trovare il modo vero per identificarci al mondo, la risposta non si trova nel nostro DNA, oppure la nostra cucina che il mondo spesso copia, ma nella lingua che parliamo. Per questo motivo fondamentale e spesso sottovalutato, spesso persino dalle autorità italiane, dobbiamo capire aiutare i nostri parenti e amici nel mondo vuol dire  imparare la lingua che ci definisce.

Peggio ancora, questa mancanza di capacità linguistica tra i nostri connazionali all’estero ha creato una barriera invisibile tra chi è rimasto nel Bel Paese e coloro che ora risiedono in tutti i continenti. Infatti, queste differenze di lingua spesso creano confusione ed equivoci tra parenti e amici quando frasi italiane vengono utilizzate in modi nuovi da chi ogni giorno parla altre lingue nella sua vita quotidiana.

Questo è il motivo per cui molti film italiani non trovano successo all’estero, perché negli ultimi anni abbiamo legato il nostro cinema a espressioni e situazioni così italiane che difficilmente vengono apprezzate all’estero.

Cult e capolavori

Sarebbe facile puntare il dito al cinema panettone che per decenni ha avuto successo in Italia, ma altri film hanno lo stesso vizio per il pubblico internazionale e tra gli attori che rientrano in questa categoria c’è proprio Paolo Villaggio con i suoi di Fantozzi, con il suo italiano storpiato che lo rende ancora più comico.

Persino film cult e capolavori italiani come “Amici Miei” di Piero Germi e Mario Monicelli, contengono scene quasi impossibili da doppiare in altre lingue o da scrivere con sottotitoli e quindi non vengono apprezzati al massimo dal pubblico internazionale. Basta pensare alle famose scene della “supercazzola” di Ugo Tognazzi per capire che in inglese e altre lingue sarebbe impossibile trasferire la gag in italiano in lingua inglese.

RAI Italia, come anche la stampa di lingua italiana in giro per il mondo, dovrebbe svolgere un ruolo molto più importante e attivo nel sensibilizzare gli italiani all’estero e  far capire loro che imparando la lingua dei loro nonni avrebbero la possibilità di capire e apprezzare molto di più tutte le sfumature della grandissima Cultura che è il loro patrimonio personale.

Futuro triste

Come abbiamo già accennato, l’Italia è sull’orlo di un prossimo futuro molto triste per i nostri artisti e particolarmente quelli della generazione di Paolo Villaggio e Fabrizio de André che ci ha lasciato quando era ancora troppo giovane.

Non entro nei dettagli per non fare la Cassandra verso i nostri artisti importanti, ma l’anagrafe non perdona e arriva a tutti, attori, comici, cantanti e musicisti il giorno in cui il Destino decide sia la fine del nostro viaggio su questa Terra.

Ma abbiamo i mezzi per poter ricordare questi personaggi per decenni, se non addirittura per secoli, se davvero ci impegnassimo a  rendere più facile non solo imparare all’estero la nostra lingua, ma anche, come primo passo, mettere a disposizione queste opere in modo che siano facili da capire per chi non ha un buon livello di italiano.

Tecnologia e omaggio

Tramite internet e anche mezzi come RAI Italia e i canali streaming abbiamo la possibilità di preparare siti e pagine dei social media dove i testi originali e le loro traduzioni in varie lingue siano a disposizione per chi ne sia davvero interessato.

Con il tempo potremo far conoscere al mondo personaggi dimenticati o mai conosciuti al mondo e in questo senso abbiamo un esempio stupendo di un recente film americano, “Hugo Cabret” del regista italo-americano Martin Scorsese, che ha fatto ricordare al mondo un importante pioniere del cinema mondiale, il regista francese Georges Méliès.

Con questi mezzi potremo assicurare che il ricordo dei nostri artisti, attori e cantanti più importanti non durerà soltanto per il periodo immediatamente dopo il lutto, ma per molti anni nel futuro.

Questo è l’unico e vero modo di rendere onore ai nostri artisti. Non versando lacrime di coccodrillo per qualche giorno per poi dimenticarli dopo pochi giorni, ma garantendo che il loro ricordo resterà anche ben oltre i confini del Bel Paese, a partire dai nostri connazionali all’estero che son anche loro una risorsa fondamentale per l’Italia nel promuovere e pubblicizzare ogni aspetto della nostra Cultura.

 

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