Attualità
Speciale guerra in Ucraina: il 24 febbraio di un anno fa l’invasione russa
Tra pochi giorni ricorre l’anniversario dell’invasione russa e un po’ tutti si aspettano un nuovo attacco in grande stile. Soprattutto nella regione di Odessa, ultimo sbocco sul mare prima del confine moldavo
di Marco Andreozzi
Il silenzio e la quiete della città di Vinnytsia (circa 250 km da Kiev), capoluogo dell’omonimo Oblast, mi resterà sempre impresso (interrotto solo da alcuni minuti di allarme aereo la prima notte). Si usa dire ‘la quiete dopo la tempesta’, ma allo stesso modo vale anche il vice versa. Ricordo qualche anno fa a Hong Kong l’assenza totale ed assurda, quasi all’improvviso, di ogni suono (gli uccelli tropicali zitti) mentre l’aria si fa ancor più pesantemente umida in quella calma piatta e quel cielo giallo che precede l’arrivo del tifone. Tra chi mi riceve a Vinnytsia, c’è chi racconta della vicina Bar, divenuta città grazie a Bona Sforza d’Aragona, regina di Polonia e duchessa di Bari (da cui il nome) nel 1540. Sarà centro di rilievo economico e culturale dei tempi, ed è sorprendente come l’Italia sia ancora una volta presente nel ricordo positivo, sebbene fosse in atto l’invasione polacco-lituana.
Tra pochi giorni ricorre l’anniversario dell’invasione russa e un po’ tutti si aspettano un nuovo attacco in grande stile. Soprattutto nella regione di Odessa, ultimo sbocco sul mare prima del confine moldavo. I ‘cosacchi’ hanno resistito con l’aiuto principale degli USA e, nonostante i lutti e i danni, solo uno sciocco con conoscenza superficiale della situazione anche storica poteva credere in una facile vittoria del regime russo.
I cosacchi sono una etnogenesi in prevalenza di slavi e turcichi cumani che si sono ritrovati liberi (“cosac” in cumano) ed amalgamati in quelle terre meridionali dell’ex khaganato euroasiatico allorché la presa dei mongoli andava progressivamente a rallentare dal XIV al XVI secolo. Interessante peraltro come lo stesso fenomeno avvenga all’estremo orientale dell’ex impero mongolo nel medesimo periodo, con etnogenesi di tartari, islamici, sinici e nativi presso un preciso sistema montano remoto di Cina, anche qui nel Sud, a formare il popolo (assonante) degli Hakka (coloro che nel XIX secolo guideranno la liberazione dal giogo manciù e, in seguito, la rivoluzione leninista con Mao). Mykola Hohol (Nikolaj Gogol) ci parla dei cosacchi nel suo “Taras Bulba”. Lo scrittore ucraino viveva in Russia perché la sua terra era stata soggiogata dell’impero zarista, ma vuol forse dire che fosse uno scrittore russo? Anzi, ci parla proprio delle lotte cosacche del XVI secolo contro gli invasori polacchi. Più metafora di così.
Odessa è sì tanto Ucraina quanto qui è norma tra i cittadini essere bilingue, ucraino e russo (divergenti come possono essere tra loro due lingue romanze). La bella Odessa che Caterina la Grande sviluppò, dopo averla conquistata. Secondo il regime russo ce n’è abbastanza perché entri nella federazione. E se il piano si realizza, la prossima tappa sarà la Moldova senza dubbio (finché e fuori dalla NATO), altra ‘valvola di sfiato’ nazionalista, soprattutto qualora Putin dovesse tornare ai livelli di popolarità in caduta libera del 2020: circa il 20% (di fatto molto meno).
L’unico modo che un dittatore ha per provare a tenere il potere, quando perde il supporto popolare (causa il fallimento economico), è combattere un nemico esterno. Lo sappiamo da sempre, eppure siamo arrivati a questo punto. Il governo tedesco ha responsabilità rispetto a questa situazione, ma tant’è: è un ‘Paese dell’Est’, bisogna capire questo. Poco prima dell’invasione russa, il cancelliere cambiava, e tuttavia la dinamica sembra ripetersi con quel gettarsi a capofitto nell’affare della vettura elettrica: come dire, dalla padella russa (distrutta) alla brace cinese. In Germania si continua a pensare ‘tedesco’ piuttosto che ‘europeo’, influenzando in parte certe decisioni dell’Europa che risultano a volte opinabili a diverse latitudini dell’Unione stessa. Restando più uniti di prima, sarà bene che la UE cambi: gli attuali problemi geopolitici sono anche giuste opportunità.
Marco Andreozzi, è Dottore in Ingegneria Meccanica, Economia/Amministrazione (Politecnico di Torino), tecnologo industriale e specialista del settore energetico, proviene da esperienze professionali in cinque multinazionali in Italia e paesi extra-europei, e come direttore generale; nomade digitale dal 2004, e sinologo, parla correttamente il mandarino.
Marco Andreozzi, is Doctor of mechanical engineering (polytechnic of Turin – Italy), industrial technologist and energy sector specialist, comes from professional experiences in five global corporates in Italy and extra-European countries, and as business leader; digital nomad since 2004, and China-hand, he is fluent in Mandarin.