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Attualità

Scontro aperto tra Catalogna e Spagna dopo l’intervento delle forze di polizia governativa per bloccare il referendum.

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Proclamato lo sciopero generale e denunciato l’uso della violenza. Il racconto di un poliziotto.

di Nicola Lacerenza

Una folla di catalani urlanti si accalca all’entrata di un albergo che ospita gli agenti di polizia inviati da Madrid. E’ questa una delle  scene che mostra la tensione esplosa in Catalogna. I sindacati di questa comunità autonoma hanno indetto uno sciopero generale per manifestare contro la violenza usata dalle forze dell’ordine nella giornata del referendum per la richiesta dell’autonomia della Catalogna. L’intervento delle forze governative ha provocato la reazione  dei cittadini. Non sono mancati momenti di tensione e contrapposizione, come è avvenuto davanti l’ “Hotel Vila”, dove 250 poliziotti  sono stati costretti a lasciare l’albergo. «Ci hanno detto di andarcene – ha dichiarato un poliziotto – La maggior parte del personale dell’albergo non si è presentata al lavoro. Hanno dovuto chiudere con tavole di legno e tapparelle le finestre…come se arrivasse un uragano. Alcuni fornitori dell’albero – ha proseguito l’agente di polizia – non so se per libera scelta o per pressioni, sembra abbiano ridotto le forniture di prodotti alimentari di prima necessità. Hanno appeso il cartello “chiuso” davanti l’hotel. I pochi dipendenti rimasti ci hanno chiesto di andar via. Si sono comportati meravigliosamente, però, alla fine, ce ne siamo andati per non causare ulteriori problemi». Nel suo discorso alla nazione, il presidente Rajoy ha auspicato “una convivenza democratica” e “unità” tra spagnoli e catalani. Ma le parole di quel poliziotto, fanno intendere chiaramente che la “convivenza” è è molto lontana dalla realtà di questi giorni. Lontani dai tumulti delle strade, i principali leader europei si sono schierati tutti contro il “referendum illegale”, ma, nello stesso tempo, hanno condannato l’uso della forza usato dal governo spagnolo ed hanno invitato le part al dialogo.Difficile prevedere ciò che accadrà nei prossimi giorni. Resta da chiedersi se, per scongiurare scenari più violenti di quelli già visti, sia più opportuno che il dialogo avvenga prima nelle strade piuttosto che nei palazzi del potere. Prima che la situazione sfugga dalle mani e faccia nascere scenari imprevedibili.

 

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