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Rital (Wog), la lezione italo-belga – Rital (Wog), the Italo-Belgian lesson

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Tempo di lettura: 12 minuti
di emigrazione e di matrimoni

Rital (Wog), la lezione italo-belga

Noi Italiani all’estero per gli altri eravamo stranieri, malgrado il fatto che siamo nati anche noi nello stesso paese

Di Gianni Pezzano

Tutti i figli di immigrati hanno sentito sulla propria pelle il disprezzo dei loro coetanei autoctoni. Questo disprezzo prende molte forme e il più comune è l’uso di parole spregiative. Per gli oriundi nati e cresciuti in paesi anglosassoni le parole utilizzate sono Wog, Dago, Spag, e così via.

Per molti di noi queste parole erano la causa di litigi e peggio a scuola e anche nelle altre attività della vita. Con il senno del poi è ovvio che il male veniva dal fatto che non avevamo ancora assorbito un fatto molto importante delle nostra vita.

Per gli altri eravamo stranieri, malgrado il fatto che siamo nati anche noi nello stesso paese.

Queste sono le lezioni importanti che non solo ci aiutano a capire le esperienze dei nostri parenti e amici all’estero, ma ora anche per aiutare a integrare gli immigrati e i loro figli che ora arrivano nel Bel Paese.

Con il passare del tempo noi oriundi abbiamo imparato a vivere più o meno in pace con la nostra identità e con queste parole. Ma un esempio dal Belgio ci da una lezione importante che molto spesso quel che una volta ci faceva male può anche aiutarci a crescere e a capire che la nostra identità è molto più chiara e ricca di quel che pensavamo da giovani.

Calcio

Nei primi anni della rivoluzione mediatica di Internet ho partecipato a un forum sul calcio italiano. In questo forum non solo c’erano tifosi di tutte le squadre, ma molti di loro, come me, erano di altri paesi.

Una sera, ore australiane, durante uno scambio con Toto Aire in Belgio gli ho chiesto come si identificava e anche se esistevano parole come Wog nel suo paese. MI ha risposto di si e mi ha spiegato che la parola Rital era capace di scatenare liti tra figli di italiani e i loro coetanei. Però, il senso della parola è cambiato, come poi è successo anche in Australia con Wog e mi ha suggerito di ascoltare una canzone in francese che era stata un grandissimo successo nel paese e in modo particolare tra gli italiani.

Così quella sera anni fa ho ascoltato “Je suis Rital et je le reste” del cantante italo-belga Claude Barzotti per la prima volta.

https://www.youtube.com/watch?v=8hXu7dcJ3wY

Per chi non conosce il francese:

 

A l’école quand j’étais petit           A scuola quando ero piccolo.

Je n’avais pas beaucoup d’amis     Non avevo molti amici

J’aurais voulu m’app’ler Dupont     Avrei voluto chiamarmi Dupont,

Avoir les yeux un peu plus clairs    Avere gli occhi un po più chiari,

Je rêvais d’être un enfant blond     Ho sognato d’essere un ragazzo biondo,

J’en voulais un peu à mon père     Ne volevo essere arrabbiato con mio padre,

C’est vrai, je suis un étranger        È vero, sono straniero.

On me l’a assez répété                Me l’hanno detto tante volte,

J’ai les cheveux couleur corbeau    Ho i capelli nero corvino,

Je viens du fond de l’Italie            Vengo dal fondo d’Italia,

Et j’ai l’accent de mon pays          E ho l’accento del mio paese,

Italien jusque dans la peau           Italiano fino alla pelle.

Je suis rital et je le reste               Sono Rital e lo rimango

Et dans le verbe et dans le geste   E nelle parole e nei gesti,

Vos saisons sont devenues miennes        Le vostre stagioni sono diventate le mie.

Ma musique est Italienne              La mia musica è italiana.

Je suis Rital dans mes colères       Sono Rital nella mia rabbia

Dans mes douceurs et mes prières Nelle mia gentilezza e nelle mie preghiere,

J’ai la mémoire de mon espèce     Ho la memoria della mia specie,

Je suis Rital et je le reste              Sono Rital e lo rimango

Arrivederci Roma …                    Arrivederci Roma …

J’aime les amants de Vérone                  Amo gli amanti di Verona,

Les spaghettis, le minestrone        Gli spaghetti e il minestrone,

Et les filles de Napoli                   E le figlie di Napoli,

Turin, Rome et ses tifosi              Torino, Rome e i loro tifosi,

Et la Jocond’ De Vinci                            E la Gioconda di Da Vinci,

Qui se trouve, hélas, à Paris                   Che si trova purtroppo a Parigi.

Mes yeux délavés par les pluies     I miei occhi sbiaditi dalle piogge,

De nos automn’s et l’ennui            Dai nostri autunni e la noia

Et par vos brumes silencieuses      E dalle silenziose nebbie,

J’avais bien l’humeur voyageuse    Avevo l’umore viaggiante,

Mais de raccourcis en détours       Ma le scorciatoie nelle deviazioni.

J’ai toujours fait l’aller-retour                   Sono sempre andato avanti e dietro.

Je suis rital et je le reste               Sono Rital e lo rimango

Et dans le verbe et dans le geste   E nelle parole e nei gesti,

Vos saisons sont devenues miennes        Le vostre stagioni sono diventate le mie.

Ma musique est Italienne              La mia musica è italiana,

Je suis Rital dans mes colères                Sono Rital nella mia rabbia

Dans mes douceurs et mes prières Nelle mia gentilezza e nelle mie preghiere

J’ai la mémoire de mon espèce     Ho la memoria della mia specie,

Je suis Rital et je le reste              Sono Rital e lo rimango

Arrivederci Roma …                    Arrivederci Roma …

C’est vrai je suis un étranger                   È vero, sono straniero,

On me l’a assez répété                Me l’hanno detto tante volte

J’ai les cheveux couleur corbeau    Ho i capelli nero corvino,

Mon nom à moi c’est Barzotti                 Il mio nome è Barzotti,

Et j’ai l’accent de mon pays          E ho l’accento del mio paese,

Italien jusque dans la peau           Italiano fino alla pelle.

Wog

 

Ascoltando quelle parole la prima volta mi sono identificato con il giovane Barzotti che voleva essere come gli altri. Mi ricordo lavare freneticamente le mie mani perché non erano bianche e la mia pelle non era come quella degli altri.

Toto mi ha detto che con questa canzone gli oriundi in Belgio hanno cominciato ad accettare le loro differenze, non solo con i coetanei in Belgio ma anche con i parenti in Italia perché, come sappiamo, chi nasce e cresce all’estero non può mai essere come chi nasce in Italia. Le capacità linguistiche, le scuole, le esperienze quotidiane e l’ambiente assicurano che siamo diversi.

Però, noi all’estero abbiamo accettato che siamo Rital,Wog/ o le altre parole perché siamo davvero diversi dagli altri. Per questo motivo accettiamo la parola dagli altri come noi, figli di immigrati, perché ci riconosciamo, ma non le accettiamo da chi non è come noi perché sappiamo che non l’utilizzano nel senso di appartenenza a un gruppo, ma per tenerci sempre lontani da quel che loro considerano la “normalità” del paese.

Agenti

Quando abbiamo accettato le parole per noi stessi abbiamo accettato un aspetto importante dell’emigrazione, anche se non ce ne siamo resi conto all’inizio.

L’immigrato e i suoi figli sono agenti di cambio nei nostri paesi di residenza. Con il nostro contributo abbiamo cambiato i nostri paesi di nascita. Non solo con il luogo comune del cibo, che poi nel caso di noi figli d’italiani vuol dire grandi introiti per il nostro paese di origine, ma anche con il nostro senso culturale, con i nostri concetti di architettura, design, arte e tutti gli altri aspetti della vita dove il “tocco italiano” si è sempre sentito, dalla musica fino a persino la stazione spaziale internazionale dove la nostra presenza ha avuto grande successo negli anni recenti.

Nel caso australiano il cambio del senso è arrivato da una generazione di comici di origini non solo italiane, ma anche greche, libanesi e dalle altre nazionalità timbrate come “Wogs” dagli anglosassoni.

Lo spettacolo Wogs out of work, cioè “Wogs disoccupati”, con i racconti delle esperienze molto spesso personali quasi altrettanto spesso imbarazzanti, noi figli di immigrati abbiamo capito che le nostre esperienze erano condivise da altri.

Molto spesso nascondevamo i nostri disagi e problemi a scuola e a lavoro. Ora sappiamo che queste esperienze hanno creato generazioni che mettono insieme aspetti delle nostre culture, dalla parte della nostra famiglia italiana e dal nostro paese di nascita.

Italo-???

Ora ci consideriamo italo-australiani, italo-belgi, italo-americano e cosi via. E cosi è giusto perché negare una o l’altra parte di noi vuol dire negare una parte profonda di noi stessi e perdere la nostra propria identità. In questo modo abbiamo aiutato a creare paesi con forti identità da tutte le loro comunità immigrate.

Ora queste esperienze dovrebbero aiutare il Bel Paese a trovare il miglior modo di integrare con gli immigrati che ora sono in Italia e che arriveranno nel corso degli anni.

Per documentare questi cambi e per aiutare il nostro paese d’origine, ripetiamo ai nostri lettori di inviare le loro esperienze personali per aiutare altri a superare le loro esperienze. Certo, ognuno deve trovare la propria soluzione, ma leggendo le nostre storie i nuovi immigrati e i loro figli capiranno che esiste un modo di esistere in mezzo a due e più culture e questo vuol anche dire, arricchire il loro nuovo paese di residenza.

Inviate le vostre storie a: gianni.pezzano@thedailycases.com

di emigrazione e di matrimoni

Rital (Wog), the Italo-Belgian lesson

We were foreigners for the others despite the fact we too were born in the same country.

By Gianni Pezzano

All the children of migrants have felt the pain of the scorn of their native peers. This scorn takes many forms and the most common is the use of derogatory words. For the children of Italian migrants born and raised in English speaking countries the words are Wog, Dago, Spag and so forth.

For many of us these words were the cause for many arguments and worst at school and in other activities of our daily lives. In hindsight it is now obvious that this came from the fact that we had not yet absorbed a very important fact in our lives.

We were foreigners for the others despite the fact we too were born in the same country.

These are very important lessons that not only help us to understand the experiences of our relatives and friends overseas, but now they can also help Italy integrate in the best way possible

With the passing of time we children of Italian migrants overseas have learnt to live more or less in peace with our identity and with these words. But an example from Belgium gives us an important lesson that very often what once hurt us can also help us to grow and understand that our identity is much clearer and richer than we thought when we were younger.

Calcio/Soccer

In the early years of the computer revolution of the Internet I took part in a forum, on calcio (Italian football/soccer). In this forum there not only fans of all the teams but many of them were, like me, in other countries.

One evening Australian time during an exchange with Toto Aire in Belgium I asked him how he identified himself and if there were words like Wog in his country. He said yes and explained that the word Rital could set off an argument between the children of Italian migrants and their peers. However, the sense of the word had changed, as happened also in Australia with Wog and he suggested I listen to a song in French that had been a huge success in the country and especially amongst the Italians.

So that evening I listened to “Je suis Rital et je le reste” by the Italo-Belgian singer Claude Barzotti for the first time.

https://www.youtube.com/watch?v=8hXu7dcJ3wY

 

For those who do not understand French:

 

A l’école quand j’étais petit           At school when I was young

Je n’avais pas beaucoup d’amis     I did not have many friends

J’aurais voulu m’app’ler Dupont     I wanted to call myself Dupond

Avoir les yeux un peu plus clairs    To have lighter coloured eyes

Je rêvais d’être un enfant blond     I dreamed of being a blond boy

J’en voulais un peu à mon père     I wanted to be angry with my father

C’est vrai, je suis un étranger                  It’s true, I am a foreigner

On me l’a assez répété                They told me many times

J’ai les cheveux couleur corbeau    I have crow black hair

Je viens du fond de l’Italie            I come from the deep south of Italy

Et j’ai l’accent de mon pays          And I have my country’s accent

Italien jusque dans la peau           Italian to the bone

Je suis rital et je le reste               I am Rital and I still am

Et dans le verbe et dans le geste   In my words and in my actions

Vos saisons sont devenues miennes        Your seasons have become mine

Ma musique est Italienne              My music is Italian

Je suis Rital dans mes colères                 I am Rital in my anger

Dans mes douceurs et mes prières In my kindness and in my prayers

J’ai la mémoire de mon espèce     I have the memory of my kind

Je suis Rital et je le reste              I am Rital and I still am

Arrivederci Roma …                    Arrivederci Roma

J’aime les amants de Vérone                  I love the lovers of Verona

Les spaghettis, le minestrone                 Spaghetti and minestrone,

Et les filles de Napoli                   The daughters of Naples

Turin, Rome et ses tifosi              Turin, Rome and their fans

Et la Jocond’ De Vinci                            And the Mona Lisa of Da Vinci,

Qui se trouve, hélas, à Paris                   Which sadly is now in Paris

Mes yeux délavés par les pluies     My eyes have faded in the rain

De nos automn’s et l’ennui            Of our autumns and the boredom

Et par vos brumes silencieuses      And by your silent fogs,

J’avais bien l’humeur voyageuse    I had the travelling mood

Mais de raccourcis en détours                 But the shortcuts of the detours

J’ai toujours fait l’aller-retour                   I have always gone back and forth

Je suis rital et je le reste               I am Rital and I still am

Et dans le verbe et dans le geste   In my words and in my actions

Vos saisons sont devenues miennes        Your seasons have become mine

Ma musique est Italienne              My music is Italian

Je suis Rital dans mes colères                 I am Rital in my anger

Dans mes douceurs et mes prières In my kindness and in my prayers

J’ai la mémoire de mon espèce     I have the memory of my kind

Je suis Rital et je le reste              I am Rital and I still am

Arrivederci Roma …                    Arrivederci Roma

C’est vrai je suis un étranger                   It’s true, I am a foreigner

On me l’a assez répété                They told me many times

J’ai les cheveux couleur corbeau    I have crow black hair

Mon nom à moi c’est Barzotti                 My name is Barzotti,

Et j’ai l’accent de mon pays          And I have my country’s accent

Italien jusque dans la peau           Italian to the bone

Wog

 

Listening to the words for the first time I identified with the young Barzotti who wanted to be like the others. I remember washing my hands frenetically because they were not white land my skin was not like the others.

Toto told me that with this song the children of Italian migrants in Belgium began to accept their differences, not only with their peers in Belgium but also with relatives in Italy because, as we know, those born and raised overseas can never be like those born in Italy. The linguistic skills, the school, the daily experiences and the environment ensure we are different.

However, we overseas have accepted that we are Rital, Wog or the other words because we really are different from the others. For this reason we accept the word from others like us, children of migrants, because we recognize each other, but we do not accept the word from those who are not like us because we know they do not use it in the sense of belonging but to keep us away from what they consider “normal” in the country.

Agents

When we accepted the words for ourselves we accepted an important aspect of migration, even if we did not realize this in the beginning.

Migrants and their children are agents of change in their countries of residence. With our contribution we have changed our countries of birth. Not only with the cliché of food, which in the case of we Italians also means a lot of income for our country of origin, but also with our sense of culture, with our concepts of architecture, design, the arts and all the other aspects of our lives where the “Italian touch” has always been felt, from music to even the international space station where our presence had had great success in recent years.

In the case of Australia, the change in the sense of the word came with a generation of comedians of not only Italian origin but also Greeks, Lebanese and the other nationalities stamped as Wogs by the Anglo-Saxons. With the stage show “Wogs out of work” with the stories of experiences that very often were personal and just as often embarrassing, we children of migrants understood that our experiences were shared by others.

Very often we used to hide our discomfort and problems at school and work. We now know that these experiences created generations that put together aspects of our cultures, from the part of our Italian families and from our country of birth.

Italo-???

We now consider ourselves Italo-Australians, Italo-Belgians, Italian Americans and so forth. And this is right because denying one part or another of ourselves means denying an important part of ourselves and losing our own personal identity. In this way we have helped create countries with strong identities from all their migrant communities.

Now these experiences should help Italy find the best way to integrate the migrants who are now in the country and those who will come over the years.

In order to document these changes and to help our country of origin, we repeat our appeal to the readers to send their personal experiences to help others overcome their experiences. Certainly everyone has to find their own solution but by reading our stories new migrants and their children will understand there is a way of living in the midst of two cultures and this also means enriching their new country of residence.

Send your stories to: gianni.pezzano@thedailycases.com

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