Attualità
Presentato a Roma “Il Sangue delle Donne” di Valerio de Gioia e Adriana Pannitteri
“Il Sangue delle Donne” è quello che si può evitare di spargere promuovendo la cultura del rispetto. Il libro, che narra una serie di episodi di violenza di genere che culminano troppo spesso in femminicidi, è l’occasione per riflettere sul ritardo culturale del nostro paese.
di Roberto Giuliano
Si è svolto pochi giorni fa presso la sala Carroccio al Campidoglio la presentazione del libro “Il Sangue delle Donne” editore Vallecchi Firenze, organizzato dal Corecom Lazio, presenti oltre gli autori Valerio de Gioia e Adriana Pannitteri, molti personaggi e associazioni che per storia e impegno su queste tematiche hanno sempre dimostrato una forte sensibilità civile. L’incontro è stato moderato dall’avv. Iside Castagnola con il sostegno della presidente Corecom Lazio dott.ssa Maria Cristina Cafini. A rappresentare il Campidoglio la presidente del Consiglio Comunale Svetlana Celli, mentre per la categoria dei giornalisti è intervenuto Vittorio di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Il libro è una raccolta di storie di violenze subite da donne in vari contesti famigliari e sociali, e mette in luce il ritardo culturale delle istituzioni non tanto oggi nel legiferare, ma nel rendere quelle leggi patrimonio culturale dei funzionari, delle istituzioni pubbliche e della società tutta.
Gli intervenuti hanno affrontato la tematica della violenza sulle donne sotto gli aspetti sociali, giurisprudenziali, e psicologici cercando di comprendere quale lucida follia compare in coloro che commettono un femminicidio.
Certamente l’educazione famigliare ha grandi responsabilità, nel far comprendere ai figli maschi, ma il ragionamento vale per tutti i figli, la cultura del rispetto, sì, rispetto per l’unicità dell’essere umano, rispetto per la diversità di ogni essere umano. Il rispetto lo si deve dare e lo si deve ricevere perché esso esiste solo in una modalità reciproca.
Così come anche i media debbono proporre la narrazione di fatti di cronaca così violenti evitando di vittimizzare ancora una volta chi è già stata vittima di reato.
Il dibattito ha messo a fuoco un altro aspetto fondamentale che i sentimenti, possiamo definirli in nobili e non, appartengono all’essere umano e dunque non sono eliminabili: amore e odio, rabbia e serenità, invidia e frustrazione, egoismo e altruismo, questo per chiarire che siamo tutti portatori sani di questi sentimenti, la diversità sta nell’educazione, sia famigliare, culturale che sociale. Educare a gestire la rabbia, perché la rabbia non è eliminabile, educare a saper gestire sentimenti di odio per aver subito a torto o a ragione, una delusione, un affronto, un rifiuto, perché esso non è eliminabile, educare a saper gestire un’invidia perché qualcuno è stato più bravo di noi. Come fare? Credendo in sè, puntando sull’autostima, sapendo che siamo diversi e che possiamo farcela anche noi: se un nostro amico ce l’ha fatta, è un esempio di possibilità e non di impotenza, un rifiuto non è la fine del mondo anzi è un’opportunità per la comprensione dei nostri limiti. Dobbiamo maturare e far maturare la consapevolezza che siamo unici e abbiamo le nostre doti che dobbiamo solo saper ascoltare per farle emergere nella nostra vita.