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Attualità

Migranti: UE verso indicazioni restrittive per rimpatri

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Maroni incontra Minniti: “aprire un Cie, ora ‘Centro di permanenza per i rimpatri’, in ogni regione” è una “decisione che condivido, perche’ queste strutture non sono centri di accoglienza dove la gente esce o puo’ creare disagi”

Secondo alcune anticipazioni, relative a fonti della stessa Unione Europea, sono in arrivo da Bruxelles delle raccomandazioni agli Stati membri in materia di immigrazione con indicazioni più restrittive, in particolare per quanto concerne i rimpatri. Sono ad esempio 98.255 le ‘relocation’ previste da Italia e Grecia, che sono da completare entro settembre 2017.
Inoltre si aprirebbe la possibilità di procedure di infrazione ai Paesi che “non tengono il passo” sui ricollocamenti dei migranti. Nel contempo si parla anche di aumentare le risorse per favorire i ritorni volontari e tagliare le procedure burocratiche nazionali. Tra le misure e le indiscrezioni anticipate ci sarebbe anche quella di detenere i migranti destinati ai rimpatri.
Il Consiglio UE ha inoltre adottato il regolamento che facilita il meccanismo per la sospensione dell’esenzione dei visti. Nella nota del Consiglio UE “la liberalizzazione dei visti porta grandi vantaggi all’Ue e ai Paesi terzi. Allo stesso tempo però l’Unione deve poter rispondere con efficacia nei casi in cui le regole non vengono rispettate. La revisione del meccanismo di sospensione rende più facile contrastare gli abusi al sistema”, afferma il ministro maltese agli Affari interni Carmelo Abela (presidenza di turno).
La sospensione può essere attivata sia sulla base della notifica di uno Stato membro alla Commissione Ue, che su iniziativa indipendente di Bruxelles. Tra le motivazioni espresse c’è un calo nella cooperazione sulle riammissioni dei migranti, un aumento sostanziale della percentuale di rifiuti nelle richieste di riammissioni, incluse quelle di cittadini di Paesi terzi in transito, ed un aumento nel rischio all’ordine e alla sicurezza interna agli Stati membri. La nuova norma ora dovrà essere firmata da Parlamento e dal Consiglio europeo.
C’è stato di recente anche un incontro tra il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, e il ministro dell’Interno, Marco Minniti: “abbiamo parlato anche dell’intenzione del Governo – riferisce Maroni – di aprire un Cie, che ora si chiama ‘Centro di permanenza per i rimpatri’, in ogni regione. Io condivido questa decisione, perche’ queste strutture non sono centri di accoglienza dove la gente esce o puo’ creare disagi al territorio, ma sono posti dove gli irregolari vengono identificati e rimpatriati. E’ giusto, e’ quello che serve”.
“Il ministro mi ha detto che vuole aspettare la conversione del decreto – aggiunge Maroni -, perche’, come sapete, c’e’ una parte consistente della sua maggioranza che critica i Cpr e le misure per contrastare l’immigrazione clandestina. Pero’ il decreto c’e’ ed e’ gia’ legge. Sara’ convertito e, una volta approvato dal Senato, si procedera’”.
“La legge dice che e’ una decisione del Ministero, sentiti i presidenti delle Regioni – rileva Maroni -, io ho dato la mia disponibilita’ a concordare un luogo. La mia critica riguarda il fatto che un centro di 100 persone e’ troppo poco, perche’ in Lombardia sono 20.000 gli immigrati clandestini, ma ‘piuttosto che niente e’ meglio piuttosto’. Sara’ un centro chiuso, questo e’ importante, quindi massima sicurezza”.
Via libera anche dal Consiglio Europeo alla liberalizzazione dei visti con la Georgia. I cittadini di questo Paese potranno entrare nello spazio Schengen senza bisogno di visto per soggiorni di breve periodo, massimo 90 giorni per motivi familiari, di turismo o affari ma non per lavoro continuativo.
La plenaria del Parlamento europeo aveva dato il suo voto favorevole lo scorso 2 febbraio. Ora le dueistituzioni devono firmare il nuovo regolamento, che entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Nel contempo è sempre più concreto in Italia il rischio terrorismo secondo la recente relazione dei nostri servizi segreti al Parlamento. Si evidenzia come l’ondata incessante di migranti potrebbe ‘stressare’ le comunità locali e quindi il rischio di possibili derive radicali dovute al risentimento di fronte ad aspettative tradite.
Intanto Budapest, e cioè l’Ungheria, rafforza il muro antiprofughi, costruito lungo il confine con la Serbia, installando una seconda barriera “intelligente”, dotata di sensori e telecamere.

Fonte: Regioni.it

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