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Migranti, agenti di cambi culturali- Migrants, agents of cultural changes

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Tempo di lettura: 9 minuti
di emigrazione e di matrimoni

Migranti, agenti di cambi culturali

Si parla molto di “scontri tra culture”, ma molto spesso questi scontri non sono tra paesi e paesi, o tra filosofie/religioni contro filosofie/religione, ma nei semplici incontri di immigrati con i loro nuovi concittadini. Infatti, in moltissimi modi i migranti, in tutte le loro forme, comprese le guerre, sono gli agenti di cambi culturali più importanti della Storia.

Allora, iniziamo a capire che le culture crescono secondo le circostanze di ogni genere dalla religione fino alle condizioni climatiche di ciascun paese, come vedremo con un esempio dall’Asia.

Uno degli episodi più noti della vita del condottiero Vlad Tepes, sopranominato Dracul, cioè, il drago, l’ispirazione del vampiro Dracula del romanzo omonimo di Bram Stoker, coinvolge la visita di tre ambasciatori alla corte del Principe di Valacchia in quel che ora è la Romania.

Gli ambasciatori turchi non rimossero i loro cappelli quando si sedettero davanti il Principe che, offeso dalla mancanza di rispetto paragonato all’usanza della corte, chiese a loro il motivo per cui tenevano i cappelli sulle teste; loro risposero che era usanza del loro paese e come risposta Tepes fece inchiodare i cappelli sulle loro teste e inviare i loro corpi al Sultano come avviso.

Certo, questo è un caso estremo di scontri culturali, ma fa capire benissimo come anche un piccolo dettaglio può creare difficoltà nei rapporti tra persone da culture diverse.

L’Asia ci fornisce un esempio divertente di come il clima, o più precisamente le grandi raccolte, ha creato una differenza di atteggiamento verso un animale che si trova in tutto il mondo.

In Europa il ratto è visto con orrore per via della Grande Peste che fu causata da ratti arrivati dall’estero su navi. Nei secoli da allora il ratto è considerato come fonte di malattie e anche di personaggi orribili in libri e film.

Invece, in Cina e Giappone statue e altri oggetti con ratti come soggetti sono regalati come augurio di prosperità, ed il motivo è semplice. I ratti sono visti solo quando i depositi di riso e altri cibi sono pieni dopo stagioni prosperose, e senza il legame “malattia-ratti” degli europei.

E non abbiamo dubbi che nel corso degli anni gli europei hanno reagito con orrore quando si sono resi conto dell’oggetto che gli era stato regalato.

E ci vuole poco per capire che una fonte di queste differenze è la religione, ma quante persone in Italia sanno che i nostri emigrati hanno avuto problemi, non tanto con protestanti, o altre religioni, ma con sacerdoti irlandesi che avevano poca pazienza per le tradizioni italiane legate alla Madonna e i Santi Patroni legati a tutte le città italiane.

Difatti, negli anni ’60 ad Adelaide in Australia, un parroco irlandese rifiutò per anni di permettere ai parrocchiani italiani di fare celebrare la messa in italiano, malgrado le direttive del Consiglio Vaticano II di fare celebrare la messa nelle lingue dei fedeli invece che in latino…

Purtroppo, molti utilizzano proprio la religione come motivo per non integrare i nuovi arrivati, ma pochi si rendono conto che molte delle loro proteste sono ingiuste perché le usanze che criticano non sono legate alla religione, ma ad usanze culturali dei paesi di origine.

Un esempio è la mutilazione genitale delle ragazze che molti pensano sia legata all’Islam, però la grande maggioranza di questi casi proviene da famiglie africane e non tutte le famiglie sono musulmane.

E un altro esempio da due altri paesi per indicare come le usanze siano culturali e non strettamente religiose.

Fino al 1948 il sub-continente indiano era una colonia britannica. Dopo la spartizione della colonia in India e Pakistan (che nel 1971 si divise in due paesi Pakistan e Bangladesh), nei tre paesi, non importa se indù, musulmane, sikh, o di altre religioni, le famiglie continuarono a organizzare i matrimoni dei figli, molto spesso sin dalla loro nascita.

Questi matrimoni organizzati sono diventati casi controversi in vari paesi, e il caso di Saman Abbas a Reggio Emilia fa vedere come alcune famiglie non hanno abbandonato queste usanze e “puniscono” le figlie per qualsiasi comportamento considerato “scorretto”.

Però, basta vedere film indiani (e non solo Bollywood) e pakistani per capire che queste tradizioni creano problemi anche al loro interno e non solo tra le famiglie sparse nel mondo…

Ora, questi paesi hanno cominciato ad abolire anche loro queste tradizioni, ma, come tutte le tradizioni antiche, sono difficili da modificare nel breve termine, particolarmente nelle zone più povere e arretrate. E questo vale anche per il sistema indù di caste che purtroppo alcuni loro emigrati hanno portato e praticano all’estero e che sono il soggetto di film e fiction indiani.

Bisogna dire che negli Stati Uniti, le autorità hanno cominciato ad approvare leggi abolendo la discriminazione di caste nel paese.

E questo NON vuol dire che dobbiamo accettare ciecamente queste tradizioni antiche anche nel paese nuovo, compresa l’Italia. Ma dobbiamo prevedere casi del genere, partendo dalle scuole.

Dire che gli immigrati devono dimenticare tutte le loro tradizioni una volta arrivati nel nuovo paese è altrettanto sbagliato e le nostre comunità in giro per il mondo ne sono la prova.

Gli immigrati portano anche idee nuove, e non solo la cucina come gli stereotipi cercano di imporre sugli immigrati in ogni paese del mondo.

Se l’Australia, gli Stati Uniti e il Cile sono diventati grandi esportatori di vini pregiati è grazie agli immigrati, che hanno introdotto vitigni nuovi e poi hanno insegnato agli autoctoni ad apprezzare i nuovi prodotti.

Architetti di origini italiane hanno utilizzato i loro talenti e anche il nostro Patrimonio Culturale come ispirazione per palazzi importanti. Artigiani italiani in tutto il mondo hanno creato facciate di edifici, palazzi e persino i Parlamenti in molti luoghi, affreschi ecc., che i locali non hanno potuto fare.

E se veramente vogliamo integrare nuovi immigrati, non dobbiamo parlare di loro solo quando qualcuno sbaglia, ma dobbiamo parlare di loro soprattutto quando danno un contributo importante al nostro paese, e non solo sportivo come troppi fanno.

Se vogliamo evitare scontri culturali in Italia e ogni paese con comunità immigrate, dobbiamo cominciare dal non giudicare persone secondo il colore della pelle, le loro origini, oppure l’accento con cui parlano, ma giudicarli secondo le loro azioni.

E questo deve iniziare particolarmente tra gli esponenti di due categorie specifiche della nostra società, la politica e la stampa, che dovrebbero dare esempi positivi da seguire invece di concentrarsi su quella piccola parte di ogni comunità, compresi noi italiani, che non vuole seguire le regole che governano il buon funzionamento di qualsiasi paese…

Migrants, agents of cultural changes

A lot is said about “clashes of cultures”, but often these clashes are not between countries, or between philosophies/religions against philosophies/religions, but in simple meetings with their new neighbours. Indeed, in many ways migrants, in all their forms, including wars, are the most important agents of cultural change in history.

So, let us start with understanding that cultures grow according to circumstances of every kind, up to the climatic conditions of every country, as we will see with an example from Asia.

One of the most notorious episodes of the life of the warrior Vlad Tepes, called Dracul (the Dragon), the inspiration of the vampire Dracula of the novel of the same name by Bram Stoker, involves the visit of three ambassadors to the court of the Prince of Walachia in what is now Romania.

At the introduction the Turkish ambassadors did not remove their hats when they sat down in front of the Prince who, offended by the lack of respect compared to the court’s customs, asked them why they kept their hats on their heads. They replied that it was not their country’s custom and in reply Tepes had the hats nailed to their heads and sent their bodies to the Sultan as a warning,

Of course, this is an extreme case of cultural clashes, but it lets us understand very well how even small details create problems in relations between people from different cultures.

Asia provides us with an entertaining example of how the climate, or more precisely large harvests, has created a difference in the attitude towards an animal found throughout the world.

In Europe the rat is seen with horror due to the Black Death which was caused by the arrival of rats from overseas on ships. Over the centuries since then the rat has been regarded as a source of disease and even horrible characters in books and films.

Instead, in China and Japan statues and other objects with rats as subjects are given as good omens of prosperity, and the reason is simple. Rats are seen only when the warehouses of rice and other foods are full after bumper harvests and without the “rats-disease” connection of the Europeans.

And we have no doubt that over the years Europeans have reacted with horror when they realized the object they had been given.

In addition, it does not take much to understand that a source of these cultural differences is religion, but how many people in Italy know that our migrants had problems, not so much with Protestants and other religions, but with Catholic Irish parish priests who had little patience for the Italian traditions connected to the Madonnas and Patron Saints of all the cities in Italy?

In fact, in the ‘60s in Adelaide, Australia, an Irish parish priest refused for years to allow the Italian parishioners to celebrate Mass in Italian, despite the direction of The Second Vatican Council to celebrate Mass in the languages of the faithful instead of in Latin…

Unfortunately, many people use precisely religion as a reason not being able to integrate the new arrivals, but few realize that many of their protests are unjust because the customs they criticize are not connected to religion, but to the cultural customs of the countries of origin and not the religion itself.

One example is female genital mutilation of girls which many think is connected to Islam, but the vast majority of these cases come from African families and not all the families are Moslem.

And another example comes from two countries to indicate how customs are cultural and not strictly religious.

Until 1948 the Indian sub-continent was a British colony. After the division of the colony into India and Pakistan (which in 1971 became Pakistan and Bangladesh). In all three countries, no matter if Hindu, Moslem, Sikh, or other religions, the families continue to arrange marriages for the children, often even at their birth.

These arranged marriages have become controversial in a number of countries, and the case of Saman Abbas in Reggio Emilia here in Italy shows how some families have not abandoned these customs and they “punish” the daughters for any “improper” behaviour by them.

However, we only need to watch Indian films (and not just Bollywood) to understand that these traditions create problems even in these countries and not only amongst the families scattered around the world.

These countries have now begun to abolish even these traditions but, like all ancient customs, they are hard to change in the short term, particularly in the poorest more backward areas. And this also applies to the Hindu system of castes which, unfortunately, some of their migrants have taken and practice abroad and they have become subjects of Indian films and TV series.

It must be said that authorities in the USA have passed laws abolishing caste discrimination in that country.

And this does NOT mean that we must blindly accept these ancient traditions even in the new country, including Italy. But we must foresee cases such as these, starting at school.

Saying that migrants must forget all their traditions once arrived in the new country is just as wrong and our communities around the world are proof of this.

Immigrants also bring new ideas and not only the cuisines which the stereotypes try to impose on migrants in every country in the world.

If Australia, the United Stated and Chile have become major exporters of fine wines it is thanks to the immigrants who introduced new grape varieties and then taught the natives to appreciate the new products.

Architects of Italian origin have used their talents, and also their Cultural Heritage, as inspiration for important buildings. Italian craftsmen have created facades to building, and even Parliaments with frescoes, etc, that the local artists could not do.

And if we really want to integrate new migrants, we must not talk about them only when someone does something wrong, but we must talk about them above all when they make an important contribution to our country, and not only in sport as too many do.

If we want to avoid cultural clashes in Italy and every country with immigrant communities, we must stop judging people according to the colour of their skin, their origins, or the accents with which they talk, but judge them according to their actions.

And this must start particularly amongst the exponents of two specific categories in our society, politics and the Press, which should give positive examples to follow instead of focussing on the small part of each community, including we Italians, who do not want to follow the rules which govern the proper functioning of any country…

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