Attualità
L’economia dello spazio
L’Italia è tra i primi 10 Paesi nel mondo, per capacità tecnologica, esperienza, diversificazione e potenziale industriale, infatti è una delle pochissime nazioni a disporre di una filiera di prodotto completa nel settore spaziale (dai satelliti al software, vi sono coinvolte circa 250 aziende che danno impiego a quasi 7.000 persone).
di Alexander Virgili
Ѐ passato forse inosservato al vasto pubblico il bando che, quest’anno, Regione Lazio, ESA (Agenzia Spaziale Europea) e ASI (Agenzia Spaziale Italiana) hanno promosso per l’avvio di imprese (startup) che intendano applicare conoscenze e tecnologie di derivazione spaziale in altri settori di attività. Invece esso è la conferma di buona salute di uno dei settori economici italiani di rilievo internazionale, quello spaziale.
Il mercato e l’economia collegati allo spazio non solo sono in rapida espansione ma sostengono attività ad alta tecnologia per le quali la concorrenza internazionale è ancora limitata. Secondo i dati dell’Osservatorio di Space Economy del Politecnico di Milano, circa il 70% del mercato spaziale è riconducibile all’industria satellitare, alimentata dal settore delle telecomunicazioni ma anche da quello militare e commerciale.
L’Italia è nel gruppo dei primi 10 Paesi nel mondo, per capacità tecnologica, esperienza, diversificazione e potenziale industriale, infatti è una delle pochissime nazioni a disporre di una filiera di prodotto completa nel settore spaziale (dai satelliti al software, vi sono coinvolte circa 250 aziende che danno impiego a quasi 7.000 persone).
Questo settore è pure centrale per la diffusione della digitalizzazione, poiché crea le infrastrutture necessarie per l’innovazione digitale e aiuta a ridurre il divario digitale tra Paesi attraverso lo sviluppo di Internet via satellite, quindi offre anche buone possibilità di esportazione. Probabilmente non costituisce ancora la quinta rivoluzione industriale, come alcuni la hanno denominata, visto che la quarta rivoluzione industriale caratterizzata da Intelligenza Artificiale, nanotecnologie ed applicazioni dell’ingegneria genetica ancora non ha dispiegato tutto il suo potenziale, ma potrebbe esserne sicuramente parte di rilievo.
Diversamente da quanto accade in molti altri settori, l’Italia dispone di un piano governativo in materia, varato nel 2016, denominato “Piano strategico Space Economy”, una iniziativa promossa nel 2014 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per la definizione della politica nazionale nel settore spaziale. Fortunatamente non compromesso dalle usuali frantumazioni regionalistiche, nel Piano si definiscono l’importanza strategica del settore per l’Italia, il coordinamento degli investimenti, la tutela degli interessi nazionali in materia (come accade negli altri Paesi) ed adeguati finanziamenti in ricerca e sviluppo. Un positivo esempio che dovrebbe riguardare anche altri settori economici italiani.
L’economia dello spazio (Space Economy) è una catena del valore piuttosto ampia, che include ricerca, sviluppo, infrastrutture, materiali e servizi innovativi, e viene abitualmente descritta articolandola in due rami: un primo ramo detto upstream, che comprende le infrastrutture spaziali e in cui sono realizzati materiali e strumenti utili alle operazioni nello spazio; e un secondo ramo detto downstream, che fa riferimento alle applicazioni basate su infrastrutture spaziali e dove fondamentali sono le applicazioni dei big data (monitoraggi, previsioni, ecc.). L’Italia è molto attiva anche in ambito internazionale, è il terzo maggior finanziatore della ESA – Agenzia Spaziale Europea, mentre l’ASI – Agenzia Spaziale Italiana ha attive numerose collaborazioni nel mondo, dal Giappone all’Australia, al Brasile e ha stretto rapporti di cooperazione tecnologica e scientifica con diversi altri Paesi.
Un ulteriore elemento positivo è la realizzazione dello spazioporto di Grottaglie (Puglia) che sarà l’unico spazioporto europeo in grado di consentire l’atterraggio e il decollo degli aerei per voli suborbitali (quei voli che possono mettere in orbita satelliti a costi molto inferiori rispetto ai lanci missilistici), esso sarà probabilmente anche l’unico del bacino mediterraneo. Proprio nello scorso agosto è stato pubblicato un bando per la realizzazione di ulteriori lavori di completamento ed ammodernamento all’aeroporto-spazioporto di Grottaglie.
Quindi, non solo ricerca, produzione e collaborazioni scientifiche internazionali ma anche investimenti con finalità commerciali e di supporto per le nuove frontiere tecnologiche. L’aggancio alle prospettive di sviluppo dei voli suborbitali, quelli cui sono destinati gli spazioporti, e che si stima avranno una espansione considerevole nei prossimi anni, risulta potenzialmente molto valida essendo una infrastruttura importante sia dal punto di vista commerciale che militare e delle telecomunicazioni.
L’Italia si è anche dotata di un regolamento per realizzare e gestire uno spazioporto sul proprio territorio nazionale arricchendo l’offerta infrastrutturale nazionale, nell’ottica di una strategia di sviluppo dell’intero sistema aerospaziale. L’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha pubblicato sul suo sito il Piano Strategico Nazionale “Advanced Air Mobility” – AAM (2021-2030) per la realizzazione di un ecosistema italiano per sostenere la Mobilità Aerea Avanzata. L’Advanced Air Mobility include le operazioni di trasporto di merci e persone e l’effettuazione di servizi in ambito urbano (Urban Air Mobility – UAM) e in ambito intra-urbano mediante l’utilizzo di sistemi aerei sia con pilota a bordo (manned) sia senza pilota (unmanned) con diversificati livelli di autonomia, ed anche i voli suborbitali con la prima sperimentazione italiana, a Grottaglie, dal 2023. Il coordinamento del settore dal trasporto aereo con quello aerospaziale, dagli ultraleggeri ai mezzi per i voli suborbitali, con una sinergia di pubblico e privato è certamente una strategia vincente, che si spera sia perseguita con continuità. Non ultimo, il settore militare, che durante la Guerra Fredda trainò il settore aerospaziale e che si appresta a grosse trasformazioni tecnologiche, tattiche ed organizzative per le quali il supporto spaziale sarà determinante.
Il controllo, o almeno una adeguata presenza nello spazio, sarà fondamentale per gestire la sicurezza dei territori e per disporre di capacità di risposta od intervento competitive, flessibili ed efficaci. Un problema derivato da tali intense attività è quello dei detriti spaziali (ovvero rottami e spazzatura), cioè la presenza sempre più fitta di residui, frammenti, satelliti disattivati, ecc. che stanno accumulandosi in orbite attorno alla terra e che possono accidentalmente danneggiare quanto viene lanciato, inclusi i satelliti per telecomunicazioni. Ma questo è uno dei quei problemi che potranno essere affrontati solo attraverso una cooperazione internazionale di pulizia ed eliminazione di tali scorie che accrescono per tutti i Paesi i rischi di incidenti.