Arte & Cultura
La Festa di Halloween nata nella notte dei tempi

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L’origine del nome Halloween deriva dalla contrazione di “All Hallowes Eve”, ovvero la notte di Ognissanti
Di Francesca Rossetti
Da sempre la sera del 31 ottobre, vigilia della festa di Ognissanti del 1 novembre ed antivigilia di quella dei Defunti del 2, si festeggia secondo la tradizione americana di Halloween, in cui grandi e bambini si travestono da fate, gnomi, maghi e streghe ed attorno alle zucche illuminate attendono la mezzanotte bussando alle porte con la classica frase di rito “Dolcetto o scherzetto?”: vediamo più da vicino origini e significato di questa festa che accomuna tutti in tutte le parti del mondo.
L’origine del nome, Halloween, deriva dalla contrazione di “All Hallowes Eve”, ovvero la notte di Ognissanti, che venne abbreviato in Halloew’Even, poi in Halloe-e’en ed infine in Halloween.
La sua celebrazione tuttavia ha origini ancora più antiche e pone le sue radici nella civiltà celtica, più precisamente nel periodo pre-cristiano, nella fattispecie nella festività celtica di Samhain. Secondo il Calendario Celtico in uso 2000 anni fa fra i popoli che occupano l’Inghilterra, l’Irlanda e la Francia del Nord, il 1° Novembre rappresentava l’inizio del nuovo anno, una sorta di Capodanno.
Per le popolazione del tempo la festa di Halloween celebrava il definitivo passaggio alle metà oscura dell’anno, che per i Celti significava lasciarsi alle spalle la stagione della luce.
E’ per questo che i tipici colori della festa sono il nero e l’arancio, che rappresentano il primo il buio dell’inverno che arriva e l’altro il colore dell’estete che sta per svanire.
Si credeva inoltre che il periodo a cavallo con la festa di Halloween fosse un tempo sacro, durante il quale incontri soprannaturali e prodigi potevano verificarsi con più facilità. I Celti credevano infatti che Samhai, il Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. I Celti infatti credevano che i morti risiedessero in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir Nan Oge e ritenevano che a volte i morti potessero soggiornare assieme al Popolo delle Fate nelle collinette di cui il territorio scozzese ed irlandese è contornato.
Si pensava, inoltre, che in questa notte le persone defunte tornassero sulla Terra in cerca di nuovi corpi da possedere per l’anno nuovo in arrivo. Ecco così che in molti villaggi veniva spento ogni focolare, anche il Fuoco Sacro sull’altare, che veniva riacceso la mattina successiva. Secondo la tradizione i Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un’oscura foresta di querce (albero considerato scaro) per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali. Danzando e cantando intorno al focolare fino al mattino, si sanciva il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico.
L’usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween nasce appunto dai Celti, che dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 Ottobre festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui erano poste le braci del Fuoco Sacro, e dalle cipolle si è passati alle zucche dei tempi moderni.
Per i Celti non esistevano demoni e spiriti negativi bensì le Fate che appunto nella notte di Samhai erano solite fare “scherzetti”. Tuttavia il detto “dolcetto o scherzetto” non ha le sue radici in esse ma risale al periodo tardo-medioevale. Si pensa infatti che i primi cristiani in cammino da un villaggio all’altro, elemosinavano per un pezzo di “dolce dell’anima”, che altro non era se non un pezzo di pane. Più “dolci dell’anima” una persona riceveva, più preghiere questa persona prometteva di recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. Infatti a quei tempi si credeva che i defunti potessero giungere al Paradiso non solo attraverso la preghiera dei propri cari, ma anche degli sconosciuti.
Tuttavia non erano solo i Celti a festeggiare questa data. Anche i Romani nell’intorno del 1° Novembre onoravano Pomona, la dea dei frutti e dei giardini. Durante questa festività venivano offerti frutti alla divinità per propiziare la fertilità futura. In altre parti del Vecchio Continente, ove si privilegiava la cultura pagana, il 31 Ottobre si celebrava la festa del Black Sabbath.
Una tradizione dunque ben radicata nelle popolazioni dell’Europa tant’è che nemmeno l’avvento della chiesa cattolica riuscì a sradicare completamente. Infatti nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° Novembre, pensando così di dare un nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l’influenza del culto di Samhain non fu sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, una nuova festa: il 2 Novembre, il Giorno dei Morti in memoria delle anime degli scomparsi che venivano festeggiati dai loro cari, che mascherandosi da santi, angeli e diavoli accendevano del falò. L’antico rito celtico del Fuoco Sacro sopravvive ancora in Inghilterra, dove il 5 Novembre si festeggia il Guy Fawkes Day.